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martedì 10 settembre 2024

VIAGGIO APOSTOLICO DI PAPA FRANCESCO IN ASIA E OCEANIA (2-13 settembre 2024) - Timor-Leste, a migliaia su alberi e tetti per dare il benvenuto a Francesco (cronaca, testo, foto e video)

VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ FRANCESCO
IN INDONESIA, PAPUA NUOVA GUINEA,
TIMOR-LESTE, SINGAPORE

(2-13 settembre 2024)


Lunedì, 9 settembre 2024

DILI

14:10 Arrivo all'Aeroporto Internazionale di Dili “Presidente Nicolau Lobato”
14:10 ACCOGLIENZA UFFICIALE
18:00 CERIMONIA DI BENVENUTO all'esterno del Palazzo Presidenziale
18:30 VISITA DI CORTESIA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA nel Palazzo Presidenziale
19:00 INCONTRO CON LE AUTORITÀ, CON LA SOCIETÀ CIVILE E CON IL CORPO DIPLOMATICO nella Sala del Palazzo Presidenziale


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Timor-Leste,
a migliaia su alberi e tetti per dare il benvenuto a Francesco

Un volo di circa tre ore e mezza ha portato Francesco dalla Papua Nuova Guinea sull’isola del Sudest asiatico a maggioranza cattolica, terza tappa del viaggio che si protrarrà fino a mercoledì prossimo, prima della conclusione a Singapore. Istituzionali i primi appuntamenti in agenda con la visita al presidente Ramos-Horta e il discorso alle autorità del Paese. Accoglienza festosa dalla popolazione riversatasi in massa per strada

Timor-Leste, due giovani in bilico sul cancello di un palazzo a Dili danno il benevenuto al Papa 

Non poteva essere da meno la cattolicissima popolazione di Dili, capitale di Timor-Leste, all’Indonesia e alla Papua Nuova Guinea nel dare il benvenuto a Papa Francesco, giunto oggi nella capitale della più orientale delle Isole della Sonda Minore per la terza tappa del viaggio apostolico di Francesco nel Sud-Est asiatico e in Oceania. Gente arrampicata sui tetti delle case in pietra e sui rami degli alberi, aggrappata alle reti o in piedi sopra le macchine, affacciata ai balconi o dalle saracinesche dei negozi, migliaia e migliaia di persone hanno urlato il loro “Bem-vindo Santitade” al Papa al suo passaggio per le strade della capitale.

Folla all'aeroporto di Dili a Tmor-Leste per dare il benvenuto al Papa

Francesco è atterrato a Dili alle 14.20 (7.20 in Italia), all’aeroporto internazionale “Presidente Nicolau Lobato”, dopo un volo di tre ore e mezza da Port Moresby, da dove è partito subito dopo l’incontro con i giovani nello stadio. Suggestivo il colpo d’occhio appena usciti dal velivolo con il brillare dell’oceano sulla destra, il verde della vegetazione sullo sfondo e il rosso del tappeto preparato per il Pontefice e delle divise della Guardia d’onore. Ad accogliere il Papa c’erano il presidente della Repubblica, José Manuel Ramos-Horta, e il primo ministro, Xanana Gusmão, insieme al nunzio apostolico Wojciech Załuski. Come sempre al suo arrivo sono stati due bambini in abito tradizionale a dare il benvenuto al Papa: oltre ai fiori, lo hanno onorato con una tais, sciarpa tradizionale timorese, che gli hanno poggiato sul collo.

Timor-Leste, persone assiepate lungo il passaggio del corteo papale a Dili

È seguita la parte protocollare con l’esecuzione degli anni davanti alla Guardia d’onore schierata sulla pista dell’aeroporto, poi la presentazione delle reciproche delegazioni. Alcuni ministri si sono messi in ginocchio al passaggio del Papa e gli hanno poggiato la fronte sulla sua mano. Un segno della profonda fede di questo Paese, terra di missione e anche dalla storia sofferta con l’invasione indonesiana del 1976, dopo l’indipendenza dal Portogallo, e il successivo conflitto ventennale che ha sterminato dalle 60 mila alle 100 mila persone, secondo le stime.

