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lunedì 9 settembre 2024

VIAGGIO APOSTOLICO DI PAPA FRANCESCO IN ASIA E OCEANIA (2-13 settembre 2024) - Santa Messa: Dio è la bussola della nostra vita (cronaca, testo, foto e video)

VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ FRANCESCO
IN INDONESIA, PAPUA NUOVA GUINEA,
TIMOR-LESTE, SINGAPORE

(2-13 settembre 2024)


Domenica, 8 settembre 2024

PORT MORESBY - VANIMO

7:30 VISITA DEL PRIMO MINISTRO nella Nunziatura Apostolica
8:45 SANTA MESSA nello Stadio “Sir John Guise”
        Angelus
13:00 Partenza in aereo dall'Aeroporto Internazionale di Port Moresby “Jacksons” per Vanimo


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Il Papa al popolo papuano: Dio è la bussola della nostra vita

Nell’omelia della Messa celebrata al Sir John Guise Stadium, Francesco sottolinea l’importanza di aprirsi a Dio, ai fratelli e al Vangelo. Esorta poi i fedeli, circa 35mila, a non sentirsi lontani dagli uomini e dal Signore. La sordità interiore e il mutismo del cuore, sottolinea il Papa, ci allontana dalla gioia di vivere


Un palco bianco con sprazzi di colore dei simboli tribali che adornano le colonne che lo sorreggono, la veste verde di Papa Francesco che negli occhi ha il giallo, il rosso, il beige dei costumi piumati di tanti, espressione della variegata “armonia delle differenze” che si vive in Papua Nuova Guinea. Il suono dei tamburi e il canto ritmato dai passi scandiscono un corteo che si ferma vicino all’altare allestito presso il Sir John Guise Stadium, dove si celebra la Messa in lingua inglese, alla quale partecipano 35mila persone collocate tra lo stadio e gli spazi attigui. Alcune di loro hanno atteso il Papa dalle 2 di ieri notte, vivendo vissuto una sorta di veglia insieme ad alcuni sacerdoti della arcidiocesi di Port Moresby. Il clima di festa lascia il passo al raccoglimento della celebrazione. Le letture sono in lingua tok pisin, una delle oltre 820 lingue locali, una miscellanza di lingua creola basata sull'inglese parlata nella parte settentrionale del Paese.

Papa Francesco celebra la Messa nello stadio di Port Moresby

Coraggio

È un messaggio di incoraggiamento e speranza quello che il successore di Pietro, 30 anni dopo san Giovanni Paolo II, porta in una “terra così lontana”, nell’Oceano Pacifico, in cui ci si può sentire separati dagli uomini e anche dal Signore ma – spiega il Papa nell’omelia – “voi siete uniti nello Spirito Santo, uniti nel Signore”.

Anche a voi oggi il Signore dice: “Coraggio, non temere, popolo papuano! Apriti! Apriti alla gioia del Vangelo, apriti all’incontro con Dio, apriti all’amore dei fratelli”. Che nessuno di noi rimanga sordo e muto dinanzi a questo invito.

Il cuore bloccato

Il sordomuto del Vangelo di Marco può essere l’uomo di oggi perché incapace di ascoltare e vedere, di confrontarsi con gli altri perché ha come unico riferimento il proprio ego. Papa Francesco lo sottolinea, esortando a guardare alla “periferia” nella quale si trovava l’uomo della Decapoli, oltre il Giordano, lontano da Dio, dagli uomini, “prigioniero della sua sordità e del suo mutismo”. Ma il Pontefice mette in guardia da un'altra immobilità che è quella del cuore:

Ci sono una sordità interiore e un mutismo del cuore che dipendono da tutto ciò che ci chiude in noi stessi, ci chiude a Dio, ci chiude agli altri: l’egoismo, l’indifferenza, la paura di rischiare e di metterci in gioco, il risentimento, l’odio, e l’elenco potrebbe continuare. Tutto ciò ci allontana: da Dio, ci allontana dai fratelli e anche da noi stessi; ci allontana dalla gioia di vivere.

Il Papa compie un giro in golf-cart tra i fedeli presenti nella spianata prima della Messa

La vicinanza

“A questa lontananza- spiega il Papa - Dio risponde con il contrario, con la vicinanza di Gesù” che si fa prossimo.

Egli è il Dio vicino, il Dio compassionevole, che si prende cura della nostra vita, che supera tutte le distanze.

