Lectio del Vangelo
della domenica
a cura di
fr. Egidio Palumbo
della Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto (ME)
V DOMENICA di PASQUA - anno C - 28-4-2013
Il comandamento dell'amore reciproco
1. L’itinerario mistagogico del tempo pasquale a partire da questa domenica si sofferma a considerare i frutti della Pasqua.
Il primo frutto è l’amore vicendevole che qualifica la vita dei discepoli del Signore (Gv 13,31.34-35). È un amore che chiede di essere vissuto nella prospettiva pasquale: morire a noi stessi per rinascere a vita nuova. Non è un caso, infatti, che il contesto più immediato della pagina evangelica è la cena pasquale di Gesù (Gv 13,1-2), quella che noi chiamiamo “l’ultima cena”, ma “ultima” non in senso cronologico bensì escatologico e mistico, ovvero la cena che anticipa qui e ora la venuta del Regno di Dio, il giorno della piena fraternità, della piena comunione tra noi e Dio, tra di noi fratelli e sorelle nelle fede e tra noi e tutti i fratelli e le sorelle in umanità.
Ma la pagina evangelica è inserita anche in un contesto più ampio: quello del grande discorso (Gv 13,31-16,33). – qui nei vv. 31.34-35 all’esordio – in cui Gesù trasmette il suo testamento, consegna ai discepoli e a tutti i credenti la sua eredità. Quindi l’amore vicendevole è la consegna ai cristiani dell’eredità di Gesù, eredità che, se accolta e vissuta, anticipa già qui in terra i tempi nuovi e futuri, ovvero la comunione tra noi e Dio e di tutta l’umanità.
Ma in che modo Gesù ci consegna questa preziosa ed impegnativa eredità?
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