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lunedì 9 settembre 2024

VIAGGIO APOSTOLICO DI PAPA FRANCESCO IN ASIA E OCEANIA (2-13 settembre 2024) - Il Papa a Vanimo abbraccia la gente “esperta di bellezza” (cronaca, testo, foto e video)

VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ FRANCESCO
IN INDONESIA, PAPUA NUOVA GUINEA,
TIMOR-LESTE, SINGAPORE

(2-13 settembre 2024)


Domenica, 8 settembre 2024

PORT MORESBY - VANIMO

13:00 Partenza in aereo dall'Aeroporto Internazionale di Port Moresby “Jacksons” per Vanimo
15:15 Arrivo all'Aeroporto di Vanimo
15:30 INCONTRO CON I FEDELI DELLA DIOCESI DI VANIMO nella Spianata antistante la Cattedrale della Santa Croce
16:50 INCONTRO PRIVATO CON UN GRUPPO DI MISSIONARI nella “Holy Trinity Humanistic School” di Baro
17:40 Partenza in aereo dall'Aeroporto di Vanimo per Port Moresby
19:55 Arrivo all'Aeroporto Internazionale di Port Moresby “Jacksons”


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Il Papa a Vanimo abbraccia la gente “esperta di bellezza”:
attenti al male che imprigiona

Francesco da Port Moresby si è trasferito per un giorno con un Air Force australiano nella zona nord-ovest della Papua Guinea per visitare questa città portuale dove operano i missionari, tra cui l’amico argentino padre Martin. Tra danze, canti, suoni e migliaia di persone riversate per strada, il Pontefice ha incontrato 20 mila fedeli nella spianata davanti alla cattedrale. A loro in dono una tonnellata di aiuti tra giocattoli, medicine, vestiti. Monito contro droghe, violenze, superstizioni


Il fotogramma più toccante, in un contesto di gioia straripante scandita da canti e danze tribali, da grida di esultanza e rumori di tamburi a mano e altre percussioni, è stato l’abbraccio, quasi timido nella sua semplicità, a padre Martin Prado. Due amici che si ritrovano, dopo anni di lettere e telefonate, finalmente dal vivo: il Papa argentino, quasi 88 enne, pellegrino nel Sud-Est asiatico e in Oceania, e il missionario, pure argentino, 35 anni, da dieci in Papua Nuova Guinea, esattamente a Vanimo, dove assiste le comunità dei villaggi anche più sperduti. Proprio l’incoraggiamento alla missione sua e degli altri confratelli è tra i motivi per cui Francesco ha voluto farsi presente a Vanimo, città più grande e popolosa della provincia di Sandaun e del distretto di Vanimo-Green River, sulla costa nord-occidentale del Paese, ai confini con l’Indonesia. A questa gente il Papa ha portato una tonnellata di aiuti tra vestiti, giocattoli e medicine.

La folla all'incontro del Papa con i fedeli della diocesi di Vanimo

Accoglienza festante

Una porzione di Papua quasi sperduta, Vanimo, circondata da una spiaggia di sabbia bianca di fronte al Pacifico, che il Papa ha raggiunto grazie ad un C130 dell’Air Force messo a disposizione dall’Australia. Partito alle 12.18, ora locale, il velivolo militare con a bordo il Pontefice, il seguito e un ristretto gruppo di giornalisti, è atterrato due ore dopo sotto un sole cocente mentre nell’aria arrivava l’eco di canti femminili intonati da donne - anche molto anziane - indigene, seminude o vestite con gli abiti della festa. Due cordoni iniziati all’aeroporto e proseguiti fino alla spianata verde antistante la cattedrale lignea di Vanimo. Lì da un palco rosso, adornato da fiori tropicali e nastri gialli e bianchi, Papa Francesco ha dato il suo abbraccio a 20 mila fedeli, di tutte le età e tribù. La metà dei circa 41.656 cattolici che abitano le 25 parrocchie presenti.

Un catechista mette un copricapo tradizionale della Papua sul capo di Francesco

Esperti di bellezza

“Esperti di bellezza” li ha definiti il Papa. Bellezza data dalla natura ma anche dall’anima di questa gente. Una bellezza, tuttavia, ferita da rivalità, divisioni tribali, da paure date da superstizione e magia, da sfruttamento, alcool e droghe: “Mali che imprigionano e rendono infelici tanti fratelli e sorelle, anche qui”, ha messo in guardia Jorge Mario Bergoglio nel suo discorso, preceduto dal saluto del vescovo locale, Francis Meli, e le testimonianze di un catechista, una religiosa, una famiglia e una bambina della Lujan Home for Girls.