Il ricordo di queste tragedie riemergerà in questi giorni di permanenza di Papa Francesco a Dili. Nessuno spazio alla sofferenza, tuttavia, all’arrivo del Pontefice in città. La strada dall’aeroporto alla Nunziatura apostolica ha offerto uno spettacolo sorprendente per la quantità di gente presente. Quasi come se tutta Dili si fosse riversata per strada. Così tanti da restringere la carreggiata e rallentare le macchine del corteo papale. Moltissimi i bambini, molte le donne, alcune in abiti tradizionali, mentre gli uomini suonavano tipici tamburi. Più di qualcuno teneva in mano statue della Madonna, di Gesù o, addirittura, un piccolo presepe.

Timor-Leste, la gioia di un gruppo di giovani nei pressi dell'aeroporto di Dili

Con le fronti imperlate di sudore, agitavano Rosari e bandierine con le bandiere di Timor Est o del Vaticano. Quasi tutti indossavano le magliette con il volto del Papa, il logo e il motto della visita. Lo stesso che si vede nei numerosi cartelli, striscioni e bandiere che puntellano tutta la città: verticali, orizzontali, rossi, bianchi, gialli, piccoli o giganti, il volto di Papa Francesco è ovunque a Dili.

Dopo un breve momento di riposo pomeridiano, il Papa ripartirà in auto dalla Nunziatura alle 17.30, ora locale, per il primo degli appuntamenti di questa tappa del viaggio: la cerimonia di benvenuto e la visita di cortesia al capo dello Stato. Verso le 19, si terrà invece l’incontro con le autorità politiche, diplomatiche e civili di Timor-Est e il primo discorso nel Paese. In serata quindi cena e riposo per affrontare l’intensa giornata di domani, la nona del più lungo viaggio del suo pontificato.
(fonte: Vatican News, articolo di Salvatore Cernuzio 09/09/2024)


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Foto e video






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Il Papa: Timor-Leste, esempio nel combattere l'odio con la riconciliazione

Francesco parla alle autorità, alla società civile e al corpo diplomatico del Paese asiatico nel quale è giunto oggi, apprezzando l’atteggiamento che l'ha portato alla pace con l’Indonesia dopo decenni di un conflitto sanguinoso, chiudendo le ferite e purificando la memoria. E in tema di abusi sui minori, il richiamo ad agire con responsabilità per prevenire questa piaga


Giunto dove “Asia e Oceania si sfiorano e, in un certo senso, incontrano l’Europa”, in una terra “ornata di montagne, foreste e pianure, circondata da un mare meraviglioso”, Papa Francesco viene accolto al palazzo presidenziale di Dili, capitale di Timor-Leste, dal capo di Stato, uno degli artefici dell'indipendenza e Premio Nobel per la pace del 1996, Josè Manuel Ramos-Horta. I due sorridono e scherzano fra loro, dopo aver ascoltato gli inni e dopo che tre bambini in abito tradizionale hanno offerto al Papa dei fiori e una sciarpa in tais, il tessuto locale.

L’accoglienza al palazzo presidenziale

La firma del Libro d’Onore e un incontro privato con il presidente, precedono l’arrivo di Francesco nella bianca Salåo China del palazzo presidenziale, dove il Pontefice si rivolge alle circa 400 persone che rappresentano le autorità, la società civile e il corpo diplomatico di Timor-Leste e ne ripercorre la storia. Dall’arrivo dei primi missionari domenicani che portarono il cattolicesimo e la lingua portoghese - tutt’ora la lingua ufficiale insieme al tetum - alla lotta per l’indipendenza dall'Indonesia dopo l’emancipazione dal Portogallo nel 1975, definitivamente ottenuta nel 2002.

