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lunedì 29 gennaio 2018

Italiani razzisti? Tristi storie dei nostri giorni spesso sottovalutate di "ordinario razzismo"

Dei 55 italiani su cento che, rispondendo a un sondaggio di Swg (15 novembre 2017), hanno giustificato il razzismo, la gran parte probabilmente escluderebbe di essere razzista. La domanda era diretta: «Determinate forme di razzismo e discriminazione possono essere giustificate?». Per il 45 per cento è «no mai». Per il 29 «dipende dalle situazioni». Per il 16 «solo in pochi specifici casi». Per il 7 «nella maggior parte dei casi». Per il 3 «sempre». Se la domanda fosse stata «lei è razzista?» è presumibile che avrebbe risposto sì il 3 per cento per cui il razzismo è giustificabile sempre, e forse alcuni del 7 per cento per cui è accettabile nella maggior parte dei casi. Il razzismo è una malattia insidiosa, dà sintomi vaghi, talvolta deboli o indecifrabili: non si prende il razzismo come un’influenza, dall’oggi al domani.
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Il linguaggio della politica 
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La violenza quotidiana
Un’inchiesta dell’associazione Lunaria, presentata a Montecitorio lo scorso ottobre, ha registrato 1483 casi «di violenza razzista e discriminazione» tra il primo gennaio 2015 e il 31 maggio 2017. Da gennaio 2007 ad aprile 2009, la stessa Lunaria ne aveva registrati 319. Di questi 1483 casi, 1197 vanno alla voce violenza verbale, e non bisogna per questo pensare che siano meno gravi 
... Sono episodi pescati alla rinfusa fra centinaia. Se ne sono citati due consumati fra bambini o ragazzini per rendere l’idea dell’aria che tira.
Le istituzioni contagiate 
L’aspetto più stupefacente del lavoro di Lunaria è che il maggior numero dei casi (615) ha per protagonisti «attori istituzionali». Hanno spesso a che fare coi sindaci e le loro ordinanze teoricamente a tutela dell’ordine pubblico. ... Poi, naturalmente, ci sono anche le violenze fisiche: 84. ... 
L’intolleranza via social 
Fin qui si tratta di fatti di cronaca, ma poi c’è una frenetica attività di razzismo quotidiano. L’associazione Vox, in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano e La Sapienza di Roma, ha monitorato il social Twitter nel periodo che va dall’agosto 2015 al febbraio 2016, e ha trovato 412 mila tweet misogini, razzisti o omofobi. ... 
Cresce l’antisemitismo
E qui arriviamo all’ultimo studio, proposto dalla Anti Defamation League - Osservatorio antisemitismo Italia. ... Anche qui si potrebbe andare avanti per pagine ...
Per sottolineare l’ovvio: nelle società dove il razzismo cresce, chi lo subisce spesso poi lo alimenta, in un clima facilone, crudele ed epidemico in cui tutti hanno conquistato il diritto alla spudoratezza.

... La donna si era presentata nell'ambulatorio della guardia medica di Cantù, nel Comasco, domenica sera per un controllo medico. Entrata nello studio si era trovata davanti in camice bianco il medico di guardia, originario del Camerun: la donna, colta di sorpresa, non è riuscita a nascondere il suo disprezzo per il colore della pelle del professionista che aveva di fronte. Ha preso la porta e ha fatto per andarsene, non senza farsi scappare quelle parole taglienti, pesanti e razziste: «Io non mi farò mai toccare da un medico negro». 
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... Il post appare su Facebook sabato scorso. Musah Awudu, 37 anni, ha avuto un banale incidente domestico ed è al pronto soccorso dell'Ospedale civile per farsi medicare. "L'infermiera di turno non si sta preoccupando della mia salute, è molto infastidita dalla mia presenza, quindi mi chiede perché sono venuto in italia. Io: "Chiedimi del mio problema, per favore". Lei: "No no, questo è il mio paese e se non ti piace torna in Africa". Awudu osserva: "E comunque ha la croce e il quadro di padre Pio appesi dapertutto, glielo faccio notare, sfidando la sua fede e la sua professionalità. Si infastidisce ancora di più: "Viva Salvini, viva l'Italia", esclama. Io sono ancora in fila per vedere il medico".
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C’è poco da fare. Oramai siamo in piena campagna elettorale, e i toni sono già andati ben oltre la soglia della normalità e della “civiltà”. Soltanto qualche giorno fa, le dichiarazioni di Attilio Fontana sulla “razza bianca” sollevavano dichiarazioni indignate da parte degli avversari politici. Ma non sono solo le parole ed i discorsi ad istigare al razzismo. Dai “manifesti” virtuali sulla “razza” e sull’orgoglio etnico”, si passa ai manifesti reali. E la campagna elettorale condotta sui temi dell’immigrazione assume ancor di più un ruolo centrale e d’impatto, quando alla “parola” si associa un’immagine. L’efficacia del messaggio diventa pervasiva.

Il 12 gennaio compaiono a Sesto Fiorentino grandi manifesti 6×3 di Fratelli d’Italia, affissi vicino ai terreni dove sorgerà la futura moschea, nella zona del Polo scientifico dell’Università, con lo slogan “No alla moschea”, abbinato a quello “Prima gli Italiani”.
Lo stesso giorno a Noto, all’ingresso della città, compare un altro 6×3, questa volta di CasaPound Italia, con l’immagine di un barcone con alcune persone a bordo ed una grande freccia rossa che ne indica una direzione, e recita: “Immigrazione: obiettivo rimpatrio. Chi non ha titolo per stare in Italia deve tornare immediatamente da dove è venuto”.

Mentre ieri, alcuni manifesti della neonata lista Liberi e Uguali, il movimento di sinistra guidato da Pietro Grasso, affissi accanto allo stadio Braglia di Modena, vengono coperti da un’altra affissione abusiva ad opera del gruppo di destra Azione Identitaria, dai contenuti razzisti e fascisti.

Sempre di ieri è la notizia di un manifesto apparso in corso Siccardi, all’angolo con via Cernaia, a Torino, dove sul celebre scatto del viso di Sharbat Gula (“Ragazza afgana” di Steve McCurry), fotografata nel 1984 nel campo profughi di Peshawar, è stata aggiunta una targhetta con lo slogan «No zingari». Il manifesto reca in basso il simbolo di CasaPound. Dal canto suo, Casapound Torino nega ogni tipo di responsabilità e accusa il cosiddetto “Bansky” di Torino, l’artista piemontese che mette alla berlina i politici con le sue opere, di esserne l’artefice. E smentisce attraverso un post su Facebook: “Dopo Appendino, Le Pen, Salvini e Obama questa volta il ‘Banksy torinese’ cita CasaPound. Essendo d’altronde l’unica realtà politica realmente attiva su Torino, c’era da aspettarselo. Da anni ci battiamo con i residenti delle periferie per chiedere la chiusura dei campi rom e qualcuno pare essersene accorto!“.

Questo esordio di campagna elettorale non ci sorprende. Sin troppa agibilità politica e mediatica è stata lasciata agli imprenditori del razzismo in questi anni e d’altra parte le scelte del Governo degli ultimi mesi, dai decreti Minniti-Orlando, alla campagna di delegittimazione della solidarietà, alle missioni militari che hanno il fine precipuo di fermare gli arrivi dei migranti nel nostro paese, non hanno fatto altro che legittimare discorsi e comportamenti discriminatori e razzisti. Non resta che rimboccarsi le maniche e continuare a denunciarli. Dateci una mano!