La statua della Vergine sul palco del Sir John Guise Stadium

La bussola

È Gesù che guarisce il mutismo e la sordità dell’uomo. “Quando infatti ci sentiamo lontani, oppure scegliamo di tenerci a distanza – a distanza da Dio, a distanza dai fratelli, a distanza da chi è diverso da noi – allora – spiega Francesco - ci chiudiamo, ci barrichiamo in noi stessi e finiamo per ruotare solo intorno al nostro io, sordi alla Parola di Dio e al grido del prossimo e perciò incapaci di parlare con Dio e col prossimo”.

Apriti!”. Questa è la cosa più importante: aprirci a Dio, aprirci ai fratelli, aprirci al Vangelo e farlo diventare la bussola della nostra vita.

L’invito è anche di fare questo cammino guardando all’esperienza del Beato Giovanni Mazzucconi, missionario del Pime, ucciso in odio alla fede con un colpo di scure. Un religioso che “tra tanti disagi e ostilità, egli ha portato Cristo in mezzo a voi, perché nessuno restasse sordo dinanzi al gioioso Messaggio della salvezza, e a tutti si potesse sciogliere la lingua per cantare l’amore di Dio”.

Papa Francesco e il cardinale John Ribat, arcivescovo di Port Moresby

Una Chiesa che rende grazie ai missionari

Anche il cardinale John Ribat, arcivescovo di Port Moresby, al termine della Messa ha voluto ricordare i tanti martiri che hanno dato la vita per la Chiesa in Papua Nuova Guinea. "Ci sono stati momenti molto difficili e duri, con violenze, omicidi, distruzione di proprietà e disastri naturali - ha affermato - che hanno causato la perdita di vite umane. Preghiamo sempre per la pace, il progresso, la guarigione e le benedizioni". Infine il ringraziamento al Papa per la sua visita che "ci porta benedizioni, pace e incoraggiamento e approfondisce la nostra fede" in unità con la Chiesa di Roma.
(fonte: Vatican News, articolo di Benedetta Capelli 08/09/2024)


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SANTA MESSA

OMELIA DEL SANTO PADRE

Stadio “Sir John Guise” (Port Moresby, Papua Nuova Guinea)
Domenica, 8 settembre 2024


La prima parola che oggi il Signore ci rivolge è: «Coraggio, non temete!» (Is 35,4). Il profeta Isaia lo dice a tutti coloro che sono smarriti di cuore. Egli in questo modo incoraggia il suo popolo e, pur in mezzo alle difficoltà e alle sofferenze, lo invita a levare lo sguardo in alto, verso un orizzonte di speranza e di futuro: Dio viene a salvarci, Egli verrà e, in quel giorno, «si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi» (Is 35,5).

Questa profezia si realizza in Gesù. Nel racconto di San Marco vengono messe in evidenza soprattutto due cose: la lontananza del sordomuto e la vicinanza di Gesù. La lontananza del sordomuto. Quest’uomo si trova in una zona geografica che, con il linguaggio di oggi, chiameremmo “periferia”. Il territorio della Decapoli si trova oltre il Giordano, lontano dal centro religioso che è Gerusalemme. Ma quell’uomo sordomuto vive anche un altro tipo di lontananza; egli è lontano da Dio, è lontano dagli uomini perché non ha la possibilità di comunicare: è sordo e quindi non può ascoltare gli altri, è muto e quindi non può parlare con gli altri. Quest’uomo è tagliato fuori dal mondo, è isolato, è prigioniero della sua sordità e del suo mutismo e, perciò, non può aprirsi agli altri per comunicare.

E allora possiamo leggere questa condizione di sordomuto anche in un altro senso, perché può accaderci di essere tagliati fuori dalla comunione e dell’amicizia con Dio e con i fratelli quando, più che le orecchie e la lingua, ad essere bloccato è il cuore. Ci sono una sordità interiore e un mutismo del cuore che dipendono da tutto ciò che ci chiude in noi stessi, ci chiude a Dio, ci chiude agli altri: l’egoismo, l’indifferenza, la paura di rischiare e di metterci in gioco, il risentimento, l’odio, e l’elenco potrebbe continuare. Tutto ciò ci allontana da Dio, ci allontana dai fratelli, e anche da noi stessi; e ci allontana dalla gioia di vivere.