Un bambino timorese saluta Papa Francesco 
Un’alba di pace e libertà

Timor-Leste, ribadisce il Papa, “ha conosciuto le convulsioni e le violenze, che spesso si registrano quando un popolo si affaccia alla piena indipendenza e la sua ricerca di autonomia viene negata o contrastata”, ma “ha saputo però risorgere, ritrovando un cammino di pace e di apertura a una nuova fase”, di sviluppo e di valorizzazione delle sue risorse naturali e umane.

Rendiamo grazie a Dio perché, nell’attraversare un periodo tanto drammatico della vostra storia, voi non avete perso la speranza, e per il fatto che, dopo giorni oscuri e difficili, è finalmente sorta un’alba di pace e di libertà.

Il radicamento della fede cattolica

A essere stato di grande aiuto, per il Pontefice, è stato il “radicamento della fede cattolica”, già messo in rilievo da San Giovanni Paolo II durante la sua visita nel 1989 ed espressione di quel cristianesimo, nato in Asia tramite i missionari europei “testimoniando la propria vocazione universale e la capacità di armonizzarsi con le più diverse culture, le quali, incontrandosi con il Vangelo, trovano una nuova sintesi più alta e profonda”. Inculturazione della fede ed evangelizzazione della cultura, aggiunge, sono infatti un binomio importante per la vita cristiana. Ne è un esempio il quadro situato alle spalle del Papa nella sala dove si trovava il Libro d’Onore, in cui appaiono i primi missionari portoghesi, i primi edifici missionari, un’immagine di Papa Wojtyla e il primo cardinale timorese, che lo stesso Francesco ha firmato prima di lasciare il palazzo presidenziale. Insegnamenti evangelici e continuità nella fede che hanno guidata “a una piena riconciliazione con i fratelli dell’Indonesia”. Una “politica della mano tesa” particolarmente lodata dal Papa.

Avete mantenuto salda la speranza anche nell’afflizione e, grazie all’indole del vostro popolo e alla vostra fede, avete trasformato il dolore in gioia! Voglia il Cielo che pure in altre situazioni di conflitto, in diverse parti del mondo, prevalga il desiderio della pace. Infatti l'unità è superiore al conflitto, sempre. La pace dell'unità è superiore al conflitto. E per questo si richiede anche una certa purificazione della memoria, per guarire le ferite, combattere l'odio con la riconciliazione, lo scontro con la collaborazione.

Papa Francesco e il presidente di Timor-Leste Horta

Lotta all’emigrazione e gestione delle risorse naturali per il bene pubblico

Timor-Leste, ribadisce Francesco “ha saputo far fronte a momenti di grande tribolazione con paziente determinazione ed eroismo” e “oggi vive come un Paese pacifico e democratico, che si impegna nella costruzione di una società che è fraterna, sviluppando relazioni pacifiche con i vicini nell’ambito della comunità internazionale”. Non mancano tuttavia le sfide: dalla costruzione e il consolidamento delle istituzioni e della rappresentanza, all’emigrazione dal Paese “che è sempre indice di una insufficiente o inadeguata valorizzazione delle risorse”. Per questo, per Francesco, serve un’azione corale di ampio respiro che coinvolta molteplici forze e distinte responsabilità, civili, religiose e sociali per combattere la povertà presente in tante zone rurali, come anche è indispensabili preparare adeguatamente la classe dirigente del futuro, in particolare nella gestione delle risorse naturali del Paese, “in primo luogo delle riserve petrolifere e del gas, che potrebbero offrire inedite possibilità di sviluppo” nell’esclusivo interesse del bene comune.

Prevenire il male sociale degli abusi

Il 65% della popolazione di Timor-Lester, a differenza dell’Europa, è al di sotto dei 30 anni di età e molte sono le criticità per questa fascia della popolazione, come gli alcolici e le gang criminali.

