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lunedì 12 dicembre 2016

"La barca nel presepe" di Marina Corradi

La barca nel presepe
di Marina Corradi

C’è una barca nel presepe, quest’anno. Nel presepe di piazza San Pietro, donato da Malta: è’ un "luzzu", l’imbarcazione dei pescatori dell’isola. Gesù, Maria, la mangiatoia, le pecore, e una barca di legno, carica di reti. Il Papa ieri ha detto di vedere in quel barcone un richiamo «alla tragica realtà dei migranti diretti verso l’Italia.

Nell’esperienza dolorosa di questi fratelli e sorelle rivediamo quella del Bambino Gesù, che al momento della nascita non trovò alloggio e venne alla luce nella grotta di Betlemme, e poi fu portato in Egitto, per sfuggire alla minaccia di Erode».Una barca nel presepe. Lo abbiamo fatto tutti, nelle nostre case, il presepe. La capanna, la stella lucente, l’angelo. L’asino e il bue accucciati vicini, e i pastori. Ai margini, i Magi con i cammelli, che vengono da molto lontano. Gesù Bambino, alcuni lo mettono nella mangiatoia solo la notte di Natale. I Magi, arriveranno davanti a Gesù soltanto all’Epifania.

E qualcuno magari quest’anno in casa non c’è più, ma forse gli occhi di un bambino contemplano per la prima volta quella scena. È una tradizione amata, un tramandare di padri in figli una storia antica e nuova. Ma a volte nei gesti di una cara tradizione si può dimenticare qualcosa: che cosa, veramente, quella tradizione rappresenta.Rappresenta una notte di oltre duemila anni fa, sulle colline di Betlemme. Un uomo e una giovane donna, nella regione affollata per il censimento indetto da Roma, cercano un tetto. Sono colline brulle, e d’inverno fa freddo. Le case sono gremite di pellegrini. I due sono stanchi del cammino di un’intera giornata, la donna è prossima al parto. Immaginiamoci di essere noi, in una terra straniera, soli e sfiniti, in cerca di un posto per mettere al mondo un figlio. L’uomo bussa a tutte le locande.

Dentro, i tavoli sono affollati, la gente mangia, beve, ride, alza la voce. L’oste quasi non sente le parole dello sconosciuto viandante: «Avete posto per me e mia moglie? Sta per partorire». L’oste fa un brusco cenno di diniego, infastidito. Ancora gente: non potrà mica sfamare lui tutto il mondo , stanotte. La porta si richiude. Fuori è buio, e fa sempre più freddo.Passi, ancora, trascinati, piedi dolenti, e ansia, per la sorte del bambino. Che nasca questa notte? Chi lo scalderà dal vento tagliente? Una grotta, è l’unico rifugio. Un anfratto dove si scaldano i pastori, odoroso di letame e di pecore. Buio: e una fiamma illumina, tremante, la frazione del tempo in cui Gesù Cristo nasce. Un vagito taglia la notte: piange come tutti i bambini, il Dio bambino. «Lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo», tramanda il Vangelo di Luca.

Non aveva trovato posto fra gli uomini, Cristo nascente. Ciò che nel presepe può sembrare dolce leggenda è in verità drammatica testimonianza: non trovò un tetto, Gesù, quella notte. Il Papa ieri ha detto che il presepe è in verità «invito a fare posto nella nostra vita a Dio, nascosto nel volto di tante persone». La barca del presepe di Malta che Francesco indica è un segno forte. Possiamo fare i nostri presepi con i cammelli e le pecore e la neve, e le luci che si accendono. E restare ciechi a ciò che quella scena rappresenta: l’avvento di Dio nei panni del povero e dello straniero, nei panni del miserabile cui tutti chiudono la porta. E’ ciò che sta accadendo in Europa: reticolati, muri, uomini e donne che si nascondono nei Tir e nei treni, e muoiono di freddo, o sfracellati.

Quei treni corrono fra città e paesi pieni di case con dentro un presepe illuminato. In tanti guardiamo i presepi, ma non vogliamo pensare agli uomini e alle donne in marcia nel freddo, nella notte, verso confini sbarrati. Cantiamo «...e vieni in una stalla, al freddo e al gelo», ma non vogliamo sapere quanti, in notti buie come quella dell’ anno zero cristiano, nascono: portando nel volto la stessa inerme debolezza del nostro Dio bambino. Il vero regalo, sarebbe, quella notte, vedere davvero.
(fonte: Avvenire)