A questa lontananza, fratelli e sorelle, Dio risponde con il contrario, con la vicinanza di Gesù. Nel suo Figlio, Dio vuole mostrare anzitutto questo: che Egli è il Dio vicino, il Dio compassionevole, che si prende cura della nostra vita, che supera tutte le distanze. E nel brano del Vangelo, infatti, vediamo Gesù che si reca in quei territori periferici, uscendo dalla Giudea per andare incontro ai pagani (cfr Mc 7,31).

Con la sua vicinanza, Gesù guarisce, guarisce il mutismo e la sordità dell’uomo: quando infatti ci sentiamo lontani, oppure scegliamo di tenerci a distanza – a distanza da Dio, a distanza dai fratelli, a distanza da chi è diverso da noi – allora ci chiudiamo, ci barrichiamo in noi stessi e finiamo per ruotare solo intorno al nostro io, sordi alla Parola di Dio e al grido del prossimo e perciò incapaci di parlare con Dio e col prossimo.

E voi, fratelli e sorelle, che abitate questa terra così lontana, forse avete l’immaginazione di essere separati, separati dal Signore, separati dagli uomini, e questo non va, no: voi siete uniti, uniti nello Spirito Santo, uniti nel Signore! E il Signore dice ad ognuno di voi: “Apriti!”. Questa è la cosa più importante: aprirci a Dio, aprirci ai fratelli, aprirci al Vangelo e farlo diventare la bussola della nostra vita.

Anche a voi oggi il Signore dice: “Coraggio, non temere, popolo papuano! Apriti! Apriti alla gioia del Vangelo, apriti all’incontro con Dio, apriti all’amore dei fratelli”. Che nessuno di noi rimanga sordo e muto dinanzi a questo invito. E in questo cammino vi accompagni il Beato Giovanni Mazzucconi: tra tanti disagi e ostilità, egli ha portato Cristo in mezzo a voi, perché nessuno restasse sordo dinanzi al gioioso Messaggio della salvezza, e a tutti si potesse sciogliere la lingua per cantare l’amore di Dio. Che sia così, oggi, anche per voi!


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Dopo la chiusura della Santa Messa, il ringraziamento del Cardinale John Ribat, Arcivescovo Metropolita di Port Moresby, che ha sottolienato come il viaggio di Papa Francesco riesca a portare "benedizioni, pace e incoraggiamento e approfondisce la nostra fede. Siamo molto grati per la celebrazione eucaristica che abbiamo appena celebrato con Sua Santità Ci unisce alla Chiesa di Roma".

Prima della Benedezione finale, la preghiera dell'Angelus preceduta da alcune parole rivolte ai fedeli dello stadio e al mondo intero.

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ANGELUS

al termine della Messa

Stadio “Sir John Guise” (Port Moresby, Papua Nuova Guinea)
Domenica, 8 settembre 2024


Cari fratelli e sorelle,

prima di concludere questa celebrazione, ci rivolgiamo alla Vergine Maria con la preghiera dell’Angelus. A lei affido il cammino della Chiesa in Papua Nuova Guinea e nelle Isole Salomone. Maria aiuto dei cristiani – Maria Helpim vi accompagni e vi protegga sempre: rafforzi l’unione delle famiglie, renda belli e coraggiosi i sogni dei giovani, sostenga e consoli gli anziani, conforti i malati e i sofferenti!

E da questa terra così benedetta dal Creatore, vorrei insieme a voi invocare, per intercessione di Maria Santissima, il dono della pace per tutti i popoli. In particolare, lo chiedo per questa grande regione del mondo tra Asia, Oceania e Oceano Pacifico. Pace, pace per le Nazioni e anche per il creato. No al riarmo e allo sfruttamento della casa comune! Sì all’incontro tra i popoli e le culture, sì all’armonia dell’uomo con le creature!

Maria Helpim, Regina della pace, aiutaci a convertirci ai disegni di Dio, che sono disegni di pace e di giustizia per la grande famiglia umana!

In questa domenica, in cui ricorre la festa liturgica della Natività di Maria, il nostro pensiero lo rivolgiamo al Santuario di Lourdes, che purtroppo è stato colpito da un’inondazione.

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Foto e video











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Vedi anche il post precedente:
VIAGGIO APOSTOLICO DI PAPA FRANCESCO IN ASIA E OCEANIA (2-13 settembre 2024) - Incontro con il clero - La Chiesa in Papua Nuova Guinea sia casa accogliente (cronaca, testo, foto e video)