Date ideali ai giovani, perchè escano da queste trappole! E anche un fenomeno del costituirsi in certe bande, le quali forti della conoscenza delle arti marziali, invece di usarla al servizio degli indifesi, la usano come occasione per mettere in mostra l'effimero e dannoso della violenza. La violenza è sempre un problema nei villaggi. E non dimentichiamo tanti bambini e adolescenti offesi nella loro dignità - questo fenomeno sta emergendo in utto il mondo - tutti siamo chiamati ad agire con responsabilità per prevenire questo male sociale e garantire una crescita serena ai nostri ragazzi.

La Salåo China del palazzo presidenziale di Dili

Il pilastro della dottrina sociale della Chiesa

Ad aiutare il popolo timorese in questo oltre alla fede - Que a vossa fé seja a vossa cultura! (che la vostra fede sia la vostra cultura) è infatti il tema della visita del Papa nel Paese asiatico e Francesco lo ha anche ribadito nella sua dedica sul Libro d’Onore, in cui definisce il popolo timorese la cosa più del Paese e lo invita a vivere la gioia della fede in armonia e in dialogo con la cultura - c’è il pilastro insostituibile della dottrina sociale della Chiesa, che “è basata sulla fraternità e favorisce lo sviluppo dei popoli, specialmente di quelli più poveri”.

In questo senso è motivo di grande gioia per Francesco, l’aver recepito - come ha annunciato il presidente Horta - quale documento nazionale quello sulla Fratellanza umana di Abu Dhabi, affinchè “essa possa venire adottata e inclusa nei programmi scolastici. Istituzioni legate alla Chiesa, poi, contribuiscono all’assistenza e alla carità dei bisognosi, all’educazione e alla sanità: una preziosa risorsa che consente di guardare al futuro con occhi pieni di speranza.

Merita apprezzamento, al riguardo, il fatto che l’impegno della Chiesa a favore del bene comune possa avvalersi della collaborazione e del sostegno dello Stato.

L’entusiasmo dei giovani e la saggezza degli anziani

Investire sull'educazione, nella famiglia e nella scuola è un invito a essere fiduciosi e a mantenere uno sguardo pieni di speranza verso l’avvenire, anche grazie alla commistione tra l’entusiasmo dei giovani e la saggezza degli anziani, una “miscela provvidenziale di conoscenze e di slanci generosi verso il domani” e una “grande risorsa” che non permette ne passività né pessimismo.

Guardando al vostro recente passato e a quanto è stato finora compiuto, c’è motivo di essere fiduciosi che la vostra Nazione saprà ugualmente affrontare con intelligenza, chiarezza e creatività le difficoltà e i problemi odierni. Confidare nella saggezza del popolo. Il popolo ha la sua saggezza. Fidatevi di quella saggezza.

Dopo aver affidato Timor-Leste alla protezione dell’Immacolata Concezione, Virgem de Aitara, tanti tra gli invitati al palazzo presidenziale e anche qualcuno del personale del palazzo sono andati da Papa Francesco per ricevere una benedizione. Francesco ha regalato loro dei rosari.
(fonte: Vatican News, articolo di Michele Raviart  09/09/2024)

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INCONTRO CON LE AUTORITÀ, CON LA SOCIETÀ CIVILE E CON IL CORPO DIPLOMATICO

DISCORSO DEL SANTO PADRE

   Sala del Palazzo Presidenziale (Dili, Timor Leste)
Lunedì, 9 settembre 2024


Signor Presidente,
Signor Primo Ministro,
distinti Membri del Governo e del Corpo diplomatico,
Signor Cardinale, fratelli Vescovi,
Rappresentanti della società civile,
Signore e Signori!

Vi ringrazio per la gentile e gioiosa accoglienza in questa bella terra di Timor-Leste; e sono grato al Presidente, Signor José Ramos-Horta, per le cortesi espressioni che mi ha appena rivolto.

Qui Asia e Oceania si sfiorano e, in un certo senso, incontrano l’Europa, lontana geograficamente, eppure vicina per il ruolo che essa ha avuto a queste latitudini negli ultimi cinque secoli – non mi riferisco ai pirati olandesi! –. Dal Portogallo, infatti, nel XVI secolo giunsero i primi missionari domenicani che portarono il Cattolicesimo e la lingua portoghese; e quest’ultima insieme alla lingua tetum sono oggi i due idiomi ufficiali dello Stato.