Il dono di un copricapo piumato

Maria Joseph il suo nome e sulla testa del Pontefice ha posto un copricapo di piume, pelle e pelliccia, simbolo di autorità. Francesco ha voluto indossarlo per diversi minuti, mentre la folla esplodeva in un applauso. A sorvegliare tutto dal palco, una copia di “Mama Lujan”, la Vergine di Luján, patrona dell’Argentina alla quale il Papa ha voluto rendere un piccolo omaggio con una Rosa d'oro. Prima, lungo il breve tragitto fino alla spianata, ha invece distribuito caramelle (anche alcuni lecca-lecca argentini) ai tanti, tantissimi, bambini che con bandierine e palloncini accennavano a passi di danza ai lati del marciapiede e si schermivano dinanzi a smartphone e telecamere.

Alcuni giovani all'incontro di Vanimo

Terra di missione

Il caldo superava i 30 gradi, l’umidità era all’81%, le mosche e altri insetti si appiccicavano al viso e alle braccia, e nella bocca si mangiava la polvere. Tutto però gridava “bellezza” in questa terra ai confini del mondo a cui il Vescovo di Roma si è fatto presente come pastore, portando il suo sostegno spirituale e materiale. “Sono contento di incontrarvi in questa terra meravigliosa, giovane e missionaria!”, ha esordito Papa Francesco, ricordando la storia di missione di questi luoghi iniziata nella metà del XIX secolo e sviluppatasi nel tempo con l’aiuto ai fratelli, nella cura pastorale, nell’istruzione, nell’assistenza sanitaria e in molti altri ambiti, con neanche poche difficoltà. Proprio queste opere materiali, come chiese, scuole e ospedali, strutture dall’architettura semplice e dall’aspetto povero che si vedono lungo le strade, “testimoniano attorno a noi che Cristo è venuto a portare salvezza a tutti, perché ciascuno fiorisca in tutta la sua bellezza per il bene comune”, ha detto il Papa.

Il saluto del Papa ai fedeli di Vanimo

Una natura che evoca l'Eden

Ha poi spostato lo sguardo verso il panorama circostante, una natura incontaminata che sembra condensare in sé le particolarità dell’Amazzonia o dei Caraibi, facendo apparire Vanimo quasi come un quadro di diverse gradazioni di verde e di blu. “Voi qui siete ‘esperti’ di bellezza, perché ne siete circondati! Vivete in una terra magnifica, ricca di una grande varietà di piante e di uccelli, in cui si resta a bocca aperta davanti a colori, suoni e profumi, e allo spettacolo grandioso di una natura che esplode di vita, evocando l’immagine dell’Eden!”, ha esclamato il Papa. Questa ricchezza, ha aggiunto, è un dono del Signore “perché viviate anche voi così, uniti in armonia con Lui e con i fratelli, rispettando la casa comune e custodendovi a vicenda”.

La bellezza dentro ognuno di noi

Lo spettacolo non è solo fuori ma anche dentro a ognuno di noi: “Ciò che cresce in noi quando ci amiamo a vicenda”. E “diffondere ovunque, attraverso l’amore di Dio e dei fratelli, la bellezza del Vangelo di Cristo” è la missione che spetta a ciascuno, ha ricordato il Papa. Alcuni la compiono affrontando lunghi viaggi, per raggiungere le comunità più lontane, a volte lasciando la propria casa. È “una cosa bellissima” e la comunità deve sostenerli, ha esortato, così anche da riuscire a “conciliare le esigenze della missione con le responsabilità della famiglia”. Un altro modo per aiutare i missionari “è che ciascuno di noi promuova l’annuncio missionario là dove vive: a casa, a scuola, negli ambienti di lavoro, perché dappertutto, nelle foreste, nei villaggi e nelle città, alla bellezza deipanorami corrisponda quella di una comunità in cui ci si vuole bene”.

