LA SAPIENZA DEL CUORE. OMAGGIO A ENZO BIANCHI / 2

"... La tentazione di ritenere che Dio sia dalla nostra parte il Gott mit uns dell’Ordine Teutonico e poi dell’esercito tedesco nelle guerre mondiali – e che noi quindi combattiamo per la sua e non per la nostra volontà – il Deus vult della Prima crociata – implica una visione distorta sia dell’umanità che della divinità, con quest’ultima ridotta a idolo «contro alcuni uomini e non per tutti gli uomini» (inedito, 25 gennaio 2002). Nascondere la responsabilità delle nostre scelte politiche dietro una presunta conformità con la volontà divina è grave, ma diventa gravissimo se diventa una giustificazione per l’uso della forza. Anche perché la demonizzazione dell’avversario, e la conseguente nostra angelizzazione, non può che portare alla sua deumanizzazione, e di conseguenza anche alla nostra, spingendo la guerra fino alle amare conseguenze dello sterminio. Come si può infatti negoziare un compromesso con chi incarna il diavolo? Una volta che una guerra è iniziata per la presunta volontà di Dio, come può manifestarsi il desiderio che le ostilità abbiano fine?
Il tentativo di trascinare Dio nelle vicende degli uomini è una perversione del messaggio cristiano, che è invece basato sul libero arbitrio. Ciascuno di noi ha di fronte la propria coscienza, e non può sostituirla con precetti che vengono da fuori abdicando all’arduo compito di compiere difficili scelte morali. «Dio non castiga mai, né può castigare gli uomini mentre sono in vita: significherebbe violentarli nella loro libertà e gli uomini castigati sarebbero costretti ad agire secondo il volere di Dio» («La Stampa», 28 settembre 2001). Questo significa che in assenza di una chiara linea di demarcazione tra bene e male, e in assenza di una guida esterna che possa consentire di abdicare ai nostri doveri di scelta, è necessario confrontarsi con la continua fatica di distinguere tra meglio e peggio. Questo è ancora più difficile nell’arena politica, nella quale le conseguenze delle nostre scelte non hanno ripercussioni solo su noi stessi, ma anche sugli altri. E non ci si deve illudere sul fatto che sia possibile una politica che riesce sempre ad accontentare tutti. ...
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"La pace, dono degli uomini" di Filippo Andreatta
L'invenzione della coscienza
"... Ricordo il titolo della raccolta di saggi di uno degli uomini piú immacolati che abbia avuto l’Italia postfascista, Nicola Chiaromonte: Il verme della coscienza. La coscienza è un verme che impedisce di prevalere alla verminosità del mondo. La coscienza, invenzione ebraica, che tale rimane; e benedetto chi, nato ebreo o no, ne venga, in questa verminaia incurabile, in qualsiasi luogo o nonluogo, contagiato - fino alla morte, e anche a rischio della morte.
Va tenuta d’occhio la via dell’ebreo tormentato newyorkese David Grein, tormentato dal suo stesso creatore, Isaac Singer, in Ombre sull’Hudson, ultimo suo romanzo. Nell’Epilogo Grein scrive a un suo amico in America da Israele, che giudica un bagno di idolatria, mentre il secolo XX sta terminando. Questo Epilogo è quasi un trattato, un po’ come la confessione di Stavrogin. Ne stralcio poche righe:
Sono rimasto, al novantanove per cento, una belva, un uomo del bassofondo. Ma la belva l’ho legata con i fili di cuoio dei miei filatteri e i fili delle mie frange rituali. Neppure una tigre, quando è legata e impastoiata, può mordere. Ecco l’ebraismo."
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