Il Cristianesimo, nato in Asia, è arrivato a queste propaggini del continente tramite missionari europei, testimoniando la propria vocazione universale e la capacità di armonizzarsi con le più diverse culture, le quali, incontrandosi con il Vangelo, trovano una nuova sintesi più alta e profonda. Il cristianesimo si incultura, assume le culture e i diversi riti orientali, dei diversi popoli. Infatti una delle dimensioni importanti del cristianesimo è l’inculturazione della fede. Ed esso, a sua volta, evangelizza le cultura. Questo binomio è importante per la vita cristiana: inculturazione della fede ed evangelizzazione della cultura. Non è una fede ideologica, è una fede radicata nella cultura.

Questa terra, ornata di montagne, foreste e pianure, circondata da un mare meraviglioso, per quello che ho potuto vedere, ricca di tante cose, di tanti frutti e legname…Con tutto ciò, questa terra ha attraversato nel recente passato una fase dolorosa. Ha conosciuto le convulsioni e le violenze, che spesso si registrano quando un popolo si affaccia alla piena indipendenza e la sua ricerca di autonomia viene negata o contrastata.

Dal 28 novembre 1975 al 20 maggio 2002, cioè dall’indipendenza dichiarata a quella definitivamente restaurata, Timor-Leste ha vissuto gli anni della sua passione e della sua più grande prova. Ha sofferto. Il Paese ha saputo però risorgere, ritrovando un cammino di pace e di apertura a una nuova fase, che vuol’essere di sviluppo, di miglioramento delle condizioni di vita, di valorizzazione a tutti i livelli dello splendore incontaminato di questo territorio e delle sue risorse naturali e umane.

Rendiamo grazie a Dio perché, nell’attraversare un periodo tanto drammatico della vostra storia, voi non avete perso la speranza, e per il fatto che, dopo giorni oscuri e difficili, è finalmente sorta un’alba di pace e di libertà.

Nel conseguimento di queste importanti mete è stato di grande aiuto il vostro radicamento nella fede, come San Giovanni Paolo II mise in rilievo nella sua visita al vostro Paese. Egli, nell’omelia a Tasi-Tolu, ricordò che i cattolici di Timor-Leste hanno «una tradizione in cui la vita familiare, la cultura e i costumi sociali sono profondamente radicati nel Vangelo»; una tradizione «ricca degli insegnamenti e dello spirito delle Beatitudini», una tradizione ricca di «umile fiducia in Dio, di perdono e misericordia e, quando necessario, di paziente sofferenza nella tribolazione» (12 ottobre 1989). E traducendo questo nell’oggi, io direi che voi siete un popolo che ha sofferto, ma saggio nella sofferenza.

A questo proposito, desidero in particolare ricordare e lodare il vostro impegno assiduo per giungere a una piena riconciliazione con i fratelli dell’Indonesia, atteggiamento che ha trovato la sua fonte prima e più pura negli insegnamenti del Vangelo. Avete mantenuto salda la speranza anche nell’afflizione e, grazie all’indole del vostro popolo e alla vostra fede, avete trasformato il dolore in gioia! Voglia il Cielo che pure in altre situazioni di conflitto, in diverse parti del mondo, prevalga il desiderio della pace. Infatti l’unità è superiore al conflitto, sempre; la pace dell’unità è superiore al conflitto. E per questo si richiede anche una certa purificazione della memoria, per guarire le ferite, combattere l’odio con la riconciliazione, lo scontro con la collaborazione. È bello parlare della “politica della mano tesa”, è molto saggia, non è sciocca, no, perché quando la mano tesa si vede tradita, sa lottare, sa portare avanti le cose.