Il Papa ascolta una delle testimonianze all'incontro di Vanimo

Grande orchestra

È così che si formerà “una grande orchestra” capace di “ricomporre le rivalità, di vincere le divisioni - personali, familiari e tribali - di scacciare dal cuore delle persone la paura, la superstizione e la magia; di porre fine a comportamenti distruttivi come la violenza, l’infedeltà, lo sfruttamento, l’uso di alcool e droghe: mali che imprigionano e rendono infelici tanti fratelli e sorelle, anche qui”. “Ricordiamolo - ha concluso Francesco - l’amore è più forte di tutto questo e la sua bellezza può guarire il mondo”.

Per chilometri in papamobile

Da qui un pensiero ai bambini, con i loro “sorrisi contagiosi” e la “gioia prorompente, che sprizza in ogni direzione”. “Siete l’immagine più bella che chi parte da qui può portare con sé e conservare nel cuore!”, ha scandito. E di questa bellezza il Papa ha voluto goderne ancora a lungo, lanciandosi in un lunghissimo percorso in in golf kart dalla spianata fino alla scuola dove ha poi incontrato padre Martin e gli altri missionari argentini privatamente. Chilometri e chilometri tra baracche nel fango e palafitte sull’acqua, distese verdi e cespugli variopinti. Tra cartelloni di tutti i generi con il volto del Papa, accostato a quello della Madonna o a messaggi di benvenuto. Chilometri puntellati da gente, donne e bambini soprattutto, abbigliati con tuniche sgargianti o t-shirt di due taglie più grandi, con i loro volti meticci, dai tratti talvolta asiatici talvolta africani, con i loro capelli rasta, con le treccine o le zazzere ricciolute, diversi ma tutti con gli stessi occhi. Neri, rotondi, profondi, oggi ricolmi di gratitudine.
(fonte: Vatican News, articolo di Salvatore Cernuzio 08/09/2024)

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INCONTRO CON I FEDELI DELLA DIOCESI DI VANIMO

DISCORSO DEL SANTO PADRE

  Spianata antistante la Cattedrale della Santa Croce (Vanimo, Papua Nuova Guinea)
Domenica, 8 settembre 2024


Cari fratelli e sorelle, buon pomeriggio!

Ringrazio il Vescovo per le parole che mi ha rivolto. Saluto le Autorità, i sacerdoti, le religiose e i religiosi, i missionari, i catechisti, i giovani, i fedeli – alcuni venuti da molto lontano – e voi, carissimi bambini! Grazie a Maria Joseph, Steven, Suor Jaisha Joseph, David e Maria per quello che avete condiviso. Sono contento di incontrarvi in questa terra meravigliosa, terra giovane e missionaria!

Come abbiamo sentito, dalla metà del XIX secolo la missione qui non si è mai interrotta: religiose, religiosi, catechisti e missionari laici non hanno smesso di predicare la Parola di Dio e di offrire aiuto ai fratelli, nella cura pastorale, nell’istruzione, nell’assistenza sanitaria e in molti altri ambiti, affrontando non poche difficoltà, per essere per tutti strumento “di pace e di amore”, come ha detto Suor Jaisha Joseph.

Così le chiese, le scuole, gli ospedali e i centri missionari testimoniano attorno a noi che Cristo è venuto a portare salvezza a tutti, perché ciascuno fiorisca in tutta la sua bellezza per il bene comune (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 182).

Voi qui siete “esperti” di bellezza, perché siete circondati di bellezza! Vivete in una terra magnifica, ricca di una grande varietà di piante e di uccelli, in cui si resta a bocca aperta davanti ai colori, suoni e profumi, e allo spettacolo grandioso di una natura che esplode di vita, evocando l’immagine dell’Eden!

Ma questa ricchezza il Signore ve l’affida come un segno e uno strumento, perché viviate anche voi così, uniti in armonia con Lui e con i fratelli, rispettando la casa comune e custodendovi a vicenda (cfr Messaggio per la celebrazione della V Giornata Mondiale di Preghiera per la cura del creato, 1° settembre 2019).

Guardandoci attorno, vediamo quanto è dolce lo scenario della natura. Ma rientrando in noi stessi, ci accorgiamo che c’è uno spettacolo ancora più bello: quello di ciò che cresce in noi quando ci amiamo a vicenda, come hanno testimoniato David e Maria, parlando del loro cammino di sposi, nel sacramento del Matrimonio. E la nostra missione è proprio questa: diffondere ovunque, attraverso l’amore di Dio e dei fratelli, la bellezza del Vangelo di Cristo (cfr Evangelii gaudium, 120)!

