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venerdì 3 agosto 2018

«Portate questo nel cuore: gli idoli ci rubano l’amore e per amare davvero bisogna essere liberi da ogni idolo.» Papa Francesco Udienza Generale 01/08/2018 (Foto, testo e video)


UDIENZA GENERALE
Aula Paolo VI
Mercoledì, 1° agosto 2018

Il Papa ha fatto il suo ingresso, puntuale, alle 9.30 in Aula Paolo VI per la prima udienza generale dopo la pausa estiva di luglio. Accolto da un’ovazione dei 7mila fedeli presenti, Francesco è stato amabilmente strattonato dai due lati delle transenne soprattutto dai giovani, che gli hanno consegnato lettere e bigliettini e lo hanno “incoronato” mettendogli al collo una sciarpa gialla. Neanche i più piccoli, come sempre protagonisti dell’appuntamento del mercoledì, hanno lesinato doni per l’illustre padrone di casa: una bimba ricciolina gli ha consegnato un bouquet di fiori, che il Papa ha accettato di buon grado con un sorriso. Non è mancata una sosta per sorseggiare il mate, la bevanda tipica argentina, come i colori bianco e azzurro della bandiera sventolata da un gruppo di suoi connazionali. Tra i presenti oggi all’udienza, anche un gruppo di pazienti psichiatrici ospiti della Cooperativa Auxilium. Prima di arrivare in Aula Paolo VI, il Papa ha ricevuto nell’auletta antistante una trentina di partecipanti all’incontro “European jesuits in formation”, suoi confratelli del vecchio continente.









 

Guarda il video del saluto ai fedeli

Catechesi sui Comandamenti. 4. «Non avrai altri dei di fronte a me»

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Abbiamo ascoltato il primo comandamento del Decalogo: «Non avrai altri dei di fronte a me» (Es 20,3). E’ bene soffermarsi sul tema dell’idolatria, che è di grande portata e attualità.

Il comando vieta di fare idoli[1] o immagini[2] di ogni tipo di realtà:[3] tutto, infatti, può essere usato come idolo. Stiamo parlando di una tendenza umana, che non risparmia né credenti né atei. Per esempio, noi cristiani possiamo chiederci: quale è veramente il mio Dio? E’ l’Amore Uno e Trino oppure è la mia immagine, il mio successo personale, magari all’interno della Chiesa? «L’idolatria non concerne soltanto i falsi culti del paganesimo. Rimane una costante tentazione della fede. Consiste nel divinizzare ciò che non è Dio» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2113).

Che cos’è un “dio” sul piano esistenziale? È ciò che sta al centro della propria vita e da cui dipende quello che si fa e si pensa.[4] Si può crescere in una famiglia nominalmente cristiana ma centrata, in realtà, su punti di riferimento estranei al Vangelo.[5] L’essere umano non vive senza centrarsi su qualcosa. Allora ecco che il mondo offre il “supermarket” degli idoli, che possono essere oggetti, immagini, idee, ruoli. Per esempio, anche la preghiera. Noi dobbiamo pregare Dio, il nostro Padre. Ricordo una volta che ero andato in una parrocchia nella diocesi di Buenos Aires per celebrare una Messa e poi dovevo fare le cresime in un’altra parrocchia a distanza di un kilometro. Sono andato, camminando, e ho attraversato un parco, bello. Ma in quel parco c’erano più di 50 tavolini ciascuno con due sedie e la gente seduta una davanti all’altra. Che cosa si faceva? I tarocchi. Andavano lì “a pregare” l’idolo. Invece di pregare Dio che è provvidenza del futuro, andavano lì perché leggevano le carte per vedere il futuro. Questa è una idolatria dei nostri tempi. Io vi domando: quanti di voi siete andati a farvi Leggere le carte per vedere il futuro? Quanti di voi, per esempio, siete andati a farvi leggere le mani per vedere il futuro, invece di pregare Il Signore? Questa è la differenza: il Signore è vivo; gli altri sono idoli, idolatrie che non servono.

Come si sviluppa un’idolatria? Il comandamento descrive delle fasi: «Non ti farai idolo né immagine […]. / Non ti prostrerai davanti a loro / e non li servirai» (Es 20,4-5).