È motivo di grato encomio anche il fatto che, nel ventesimo anniversario dell’indipendenza del Paese, avete recepito come documento nazionale la Dichiarazione sulla Fratellanza umana – ne sono grato, Signor Presidente – da me firmata insieme al Grande Imam di Al-Azhar il 4 febbraio 2019 ad Abu Dhabi. E lo avete fatto affinché – come auspica la Dichiarazione stessa – essa possa venire adottata e inclusa nei programmi scolastici, e ciò è fondamentale.

Nel medesimo tempo, vi esorto a proseguire con rinnovata fiducia nella sapiente costruzione e nel consolidamento delle istituzioni della vostra Repubblica, in modo che i cittadini si sentano effettivamente rappresentati ed esse siano pienamente idonee a servire il Popolo di Timor-Leste.

Ora davanti a voi si è aperto un nuovo orizzonte, sgombro da nuvole nere, ma con nuove sfide da affrontare e nuovi problemi da risolvere. Per questo voglio dirvi: la fede, che vi ha illuminato e sostenuto nel passato, continui a ispirare il vostro presente e il vostro futuro. «Que a vossa fé seja a vossa cultura!»; cioè, che ispiri i criteri, i progetti, le scelte secondo il Vangelo.

Tra le molte questioni attuali, penso al fenomeno dell’emigrazione, che è sempre indice di una insufficiente o inadeguata valorizzazione delle risorse; come pure della difficoltà di offrire a tutti un lavoro che produca un equo profitto e garantisca alle famiglie un reddito corrispondente alle loro esigenze di base. E non sempre è un fenomeno esterno. Ad esempio, in Italia c’è l’emigrazione del sud verso il nord e abbiamo tutta una regione del sud che si sta spopolando.

Penso alla povertà presente in tante zone rurali, e alla conseguente necessità di un’azione corale di ampio respiro che coinvolga molteplici forze e distinte responsabilità, civili, religiose e sociali, per porvi rimedio e per offrire valide alternative all’emigrazione.

E penso infine a quelle che possono essere considerate delle piaghe sociali, come l’eccessivo uso di alcolici tra i giovani. Per favore, abbiate cura di questo! Date ideali ai giovani, perché escano da queste trappole! E anche il fenomeno del costituirsi in bande, le quali, forti della loro conoscenza delle arti marziali, invece di usarla al servizio degli indifesi, la usano come occasione per mettere in mostra l’effimero e dannoso potere della violenza. E non dimentichiamo tanti bambini e adolescenti offesi nella loro dignità – questo fenomeno sta emergendo in tutto il mondo –: tutti siamo chiamati ad agire con responsabilità per prevenire ogni tipo di abuso e garantire una crescita serena ai nostri ragazzi.

Per la soluzione di questi problemi, come pure per una gestione ottimale delle risorse naturali del Paese – in primo luogo delle riserve petrolifere e del gas, che potrebbero offrire inedite possibilità di sviluppo – è indispensabile preparare adeguatamente, con una formazione appropriata, coloro che saranno chiamati ad essere la classe dirigente del Paese in un non lontano futuro. Mi è piaciuto quello che mi ha detto il Signor Presidente riguardo all’educazione qui. Essi potranno così avere a disposizione tutti gli strumenti indispensabili a delineare una progettualità di ampio respiro, nell’esclusivo interesse del bene comune.

La Chiesa offre come base di tale processo formativo la sua dottrina sociale. Essa costituisce un pilastro indispensabile, su cui costruire specifiche conoscenze e al quale sempre occorre appoggiarsi, per verificare se tali ulteriori acquisizioni siano andate veramente a favore dello sviluppo integrale o non risultino invece di ostacolo, producendo squilibri inaccettabili e una quota elevata di scartati, lasciati ai margini. La dottrina sociale della Chiesa non è un’ideologia, è basata sulla fraternità. È una dottrina che deve favorire, che favorisce lo sviluppo dei popoli, specialmente di quelli più poveri.

