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martedì 19 marzo 2024

Mons. Giovanni D’Ercole - San Giuseppe ci insegna a essere papà, cioè ad amare oltre i nostri limiti.

Mons. Giovanni D’Ercole
San Giuseppe ci insegna a essere papà,
cioè ad amare oltre i nostri limiti.


Auguri a voi, papà, in qualunque forma lo siate, biologica, fisica o spirituale! Guardando a san Giuseppe emerge la bellezza della paternità, che oggi come ieri, forse ancora più di ieri, è la prima e più forte delle avventure: dare la vita e coltivarla con pazienza e amore. Stupendo essere e sentirsi padre: Vero? Lo so, non è proprio poesia né passeggiata di piacere, e non lo fu neppure per l’artigiano Giuseppe di Nazareth, ma resta indiscutibilmente la più bella delle fortune per noi maschi. Peccato che oggi molti siano tentati di rinunciare a questa sfida che è in fondo quella di vivere e dare vita. Non abbiate paura e non entrate in crisi se non vi sentite papà ideali, senza difetti e talmente fragili da non capire più i vostri figli e accettare come un tempo vostra moglie.

In fondo nemmeno san Giuseppe fu davvero un padre ideale. Infatti, più che ideale, appare un padre concreto travolto, come tutti, dalla vita che si dona attraverso di lui, ma lui ancor più ebbe a vivere di fiducia se pensiamo in quali condizioni dovette affrontare ostacoli d’ogni tipo. Camminò senza tutto capire e fidandosi di Dio; camminando in silenzio riuscì a fare della sua casa il “nido” protettivo nel quale crebbe Gesù, e rimase sempre sino alla morte nel nascondimento quotidiano d’una umile dimora a Nazareth. La sua regola fu quella d’ogni papà che non è scritta in nessun libro perché l’insegna la fatica della vita: cercare ogni giorno di fare il massimo per gli altri con le poche risorse che possiede il cuore, in ogni caso sempre capace d’inventare energie d’amore.

Scrive Fabrice Hadjadj: “La materia dell’uomo è impastata di spirito, e il suo sesso, lungi dall’essere un residuo bestiale, è una sorta di esorbitante reliquia”. E ancora: “Quando ci si sposa, si raccolgono tutte le donne, in una. Bisogna essere sufficientemente contemplativi per accorgersene”. Scrittore e pensatore francese dal nome arabo, ebreo per formazione e convertito al cattolicesimo, nel suo libro “Essere padre oggi. Un san Giuseppe per i tempi postmoderni” (agosto 2022), riflette sulla verità dell’Incarnazione di un Dio che si fa carne per rendersi presente e visibile all’uomo. Lo scrive a partire dalla sua esperienza sulla paternità di san Giuseppe presentandolo come uno dei tanti padri e custodi, punti di riferimento per i loro figli.

Generalmente si pensa a san Giuseppe come a un uomo speciale, un papà speciale e un marito speciale, invece qui appare un papà comune, confrontato senz’averlo scelto a una missione divino-umana: allevare, proteggere ed educare non un bambino qualsiasi, ma Gesù, il figlio di Dio, la carne del Verbo. Scoprì Gesù nella sua umanità che rinuncia di fatto alle sue prerogative divine e vive una vita come tutti, segnata da tentazioni, malattie, sofferenze e contrattempi imprevisti, accettando persino la morte in croce. Suo Padre, il Padre celeste, non ha riservato a Gesù una condizione speciale, genitori speciali, amici speciali, ma una condizione simile a quella di ogni famiglia.

In questo libro, che vi suggerisco di offrire in dono al vostro sposo, padre biologico o spirituale, lo scrittore Fabrice Hadjadj, padre di ben 9 figli, ci fa scoprire un san Giuseppe, una Maria madre di Gesù, e il contesto necessario per capire perché Il Figlio di Dio si è fatto uomo e ha voluto vivere tra gli uomini. Sono dodici lezioni che formano una piccola guida pratica, intelligente e leggera, per questi nostri tempi così incerti e precari, cercando risposte agli interrogativi più profondi ma anche pratici della vita quotidiana. Sono dieci passi verso la felicità familiare che cammina con i piedi per terra, ma il cuore lanciato già verso il cielo. “Quando mi avvertiranno che alla fine del mondo non manca che un solo anno, non rinuncerò ad amare mia moglie, ad avere con lei un altro bambino, a fare scoprire agli altri miei cinque figli, la poesia di Dante… Perché so che questa vita non serve per avere un futuro ma perché ciascuno abbia la vita eterna”.

Mons. Giovanni D’Ercole, vescovo emerito di Ascoli Piceno

(fonte: Faro di Roma -19/03/2024)