Accadde il 9 maggio...
Il 9 maggio 1978 a Roma le Brigate rosse uccidono Aldo Moro, a Cinisi la mafia uccide Peppino Impastato. Nel 1993, nella valle dei Templi, il grido di Giovanni Paolo II contro la mafia.
È successo di tutto il 9 maggio. L’assassinio di Aldo Moro, quello di Peppino Impastato, il grido di Giovanni Paolo II contro la mafia, nella Valle dei templi. Quindici anni di distanza tra quel giorno del 1978 che aveva lasciato, a Cinisi, un giovane dilaniato dalla dinamite e, a Roma, la nazione orfana di un suo padre costituente e l'urlo del Pontefice. “Una volta, un giorno verrà il giudizio di Dio”, aveva tuonato contro i boss papa Woytyla, invitandoli a convertirsi. E ai giovani aveva detto “Alzatevi e prendete in mano il vostro e il nostro avvenire”...
Leggi tutto: Perché il 9 maggio è il giorno giusto per ricordare
Proviamo ad abbandonare la stanchezza e il disincanto. Tentiamo, facendo i conti con la sfiducia, a non fare il conto degli anni, delle generazioni che invano hanno lottato, delle vite che sono mancate. Ignoriamo tutto questo, e facciamo un “esercizio di storia”: mettiamoci di fronte a un ragazzo di 18 anni per spiegargli che un giorno di 35 anni fa, il 9 maggio 1978, due fatti furono incisi sulla pelle di questo Paese. Due morti. Quella di un politico che si chiamava Aldo Moro, e quella di un giovane coraggioso, che in Sicilia sfotteva i mafiosi del suo paese, Giuseppe Impastato, da Cinisi.
Il filo rosso che li lega - pur nella distanza geografica e di eco mediatica di allora – è che entrambi erano uomini in guerra. Caduti di terrorismo e di mafia. Al nostro ragazzo, a questo punto, occorrerà spiegare cos’era il terrorismo, visto che non c’è più, lo abbiamo sconfitto tutti insieme. E chiarirgli perché, invece, la mafia c’è ancora...
Ancora troppi intrecci torbidi tra mafia e istituzioni. È questa la ragione principale per cui lo Stato è riuscita a sconfiggere il terrorismo e non la criminalità organizzata. Ne è convinto il procuratore capo di Torino Gian Carlo Caselli. Anche se invita a non abbassare la guardia sui rigurgiti di violenza politica che riemergono di tanto in tanto...
Leggi tutto: Caselli: "Con la mafia ancora troppi intrecci"
Era il 9 maggio del 1993. Giovanni Paolo II, in visita in Sicilia,incontra i genitori di Rosario Livatino, giovane giudice assassinato da Cosa nostra. Poco dopo, dalla Valle dei Templi di Agrigento, sovvertendo il protocollo, chiamerà la mafia «una civiltà di morte» ed esorterà i mafiosi a convertirsi.
La reazione non si fa attendere. Il 27 luglio, la dinamite danneggia a Roma le chiese di San Giovanni in Laterano e di San Giorgio al Velabro. Il 15 settembre viene assassinato don Pino Puglisi e pochi mesi dopo don Peppe Diana...
Leggi tutto: Ciotti: quel grido del Papa contro la mafia
Cento passi per ricordare Peppino Impastato e per dire che sono tanti gli amministratori locali capaci di buona politica...
Leggi tutto: Giovanni Impastato: a Cinisi cento passi di legalità
C'è una forma di “riparazione istituzionale" nella nascita della Giornata della memoria dedicata alle Vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice? Essa nasce sotto la spinta delle Associazioni dei familiari che già nel 2001 nell'ambito dell'Osservatorio Nazionale delle vittime di reato – con Piero Fassino ministro della Giustizia – trova la sua prima enunciazione...
Castagnetti: "Moro più attuale che mai"
Guarda anche alcuni dei nostri precedenti post:
- Il nostro grazie a Giovanni Paolo II per... la condanna alla mafia
- Chiesa e Mafia: il no di Wojtyla «ispirato» da Livatino - Testimonianza-rivelazione di don Luigi Ciotti, intervenuto al convegno annuale del settimanale "Nuovo Amico" per ritirare il "Premio giornalistico Valerio Volpini"
- Ricordando Peppino Impastato, ucciso dalla mafia 34 anni fa
- LA CHIESA CONTRO LA MAFIA - Il messaggio dei vescovi siciliani per la beatificazioni di Don Puglisi e le iniziative per il XX Anniversario della visita di Giovanni Paolo II ad Agrigento