Abbiamo sentito come alcuni di voi, per farlo, affrontano lunghi viaggi, per raggiungere anche le comunità più lontane, a volte lasciando la propria casa, come ci ha detto Steven. Fanno una cosa bellissima, ed è importante che non siano lasciati soli, ma che tutta la comunità li sostenga, perché possano svolgere serenamente il loro mandato, specialmente quando devono conciliare le esigenze della missione con le responsabilità della famiglia.

C’è però anche un altro modo in cui possiamo aiutarli, ed è che ciascuno di noi promuova l’annuncio missionario là dove vive (cfr Conc. Ecum. Vat. II, Decr. Ad gentes, 23): a casa, a scuola, negli ambienti di lavoro, perché dappertutto, nelle foreste, nei villaggi e nelle città, alla bellezza dei panorami corrisponda la bellezza di una comunità in cui ci si vuole bene, come Gesù ci ha insegnato quando ci ha detto: «Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,35; cfr Mt 22,35-40).

Formeremo così, sempre più, come una grande orchestra – che piace tanto a Maria Joseph, la nostra violinista – capace, con le sue note, di ricomporre le rivalità, di vincere le divisioni – personali, familiari e tribali –; di scacciare dal cuore delle persone la paura, la superstizione e la magia; di porre fine a comportamenti distruttivi come la violenza, l’infedeltà, lo sfruttamento, l’uso di alcool e droghe: mali che imprigionano e rendono infelici tanti fratelli e sorelle, anche qui.

Ricordiamolo: l’amore è più forte di tutto questo e la sua bellezza può guarire il mondo, perché ha le sue radici in Dio (cfr Catechesi, 9 settembre 2020). Diffondiamolo, perciò, e difendiamolo, anche quando il farlo può costarci qualche incomprensione, qualche opposizione. Ce lo ha testimoniato, con le parole e con l’esempio, il Beato Pietro To Rot – sposo, padre, catechista e martire di questa terra –, che ha donato la sua vita proprio per difendere l’unità della famiglia di fronte a chi voleva minarne le fondamenta.

Cari amici, molti turisti, dopo aver visitato il vostro Paese, tornano a casa dicendo di aver visto “il paradiso”. Si riferiscono, in genere, alle attrazioni paesaggistiche e ambientali di cui hanno goduto. Noi però sappiamo che, come abbiamo detto, il tesoro più grande non è quello. Ce n’è un altro, più bello e affascinante, che si trova nei vostri cuori e che si manifesta nella carità con cui vi amate.

È questo il dono più prezioso che potete condividere e far conoscere a tutti, rendendo Papua Nuova Guinea famosa non solo per la sua varietà di flora e di fauna, per le sue spiagge incantevoli e per il suo mare limpido, ma anche e soprattutto per le persone buone che vi si incontrano; e lo dico specialmente a voi, bambini, con i vostri sorrisi contagiosi e con la vostra gioia prorompente, che sprizza in ogni direzione. Siete l’immagine più bella che chi parte da qui può portare con sé e conservare nel cuore!

Vi incoraggio, perciò, ad abbellire sempre più questa terra felice con la vostra presenza di Chiesa che ama. Vi benedico e prego per voi. E vi raccomando: anche voi pregate per me. Grazie.

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Foto e video











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Al confine tra Asia e Oceania, il Papa incoraggia l'opera dei missionari tra le tribù

Il Papa nel pomeriggio, dopo la tappa a Vanimo per l'incontro con 20 mila persone nella spianata davanti alla cattedrale, si è trasferito nel vicino villaggio per incontrare privatamente nella Holy Trinity Humanistic School i quattro missionari argentini che svolgono un'opera costante anche tra le comunità più isolate nella giungla. Migliaia di persone per le strade a gettare fiori e salutare il passaggio del Pontefice, danze e canti tribali in suo onore

Il Papa con un bimbo della Holy Trinity Humanistic School per l'incontro con i missionari a Baro

