I GESTI E LE PAROLE
L'EDITORIALE
DI MARIO DE MAIO
Buonasera. Questo semplice saluto ha dato inizio, insieme ad alcuni significativi gesti, al cambiamento che Papa Francesco sta portando nella Chiesa. Normalmente non badiamo al peso delle nostre parole e dei nostri gesti e soprattutto non consideriamo l'effetto che possono avere anche al di fuori del nostro controllo. Eppure tutti abbiamo l'esperienza di una parola che ci ha profondamente turbati, magari lasciandoci tristi per lunghi periodi, oppure un gesto che esprimendo una finezza di amore, ha dato luce nuova alla nostra giornata e qualche volta è riuscita a cambiare l'andamento della nostra vita. Ciascuno di noi potrebbe raccontare esperienze a conferma di questo. La domanda che viene spontanea è cosa dà efficacia ai gesti e alle parole?...
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DIVENTARE TENERI
abbiamo esiliato il Creatore dal mondo
di Arturo Paoli
Non bisogna vantarsi… perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo. Infatti quando sono debole è allora che sono forte (2 Corinzi 12). Qualunque cosa ci rimproveri la nostra coscienza Dio è più grande del nostro peccato e supera ogni paralisi che il senso della colpa in qualche modo sempre induce. Chi viene incontrato da un amore così e riesce ad accettare di essere perdonato entra nel medesimo dinamismo. Il Dio che si è spinto fuori per amore spinge fuori. Il servizio al quale il Signore associa proprio noi, proprio adesso, è quello della riconciliazione ovvero del ristabilimento delle nostre relazioni con Lui. L’annuncio da portare è quello del superamento di ogni separazione dalla fonte della vita. Chiunque può ormai accedervi, anche se arriva solo all’ultimo e proviene da una vita fallita. Certo che l’annunzio della misericordia per essere credibile comporta per necessità che l’annunciatore ne abbia fatto esperienza personalmente. Perciò appartiene all’evangelizzazione anche il racconto del proprio male dal quale il Signore ci ha liberato senza merito e dunque gratuitamente del tutto. Se si ha chiaro che la miseria connota la nostra condizione può accadere che si riesca a partecipare alla miseria altrui. Questo vale addirittura per Gesù: per aver partecipato appieno alla condizione umana egli può essere il Sommo sacerdote misericordioso che Egli è diventato...
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E noi che la felicità
la pensiamo in ascesa,
sentiremo la commozione,
che quasi ci atterra sgomenti,
per una cosa felice
che cade
la pensiamo in ascesa,
sentiremo la commozione,
che quasi ci atterra sgomenti,
per una cosa felice
che cade
RAINER MARIA RILKE