Lectio del Vangelo
della domenica
a cura di
fr. Egidio Palumbo
della Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto (ME)
ASCENSIONE DEL SIGNORE - anno C - 12-5-2013
1. L’itinerario mistagogico volge alle sue ultime tappe. Con la solennità dell’Ascensione e della Pentecoste la Chiesa si sofferma a contemplare due aspetti dell’unico e indivisibile Mistero Pasquale: la Signoria di Cristo Sacerdote (Ascensione), il dono dello Spirito Santo (Pentecoste). La Chiesa scandisce in tempi liturgici ciò che è avvenuto in un sol giorno: nel giorno della Risurrezione. È ancora una volta l’esigenza mistagogica di ritornare a riflettere e contemplare con calma e attenzione l’immensa ricchezza del Mistero Pasquale per rapportarla alla vita cristiana, che induce la Chiesa a scandire in tempi liturgici (e non cronologici) l’Ascensione del Signore quaranta giorni dopo la Risurrezione (At 1,3), la Pentecoste cinquanta giorni dopo la Risurrezione (At 2,1).
L’evangelo dell’Ascensione per questo “Anno C” è tratto da Lc 24,46-53. Come si può facilmente notare, se leggiamo l’intero cap. 24, siamo sempre nel Giorno della Risurrezione, un giorno pieno di eventi, dove protagonista è il Risorto, perché è Lui che prende l’iniziativa. L’Ascensione sottolinea un aspetto che qualifica la condizione del Risorto e nello stesso tempo un aspetto importante che qualifica anche la vocazione del popolo di Dio rinato dalla Pasqua.
2. L’evento dell’Ascensione, preceduto dalla promessa del dono dello Spirito, ci manifesta Gesù mentre “viene portato su” (Lc 24,51) oppure “è sollevato” (At 1,9) verso il Padre: i verbi sono al passivo, per dire che non c’è una specie di “auto-sollevamento” da parte di Gesù, no, Lui ancora una volta come Figlio si consegna (cf. Lc 23,46) al Padre, pone la sua vita nelle mani del Padre. E il Padre lo accoglie e lo pone “alla sua destra” costituendolo – quel Figlio che è stato rifiutato e scartato dagli uomini (cf. Sal 118,22; 1Pt 2,7) – Signore della storia (salmo responsoriale: Sal 47), punto di riferimento stabile per il mondo e fondamento irrinunciabile per la sua Chiesa.
La Signoria del Risorto non è una sorta di “rivincita” di Dio. Al contrario, è un atto gratuito di amore da parte sua: non a caso per Luca l’Ascensione avviene a Betania che probabilmente significa “casa della misericordia”. Ecco: nella sua misericordia il Padre ci ridona il Figlio come il Senso pieno e autentico della vita umana, perché il Figlio Risorto è Signore nel servizio, è Signore perché inviandoci il suo Spirito continua a stare accanto a noi, si fa ancora nostro fratello, nostro amico, nostro compagno di viaggio.
È ponendosi con questo stile che il Risorto costruisce il Regno di Dio nella storia degli uomini. Non siamo noi, con i nostri criteri tutti mondani e autoritari di signoria e di potere – a stabilire i tempi, i momenti e le modalità della ricostituzione del Regno di Dio, ma spetta al Padre (prima lettura: At 1,1-11): è Lui che nel Figlio Risorto stabilisce i tempi e le modalità. A noi spetta adorare il Signore Risorto (Lc 24,52), ovvero amarlo, assimilare il suo stile di vita e testimoniarlo «fino ai confini della terra».
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