Tuttavia, se i problemi non mancano – come è per ogni popolo e per ogni epoca –, vi invito ad essere fiduciosi e a mantenere uno sguardo pieno di speranza verso l’avvenire. E c’è una cosa che vorrei dirvi, che non sta nel discorso, perché la porto dentro. Questo è un Paese bello, ma che cos’è la cosa più bella che ha questo Paese? Il popolo. Abbiate cura del popolo, amate il vostro popolo, fate cresce il popolo! Questo popolo è meraviglioso, è meraviglioso. In queste poche ora dal mio arrivo ho visto come il popolo si esprime, e il vostro popolo si esprime con dignità e con gioia. È un popolo gioioso.

Siete un popolo giovane, non per la vostra cultura e per l’insediamento su questa terra, che sono invece molto antichi, ma per il fatto che circa il 65% della popolazione di Timor-Leste è al di sotto dei 30 anni di età. Penso a due Paesi europei, dove l’età media è di 46 e 48 anni. E da voi, il 65% ha meno di 30 anni; possiamo pensare che l’età media sarà intorno ai 30 anni, un po’ meno. Questa è una ricchezza. Questo dato ci dice che il primo ambito su cui investire è per voi l’educazione. Sono contento di ciò che ho appreso dal Presidente e che state facendo. Andate avanti. Credo che ci sono già diverse Università, magari anche troppe, e in più varie scuole secondarie, cosa che forse vent’anni fa non c’era. Questo è un ritmo di crescita molto grande. Investite sull’educazione, sull’educazione nella famiglia e nella scuola. Un’educazione che metta al centro i bambini e i ragazzi e promuova la loro dignità. Sono rimasto contento vedendo i bambini sorridere, con quei denti bianchi! C’era pieno di ragazzi da tutte le parti. L’entusiasmo, la freschezza, la proiezione verso l’avvenire, il coraggio, l’intraprendenza, tipici dei giovani, uniti all’esperienza e alla saggezza degli anziani, formano una miscela provvidenziale di conoscenze e di slanci generosi verso il domani. E qui mi permetto di dare un consiglio: mettete insieme i bambini con i nonni! L’incontro dei bambini e dei nonni provoca saggezza. Pensateci. Insieme, questo entusiasmo giovanile e questa saggezza sono una grande risorsa e non permettono la passività né, tantomeno, il pessimismo.

La Chiesa Cattolica, la sua dottrina sociale, le sue istituzioni per l’assistenza e la carità ai bisognosi, quelle educative e quelle sanitarie sono al servizio di tutti e sono anch’esse una preziosa risorsa, che consente di guardare al futuro con occhi pieni di speranza. Merita apprezzamento, al riguardo, il fatto che l’impegno della Chiesa a favore del bene comune possa avvalersi della collaborazione e del sostegno dello Stato, nel quadro delle cordiali relazioni sviluppate tra la Santa Sede e la Repubblica Democratica di Timor-Leste, recepite dall’Accordo tra le Parti entrato in vigore il 3 marzo 2016. Relazioni eccellenti.

Timor-Leste, che ha saputo far fronte a momenti di grande tribolazione con paziente determinazione ed eroismo, oggi vive come Paese pacifico e democratico, che si impegna nella costruzione di una società che è fraterna, sviluppando relazioni pacifiche con i vicini nell’ambito della comunità internazionale. Guardando al vostro recente passato e a quanto è stato finora compiuto, c’è motivo di essere fiduciosi che la vostra Nazione saprà ugualmente affrontare con intelligenza, chiarezza e creatività. le difficoltà e i problemi odierni. Abbiate fiducia nella saggezza del popolo. Il popolo ha la sua saggezza, abbiate fiducia in questa saggezza.

Affido Timor-Leste e tutto il suo popolo alla protezione dell’Immacolata Concezione, celeste Patrona invocata con il titolo di Virgem de Aitara. Ella vi accompagni e vi aiuti sempre nella missione di costruire un Paese libero, democratico, solidale e gioioso, dove nessuno si senta escluso ed ognuno possa vivere in pace e dignità. Deus abençoe Timor-Leste!Maromak haraik bênção ba Timor-Lorosa’e!