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giovedì 7 marzo 2024

Associazionismo cattolico «contro i «mercanti di morte»

Associazionismo cattolico «contro i «mercanti di morte»

L’appello ai parlamentari per evitare lo smantellamento della legge del 1990 che regola l’esportazione delle armi. 
Zanotelli: «Pazzia collettiva». Don Ciotti: «Mai dimenticare di essere malati di pace». Ricchiuti: «Ci vuole più coraggio»

Padre Alex Zanotelli alla conferenza stampa delle associazioni cattoliche sul commercio delle armi (foto Gennari)

«Sono indignato per quello che sta accadendo. Siamo alla pazzia collettiva. In questo momento la legge 185/90 non deve passare per le mani dei deputati». Padre Alex Zanotelli, missionario comboniano, è incredulo difronte «al silenzio assordante» seguito al tentativo di procedere al progressivo smantellamento della legge 9 luglio 1990 n. 185, la quale disciplina l’import-export di armi. Il 21 febbraio scorso, infatti, il Senato, con 83 voti a favore e 43 contrari, ha dato il via libera a una revisione della norma che renderebbe meno trasparenti i sistemi e il controllo parlamentare che attualmente regolano il commercio di armi e l’operato delle banche che ne finanziano le transazioni. Qualora la Camera dovesse approvare la modifica, non sarà più possibile sapere quali banche finanziano le esportazioni di armi.

Alla vigilia del voto alla Camera e della seconda Giornata internazionale per la consapevolezza sul disarmo e la non proliferazione che ricorre il 5 marzo, l’associazionismo cattolico, che aderisce all’appello della Rete pace e disarmo, ha indetto una conferenza stampa svoltasi questa mattina, lunedì 4 marzo, al Focolare meeting point per dire no alla modifica di una «legge che ci invidia l’Europa» ha affermato padre Zanotelli. Per il sacerdote comboniano, tra i principali promotori della 185/90, «mai come in questo momento è necessaria una norma che regoli l’esportazione delle armi. L’Italia è tra i principali produttori di armi e al terzo posto c’è l’ex Finmeccanica, Leonardo, che ha triplicato il valore in borsa».


Don Luigi Ciotti, fondatore del gruppo Abele e presidente di Libera, ricordando le parole di don Tonino Bello, ha affermato che «non dobbiamo mai dimenticare di essere malati di pace. È una malattia dalla quale non dobbiamo guarire. Ci sono momenti in cui tacere diventa una colpa e parlare un dovere civile». L’incontro di questa mattina ha unito «una sinfonia di voci», ha affermato monsignor Giovanni Ricchiuti, presidente Movimento Pax Christi Italia. «È demoralizzante la visione di un mondo nel quale non si vuol capire che questa non è la strada per la riconciliazione tra i popoli – ha aggiunto -. Ci vuole più coraggio, noi vescovi dovremmo avere più parresia».

Preoccupazione per la crescita della produzione delle armi è stata espressa anche dal parlamentare Paolo Ciani per il quale «c’è un tentativo culturale di normalizzare la guerra e di portare a familiarizzare con le armi. Dobbiamo essere un pungolo». Adriano Ramonda, della presidenza della Comunità Papa Giovanni XXIII, ha ribadito che è «urgente un radicale cambio di prospettiva» e tra le proposte avanzate al Governo c’è quella «dell’istituzione del Ministero della Pace, idea che sosteneva con passione don Oreste Benzi», «un confronto allargato a livello nazionale e internazionale» e « una riflessione sulla funzione della Nato, che potrebbe evolvere da patto militare ad alleanza per la costruzione della Pace mondiale attraverso la cooperazione e lo sviluppo fra gli Stati».


Le associazioni cattoliche presenti alla conferenza hanno inoltre ribadito l’adesione all’invito della Rete pace e disarmo di inviare una lettera ai parlamentari. È questo il momento «di lavorare insieme per evitare che l’umanità perda di vista il fine e l’orizzonte», ha detto Cristiana Formosa, mentre Giuseppe Notarstefano, presidente Azione cattolica italiana, ritiene «necessario dare voce alle centinaia di migliaia di giovani che quotidianamente si impegnano nell’artigianato di pace». Per Stefano Tassinari, vice presidente delle Acli, «se continua questo vuoto della politica estera i nostri figli rischiano di tornare ad indossare l’elmetto». Maria Elena Lacquaniti, coordinatrice Commissione globalizzazione e ambiente della Federazione Chiese evangeliche in Italia, ha osservato che se nelle rispettive diversità si riuscisse ad ottenere un risultato «allora vorrà dire che siamo una potenza che anche disarmata è in grado di ribaltare un modello economico ritenuto vincente».
(fonte: romasette, articolo di Roberta Pumpo 04/03/2024)