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sabato 7 settembre 2024

Enzo Bianchi Il dovere della speranza

Enzo Bianchi
Il dovere della speranza


La Repubblica - 2 settembre 2024

La violenza delle guerre ai confini dell’Europa e nel Mediterraneo orientale spinge ad un pessimismo largamente condiviso che minaccia gravemente le nostre speranze. Soprattutto la sensazione di essere alla vigilia di una guerra tra i paesi della Nato e la Russia emerge a volte dalle notizie dell’espansione del conflitto e dell’intensificarsi dell’offensiva anche in terra Russa da parte dell’Ucraina. In questa situazione di depressione nella quale non sono più eloquenti le proteste, le manifestazioni nelle piazze, le indignazioni e le rare iniziative di massa a favore della pace: che cosa sperare? Sì, dobbiamo porci la domanda di tanti: “Che cosa posso sperare?”. Perché la speranza non può venir meno nell’umanità, dunque in ciascuno di noi. La speranza è al cuore della condizione umana. Infatti, l’uomo è l’unico animale che ha l’audacia di sperare. Io amo pensare il detto latino “homo spes erectus” che l’uomo si è eretto, alzato, elevato quando ha cominciato a sperare, e che proprio la speranza germinata nel suo cuore gli ha dato la postura eretta.

Perché eretto, l’uomo cammina guardando avanti, verso il futuro “impegnato in una attiva lotta contro la disperazione” (Gabriel Marcel). Ecco il dovere per il quale dobbiamo esortarci alla speranza e ravvivare la speranza anche in queste situazioni di crisi e di depressione, per attraversarle nella consapevolezza che il grande nemico della speranza è l’indifferenza nei confronti degli eventi drammatici nei quali, lo vogliamo o no, la storia ci trascina. La virtù teologale della speranza è stata sempre meditata dalla tradizione cristiana, ma ci può essere speranza per l’essere umano che non confessa di credere in Dio? Io sono convinto che ogni essere umano anche areligioso, che certo non può nutrire una speranza al di là della morte, vive però di speranza sulla terra. È la speranza che nasce dalla sua fede-fiducia nell’umanità, la quale compie un cammino di umanizzazione lottando contro le forze mortifere e malefiche sempre presenti nelle battaglie che ogni persona e ogni popolo sono chiamati ad attraversare. Affrontando le crisi drammatiche e facendo fronte alle situazioni negative gli uomini compiono un cammino verso un’umanità migliore. Non che l’essere umano sia sempre e in ogni caso migliore di quelli che lo hanno preceduto, ma ci sono tuttavia evidenti conquiste e progressi verso una vita più bella e buona, degna e retta per molti popoli.

Sì, c’è una speranza in chi abbandona le terre dell’Africa e si mette in viaggio disposto a rischiare la propria vita per approdare sulle nostre terre e trovare pane e libertà. C’è chi lascia la Siria, l’Ucraina e Gaza perché nutre la speranza di vivere alcuni anni nella pace. Ci sono poi le speranze personali di uomini e donne che nella malattia sperano una guarigione che tarda a venire o sovente impossibile.

Indubbiamente la speranza non va vissuta nella solitudine, ma per essere salda, forte la speranza va vissuta sempre insieme: si spera insieme! Si spera con tutti quando la speranza ha un orizzonte collettivo che ci fa sentire tutti sotto un unico destino. Vorrei anche dire che si spera per tutti, perché la speranza è veramente un desiderio del cuore umano capace estendere uno sguardo che abbraccia tutti.

Sperare per tutti è l’atto di piena umanità. Dice un sapiente buddista: “Sarai pienamente riuscito quando sarai capace di sperare per tutti, allora il tuo animo sarà cosmico”.
(fonte: blog dell'autore)