Lectio del Vangelo
della domenica
a cura di
fr. Egidio Palumbo
della Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto (ME)
III DOMENICA di PASQUA - anno C - 14-4-2013
La
sapienza dell’amore: la vera forza dell’evangelizzazione
1. L’itinerario mistagogico del tempo pasquale ci fa accostare ad un’altra pagina evangelica che narra della terza manifestazione del Risorto ai discepoli (Gv 21,1-19). È una pagina che apre una prospettiva: mentre in Gv 20,19-29 – il vangelo della domenica scorsa – i discepoli sono “chiusi” in un luogo, qui invece sono “usciti fuori” a contatto con la vita quotidiana, con il mondo e la storia, rappresentati simbolicamente dal mare (Gv 21,1), “il mare della vita”… Dalla pagina del vangelo, allora, ci sentiamo porre questa domanda: come vivere nel mondo da “figli della risurrezione”? E come evangelizzare il mondo e la storia?
2. Si diceva che i discepoli riprendono il contatto con gli altri, con la vita quotidiana, con il mondo, con la storia (= il “mare”). Nel mondo trovano persone perbene, oneste, generose, aperte, accoglienti…, ma anche persone arroganti, violente, egoiste, eccentriche, ingiuste… È interessante la denominazione del lago/mare che l’evangelista annota: «mare di Tiberiade». Assieme all’omonima città che dà sul lago, tale denominazione è il segno di ossequio e di sottomissione che era stato dato dall’imperatore di Roma, il “divino” Tiberio Cesare, che con il suo esercito e i suoi governatori dominavano con brutale violenza e arroganza la Palestina.
La comunità dei discepoli del Risorto vive a contatto con questa realtà, con questo mondo. Della comunità sono menzionati sette discepoli, un modo per dire, con il numero sette, che è una comunità perfetta, ben organizzata, con all’interno persone autorevoli: prima Simon Pietro, poi Tommaso, Natanaele, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. Ed è una comunità impegnata nell’evangelizzazione, cioè a realizzare la sequela di Gesù che li aveva chiamati a diventare «pescatori di uomini» (Mt 4,19): «Disse loro Simon Pietro: “Io vado a pescare”. Gli dissero: “Veniamo anche noi con te”» (Gv 21,3). «Ma – annota l’evangelista – quella notte non afferrarono nulla». È il fallimento dell’evangelizzazione.
Invece, quando obbediscono a ciò che Gesù Risorto, in quel momento a loro sconosciuto, gli aveva comandato, l’evangelizzazione dà i suoi frutti abbondanti (Gv 21,4-8).
3. Che cosa è avvenuto? Perché la prima è fallita, mentre la seconda ha portato frutti?