Giornata mondiale della libertà di stampa
Oggi, 3 maggio, è la giornata mondiale dedicata alla libertà e alla sicurezza dei giornalisti. La si celebra da dieci anni e alcuni mesi fa avevamo deciso che valeva la pena farlo con un numero speciale, dedicato a tutti quei giornalisti che ogni giorno rischiano la loro vita per raccontare e testimoniare. Oggi per noi, che dall’8 aprile non abbiamo notizie del nostro inviato Domenico Quirico entrato in Siria per una serie di reportage nell’area di Homs, questa scelta è ancora più significativa e urgente.
In ogni angolo del mondo ci sono giornalisti minacciati, picchiati, trascinati in tribunale per spingerli a smettere di «disturbare», rapiti, uccisi. Ci sono Paesi in cui il «pericolo» viene associato soltanto all’andare a raccontare le guerre all’estero e Paesi in cui ci vuole coraggio a descrivere ciò che accade sotto casa. Ci sono Paesi in cui le due cose convivono...
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L'inviato della "Stampa" è disperso in Siria da venti giorni. Due mesi fa lo avevamo intervistato. Riproponiamo quel dialogo, per raccontare lui e il suo lavoro. E per unirci all'attesa e alla preghiera di chi lo aspetta a casa.
... Io credo che accada perché non si riesce più a creare compassione. Questo è il problema dei giornali, non il bilancio in rosso, la pubblicità... Ma l’incapacità a raccontare il dolore. Si va nei luoghi in cui l’uomo soffre, ma non si comunica nulla, ci si perde dietro ad altre cose.
Ma cosa vuol dire per lei comunicarlo?
Condividere. Andare lì e condividere. E poter trasmettere quanto siano terribilmente vive le cose che vediamo. Il reportage, che è stata la parte essenziale e costitutiva della storia del giornalismo, oggi vive una nuova necessità. Bisogna essere all’interno del fatto, rischiando, senza avere un modo per scampare a ciò che accade. Poi, c’è tutto il disperato tentativo della scrittura di restituire in minima parte gli uomini che vedo, di dare a te che non sei lì, almeno per un’infinitesima parte, il senso di esserci, di vedere.
Trasmettere compassione basta a far comprendere, a rendere coscienti?
Il capire viene dopo questo, non prima. L’emozione stessa è un elemento per capire. Questo non toglie che io sono perfettamente consapevole di raccontare una parte, una piccolissima parte. Ma è inevitabile: devi scegliere dove stare. Non puoi essere un’entità superiore, devi sporcarti le mani.
Perché, da quando ha ripreso a fare l’inviato, non è più la stessa persona di prima?
Questo modo di fare il mestiere mi ha messo di fronte all’eterno problema del male. No, in realtà il male non è un problema... È un mistero. E questo lavoro è calarsi nel mistero del male...
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Intervista a Mario Calabresi, direttore della Stampa
“Da oggi l’home page della Fnsi apre con l’appello alla liberazione di Domenico Quirico inviato de La Stampa di cui non si sa più nulla da parecchie settimane dopo essere giunto in Siria per seguire le sanguinose vicende di quel Paese. ‘Domenico Quirico libero’ e il nastrino giallo campeggia sul sito del Sindacato dei giornalisti italiani così come sulla testata del giornale del collega. L’intera organizzazione internazionale dei giornalisti è in movimento e in allarme per creare le condizioni del ritorno in libertà di Domenico Quirico.