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sabato 2 marzo 2024

Enzo Bianchi - L’unico popolo della Chiesa

Enzo Bianchi
L’unico popolo della Chiesa 


La Repubblica - 26 Febbraio 2024

Ho vissuto in Israele e vi sono andato più volte tanto da poter dire che conosco abbastanza quella terra: Israele che la abita e i palestinesi ancora presenti nei confini dello stato e nei territori occupati. Ho conosciuto anche i cristiani palestinesi arabi e gli altri cristiani (greci, armeni, copti, cattolici, luterani, anglicani) che vivono da tempo in quella terra che per loro è “terra santa”, la terra dei padri e di Gesù di Nazareth, la terra degli Apostoli. Così ho dovuto prendere atto della complessità dei rapporti tra Israele e i palestinesi, rapporti sovente segnati da manifestazioni di violenza, di terrorismo, da battaglie di resistenza ma anche da una guerra come l’attuale, scoppiata dopo il massacro perpetuato da Hamas il 7 ottobre scorso. Una guerra che è non solo di difesa (ammesso che possano esserci guerre di difesa) ma è guerra di vendetta con una carneficina moltiplicata centinaia di volte. Dopo quasi cinque mesi in cui le vittime palestinesi, asserragliate nella striscia di Gaza, hanno superato le trentamila, forse si abbozza una possibilità di fuga, ma certamente non una pace. Per ora non vediamo sbocchi al conflitto sempre rimandato e atteso da parte dei palestinesi come conflitto totale, mentre da parte israeliana si continua a sperare e a operare perché i palestinesi lascino la loro terra e trovino collocazione in altre nazioni dove già sono numerosi i profughi o gli immigrati.

Questo è un conflitto anche religioso? Israele è entrato in quella terra più di tremila anni fa, uscendo dalla schiavitù dell’Egitto, e ha goduto da allora di un’autonomia che è durata quattro secoli, da David fino alla distruzione di Gerusalemme da parte dei babilonesi (587 a. C.). Ma successivamente non è quasi mai vissuto nell’indipendenza, occupato da potenze mondiali prima orientali e poi occidentali. Così la terra di Israele ha visto un aumento della popolazione palestinese fino al ritorno degli ebrei nel secolo scorso e alla fondazione dello Stato di Israele.

Sì, ora gli ebrei abitano la loro terra e credono, sulla base della Scrittura (Tanakh) che questo evento sia voluto da Dio che a loro ha promesso e dato questa terra. Di fronte a tale convinzione i cristiani possono solo avere rispetto perché condividendo con gli ebrei la Bibbia ebraica, che essi chiamano Antico Testamento, conoscono l’alleanza di Dio con Israele e il dono della terra. Ma resta vero che, come indica la Lettera agli Ebrei, questa promessa non riguarda i cristiani, che sono senza patria qui sulla terra e aspettano una patria promessa nel cielo. Per questo non possono avere pretese di possesso né su Israele né su Gerusalemme. Costantino chiama questa terra “Santa” per i cristiani, secoli dopo anche l’Islam la chiamerà “la santa” credendo che in essa sia avvenuta l’ascensione di Maometto al cielo. Tuttavia anche l’Islam non può pretendere un possesso della terra, al massimo un diritto al pellegrinaggio.

Così Israele oggi ha la sua terra e questo è un segno escatologico anche per i cristiani. Ciò non esclude una convivenza con i palestinesi perché da sempre Israele ha annoverato nella sua terra stranieri, in tutta la sua storia e, va detto, i palestinesi sono nati su quella terra che, pertanto, appartiene anche a loro.

Per uscire da questa concorrenza nel possesso della terra occorrerà da un lato la creazione di uno stato palestinese nei territori ora occupati e una convivenza in Israele di ebrei e palestinesi. Bisognerà però che i palestinesi smettano di pensare che generando molti figli potranno espellere gli ebrei dalla terra, mentre gli ebrei dovranno rinunciare al disegno di cacciare i palestinesi dalla terra comune. Forse i cristiani palestinesi potrebbero attuare processi di riconciliazione, ma occorrerebbe che cessassero le ostilità degli ebrei verso i cristiani.

Quanto al dialogo teologico, la chiesa può e deve condurlo con presenza e cura con gli ebrei credenti perché la chiesa non può fare a meno di dialogare con l’Israele di Dio, l’Israele delle alleanze e delle benedizioni che vive accanto a lei e con lei dovrebbe essere benedizione per tutta la terra, fino la giorno dell’unità in un solo popolo del Signore.
(fonte: blog dell'autore)