Quantificarli sarebbe impossibile. Erano in piedi per strada a lanciare foglie e petali di fiori, seduti su sedie di plastica o a terra lungo la parte sterrata, affacciati dalle finestre delle palafitte sulla riva dell’oceano. Sbucavano da dietro i cespugli o da sotto capanne. Si posizionavano all’ombra dei cartelloni con il volto del Papa e la scritta “Welcome”. Rimanevano in ordine, solo qualcuno ogni tanto tagliava la strada per passare dall’altra parte. Centinaia di migliaia di persone, di volti, di occhi abbinati a sorrisi sghembi e incorniciati da copricapi indigeni, tagli rasati e strane acconciature o semplicemente da folti ricci, hanno accompagnato i circa 6 km di tragitto del Papa dalla spianata antistante la cattedrale di Vanimo al villaggio di Baro, frazione ancora più vicina alla zona di confine della Papua Nuova Guinea. Più avanti c'è l’Indonesia; prima, quella che le tribù locali chiamano il Bush, alla lettera il cespuglio, la giungla profonda dove vivono comunità isolate dal mondo e dal suo sviluppo.

L'incontro coi missionari

Dopo l’incontro con 20 mila abitanti della diocesi papuana, seconda città visitata in Papua Nuova Guinea oltre alla capitale Port Moresby, Papa Francesco ha voluto recarsi a Baro per incontrare i missionari argentini lì attivi da anni, tra cui padre Martin Prado, 35 anni, sua vecchia conoscenza e contatto costante in questi anni. La Holy Trinity Humanistic School, scuola cattolica gestita dalla parrocchia di Holy Trinity e dall’Istituto del Verbo Incarnato, presente in questi territori dal 1997, è stato il luogo dell’incontro. Un edificio scolastico fondato nel 1964 dai Missionari Passionisti che, diviso in una scuola primaria di oltre 400 studenti e una nuova scuola media di 100 studenti, vuole offrire agli allievi un’educazione umanistica cattolica.

Il Papa in macchina verso il villaggio di Baro per incontrare i missionari e la popolazione

Danze e canti

In questa struttura bianca a due piani, il Papa è arrivato dopo aver attraversato due ali di folla danzanti con gruppi che si diversificavano in base a trucco e costumi. Alcuni erano quasi del tutto nudi, altri portavano conchiglie, foglie e indumenti di legno e paglia. “Ogni gruppo etnico ha il proprio abito di riconoscimento”, spiega un missionario locale. “Pure le danze sono tutte diverse. Quelle offerte al Papa in questi giorni sono danze riservate alle massime autorità”. Per buona parte della strada in golf kart, Francesco ha assistito a questi tributi d’onore, scanditi dal suono del tamburo kundu o da canti gutturali, dal finestrino dell’auto bianca, parcheggiata poi nel cortile della Holy Trinity School.

Un bimbo cieco offre un dono al Papa

Carezze ai bambini

Ad attenderlo c’era un gruppo anche lì incalcolabile di bambini con la maglia arancione dell’istituto, tutti in fila ordinati, sotto in giardino o sopra i balconi. La compostezza è una delle caratteristiche della popolazione papuana, capaci di manifestazioni di entusiasmo oltre ogni aspettativa a un religioso silenzio in pochi istanti. Tutta in silenzio si è svolta infatti la cerimonia d’arrivo del Pontefice con due bambini ciechi che gli hanno offerto collane di fiori e di piume. Lui ha ricambiato con rosari e caramelle e, ad uno dei due, che gli ha affondato il viso nella talare bianca, ha fatto delle carezze sulla testa.

L'esibizione dell'orchestra della scuola

Il silenzio è stato interrotto dal coro nella School & Queen of Paradise Hall dove l’orchestra dell’istituto si è esibita con brani con archi e percussioni del repertorio classico. Il Papa ha elogiato la bravura degli allievi ai quali ha portato in dono diversi strumenti musicali. Tutto è merito del direttore Jesus Briceño, venezuelano che per metà anno vive in Venezuela e, l’altra metà, in Papua Nuova Guinea. Con i giovani delle tribù usa il meto abreu, molto famoso in America Latina, che consiste nell’utilizzare la musica per offrire un’opportunità di riscatto a ragazzi altrimenti in situazioni di disagio: “Iniziano a studiare e fare cose belle”, racconta. Da cinque anni Jesus è a Vanimo e ora guida un gruppo di circa 120 ragazzi tra cui la piccola Maria Joseph, violinista, che ha condiviso la sua testimonianza con il Papa. “Sono orgoglioso di questi risultati”, dice.

