CONTRASTARE LA POVERTÀ SENZA DIMENTICARE LA PROFEZIA.
IL XXXVI CONVEGNO DELLE CARITAS DIOCESANE
Bisogna avere «l’ambizione non solo di curare, ma anche di intervenire sulle cause del male» è l’invito che l’economista Leonardo Becchetti ha rivolto agli operatori delle Caritas diocesane – erano in 597, in rappresentanza di 161 diocesi, su un totale di 220 – riunite per il loro trentaseiesimo convegno a Montesilvano (Pe) dal 15 al 18 aprile.
L’analisi della situazione sociale al tempo della crisi è il punto di partenza del convegno. La famiglia, «tradizionalmente caratterizzata da un’elevata propensione al risparmio, una diffusa proprietà dell’abitazione e un contenuto ricorso all’indebitamento», resta l’ammortizzatore sociale più efficace a difesa dei più deboli (minori, giovani, anziani), «supplendo alle carenze di tutela e nascondendo le difficoltà di accesso all’indipendenza economica di giovani di ambo i sessi e donne di ogni età», ha detto nella sua prolusione mons. Giuseppe Merisi, vescovo di Lodi e presidente della Caritas italiana, che ha ricordato anche mons. Giovanni Nervo, primo presidente della Caritas, morto lo scorso 21 marzo (v. Adista Notizie n. 13/13). È il segno evidente di un welfare state sempre più evanescente e di una politica sempre più latitante e sorda ai bisogni dei cittadini. Ma «la crisi economica degli ultimi cinque anni sta mostrando i limiti di questo modello, accentuando le disuguaglianze tra classi sociali, le profonde differenze territoriali e riducendo ulteriormente la già scarsa mobilità sociale», ha aggiunto Merisi, facendo riferimento al Rapporto sul benessere equo e sostenibile presentato da Cnel e Istat lo scorso 11 marzo.
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