La parola “idolo” in greco deriva dal verbo “vedere”.[6] Un idolo è una “visione” che tende a diventare una fissazione, un’ossessione. L’idolo è in realtà una proiezione di se stessi negli oggetti o nei progetti. Di questa dinamica si serve, ad esempio, la pubblicità: non vedo l’oggetto in sé ma percepisco quell’automobile, quello smartphone, quel ruolo – o altre cose – come un mezzo per realizzarmi e rispondere ai miei bisogni essenziali. E lo cerco, parlo di quello, penso a quello; l’idea di possedere quell’oggetto o realizzare quel progetto, raggiungere quella posizione, sembra una via meravigliosa per la felicità, una torre per raggiungere il cielo (cfr Gen 11,1-9), e tutto diventa funzionale a quella meta.

Allora si entra nella seconda fase: «Non ti prostrerai davanti a loro». Gli idoli esigono un culto, dei rituali; ad essi ci si prostra e si sacrifica tutto. In antichità si facevano sacrifici umani agli idoli, ma anche oggi: per la carriera si sacrificano i figli, trascurandoli o semplicemente non generandoli; la bellezza chiede sacrifici umani. Quante ore davanti allo specchio! Certe persone, certe donne quanto spendono per truccarsi?! Anche questa è un’idolatria. Non è cattivo truccarsi; ma in modo normale, non per diventare una dea. La bellezza chiede sacrifici umani. La fama chiede l’immolazione di se stessi, della propria innocenza e autenticità. Gli idoli chiedono sangue. Il denaro ruba la vita e il piacere porta alla solitudine. Le strutture economiche sacrificano vite umane per utili maggiori. Pensiamo a tanta gente senza lavoro. Perché? Perché a volte capita che gli imprenditori di quell’impresa, di quella ditta, hanno deciso di congedare gente, per guadagnare più soldi. L’idolo dei soldi. Si vive nell’ipocrisia, facendo e dicendo quel che gli altri si aspettano, perché il dio della propria affermazione lo impone. E si rovinano vite, si distruggono famiglie e si abbandonano giovani in mano a modelli distruttivi, pur di aumentare il profitto. Anche la droga è un idolo. Quanti giovani rovinano la salute, persino la vita, adorando quest’idolo della droga.

Qui arriva il terzo e più tragico stadio: «…e non li servirai», dice. Gli idoli schiavizzano. Promettono felicità ma non la danno; e ci si ritrova a vivere per quella cosa o per quella visione, presi in un vortice auto-distruttivo, in attesa di un risultato che non arriva mai.

Cari fratelli e sorelle, gli idoli promettono vita, ma in realtà la tolgono. Il Dio vero non chiede la vita ma la dona, la regala. Il Dio vero non offre una proiezione del nostro successo, ma insegna ad amare. Il Dio vero non chiede figli, ma dona suo Figlio per noi. Gli idoli proiettano ipotesi future e fanno disprezzare il presente; il Dio vero insegna a vivere nella realtà di ogni giorno, nel concreto, non con illusioni sul futuro: oggi e domani e dopodomani camminando verso il futuro. La concretezza del Dio vero contro la liquidità degli idoli. Io vi invito a pensare oggi: quanti idoli ho o qual è il mio idolo preferito? Perché riconoscere le proprie idolatrie è un inizio di grazia, e mette sulla strada dell’amore. Infatti, l’amore è incompatibile con l’idolatria: se un qualcosa diventa assoluto e intoccabile, allora è più importante di un coniuge, di un figlio, o di un’amicizia. L’attaccamento a un oggetto o a un’idea rende ciechi all’amore. E così per andare dietro agli idoli, a un idolo, possiamo persino rinnegare il padre, la madre, i figli, la moglie, lo sposo, la famiglia … le cose più care. L’attaccamento a un oggetto o a un’idea rende ciechi all’amore. Portate questo nel cuore: gli idoli ci rubano l’amore, gli idoli ci rendono ciechi all’amore e per amare davvero bisogna essere liberi da ogni idolo.

Qual è il mio idolo? Toglilo e buttalo dalla finestra!

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Saluti:
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Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare alle Figlie di Nostra Signora della Pietà, che celebrano il Capitolo generale, e alle Figlie di Nazareth nel 125° anniversario di fondazione. Care sorelle vi assicuro il mio orante ricordo affinché possiate rinnovare quotidianamente la dimensione oblativa della vostra vita nell’esercizio fedele delle virtù evangeliche. Saluto la cooperativa Auxilium, che assiste i minori con problematiche psichiche, e incoraggio a proseguire questo importante servizio alla società.

Saluto, infine, i giovani, gli anziani, i malati e gli sposi novelli. Oggi ricorre la memoria liturgica di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, zelante pastore che ha conquistato i cuori della gente con mitezza e tenerezza, frutti del rapporto con Dio, che è bontà infinità. Il suo esempio vi aiuti a vivere con gioia la vostra fede nelle semplici azioni di ogni giorno. Grazie.

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