Il concerto della piccola orchestra della Holy Trinity Humanistic School

L'opera delle suore

La tappa successiva di Francesco è stata su un palchetto allestito con fiori, piante, fiocchi e alcune ‘composizioni’ con la Madonna di Lujan, la Vergine patrona dell’Argentina, la cui devozione è fortemente vissuta tra gli abitanti del villaggio che la chiamano Mama Lujan. Merito di padre Martin e gli altri missionari dell’Argentina e pure delle suore che collaborano alla missione, le Servidoras del Señor y de la Virgen de Matará, braccio femminile dell’Ive, le quali svolgono diversi apostolati nelle parrocchie, dedicandosi in particolare ai malati. Alla Madonna patrona del popolo porteño hanno intitolato pure una struttura, la “Casa di Lujan”, dove accolgono ragazze vittime di violenza e abusi, spesso anche dalle loro stesse famiglie che le accusano di stregoneria. Non provengono da Vanimo ma da villaggi e regioni limitrofe da cui scappano per fuggire a morte certa.

Papa Francesco posa per una foto con le suore che collaborano alla missione a Vanimo

In missione nella foresta

Le suore, come detto, aiutano i missionari del Verbo incarnato – due preti di vita attiva e due monaci - in questa non sempre facile evangelizzazione in luoghi dove si vive un cristianesimo delle origini. Dove cioè gli attuali missionari sono i primi a mettere piede in queste terre per portare la Buona Novella. Curano le varie “cappelle”, raccontano loro stesse, e fanno lunghi viaggi in posti isolati dove restano per giorni e giorni insieme alle comunità. “Lavoriamo al processo di inculturazione con comunità legate alla natura e al rapporto con la terra”.

Questo servizio è uno dei temi principali dell’incontro riservato del Papa con i suoi conterannei e un gruppo di religiose, alcune venute pure dalle Isole Salomone ed entrate a turno nel piccolo saloncino per salutare Francesco. Racconta ai media vaticani, padre Miguel de La Calle: “Abbiamo parlato della missione e ci ha dato consigli e suggerimenti. Abbiamo parlato dell’Argentina, del nostro Istituto, ma il Santo Padre sa già tutto perché sta sempre in contatto con padre Martin, quindi non siamo entrati nel dettaglio, sono stati discorsi generali. Poi ha assaggiato il mate e la torta fredda… Siamo molto contenti che è venuto, così come tutti voi”. “Siamo contenti”, lo dice pure padre Martin, di corsa per gli ultimi saluti prima della ripartenza per Port Moresby con il C130 dell’Air Force australiano: “Non possiamo ancora credere che il Papa è stato qui con noi. Una cosa bellissima, bellissima. Un corazón muy grande quello del Santo Padre di venire qua”.
(fonte: Vatican News, articolo di Salvatore  Cernuzio 08/09/2024)

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Foto e video









 






 


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Papa Francesco è rientrato da Vanimo a Port Moresby

Il volo papale con a bordo il Pontefice, il suo seguito e un ristretto gruppo di giornalisti, è atterrato dopo due ore di traversata all'aeroporto della capitale alle 19.52 ora locale (le 11.52 in Italia). Domani, 9 settembre, dopo l'incontro con i giovani nello stadio, il trasferimento nel Timor orientale, terza tappa del 45mo viaggio apostolico che si chiuderà a Singapore

Il Papa accolto nell'areporto di Port Moresby

La promessa è andata a segno, è stata esaudita: quella che Francesco aveva fatto ai missionari di Vanimo, in particolare all'amico argentino di lunga data padre Martin Prado, dell'Istituto del Verbo Incarnato, da dieci anni in Papua Nuova Guinea. La promessa di trascorrere alcune ore in questo lembo di terra affacciato sull'oceano ai confini con l'Indonesia. Ora si conclude con il rientro a Port Moresby dove l'aereo militare C-130, messo a disposizione per questa trasferta interna, è atterrato alle 19.52 ora locale (mattina in Italia) dopo poco più di due ore dal decollo.

La missione di incoraggiamento a chi si adopera per portare l'annuncio evangelico nella remota foresta tra gli indigeni, con l'appello alla difesa della bellezza del creato contro ogni forma di accaparramento esterno e di conflitto interetnico, a chi sostiene l'educazione scolastica, a chi vive lo stile comunitario come i primi discepoli di Gesù, è e resterà una perla preziosa per la gente di Vanimo. È sera, il Papa si avvia verso la Nunziatura per cenare in privato e riposare.

Guarda il video sulla seconda giornata di Francesco in Papua Nuova Guinea


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Vedi anche il post precedente: