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domenica 4 dicembre 2016

"Un cuore che ascolta - lev shomea" - n.2/2016-2017 (A) di Santino Coppolino

'Un cuore che ascolta - lev shomea'
"Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)



Traccia di riflessione
sul Vangelo della domenica
di Santino Coppolino

Vangelo: 
Mt 3,1-12



Giovanni Battista è il sigillo profeti, è quell'Elia che deve tornare  "per convertire i cuori dei padri verso i figli e il cuore dei figli verso i padri "(Ml 3,23-24). E come tutti i profeti egli mantiene viva la Parola e la promessa di Dio, impedendo che i professionisti della religione riducano la fede a mera religiosità, solo ad osservanza di riti e di norme, senza più cuore, senza un briciolo di umanità, priva infine anche della presenza di Dio. Al cuore della fede di Israele c'è la Dabar, la Parola, e "dietro la Parola c'è Colui che parla. Non c'è solo una idea da comprendere o un ordine da eseguire, c'è da stabilire comunione con Colui che nella sua Parola comunica se stesso. Dimenticare questo è cadere nel feticismo: ci si innamora dell'anello e si dimentica lo Sposo "(cit.).
Giovanni rappresenta la rottura con questo tipo di mentalità, sempre presente sia in Israele quanto, purtroppo, nella Chiesa. Egli è figura dell'uomo nuovo che si ciba soltanto della Parola del Signore, di cui le cavallette e il miele selvatico sono simbolo. Egli, come Mosè, guida il popolo a fare un nuovo esodo, questa volta partendo da Gerusalemme e dalla Giudea divenute luoghi di oppressione e di schiavitù, verso il deserto proclamando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. "Anche chi crede di essere in patria deve uscire dai luoghi sacri e dalle proprie immagini (idoli) di Dio, per incontrare il Signore che ci viene incontro nella carne di Gesù ".(cit.) 
Noi però, purtroppo, non apparteniamo al Signore ma al serpente, non obbediamo alla Parola del Padre della vita, ma a quella del divisore, padre della menzogna e generatore della morte. Lasciamoci allora immergere anche noi, ma non nell'acqua, bensì nello Spirito Santo, nella vita di Dio che tutto illumina, purifica e vivifica, fuoco d'amore che incenerisce ogni nostro male e ci dona la sua vita.