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lunedì 27 febbraio 2023

L’arcidiocesi di Genova invece di eliminare i padrini ha deciso di formarli. Chapeau

L’arcidiocesi di Genova invece di eliminare i padrini ha deciso di formarli. Chapeau


Il problema è reale: che senso ha coinvolgere amici e familiari nel sacramento del Battesimo se non c’è una seria assunzione di responsabilità da parte loro riguardo all’accompagnamento del bambino nel suo cammino di formazione cristiana? Per non parlare del rischio che il ruolo del padrino sia attribuito con criteri mondani, come un segno di deferenza ad esempio, o peggio.
Queste difficoltà hanno suggerito a diversi vescovi la decisione di eliminare nelle proprie diocesi la figura del padrino e quella della madrina. Ma è la soluzione giusta o non piuttosto una fuga dai rischi?

L’arcivescovo di Genova, il francescano Marco Tasca, ha deciso di intraprendere una strada diversa: invece di eliminare i padrini ha deciso di formarli.
“A coloro che sono chiamati a svolgere il servizio di padrino e di madrina è chiesto di far parte della Comunità cristiana, attraverso un cammino di fede condiviso con altri fratelli e che comprenda, anche in modo graduale: la messa domenicale, un momento di riscoperta o approfondimento della fede, di nutrimento spirituale, di condivisione con i fratelli e di servizio nella carità. […] Coloro che non vogliono partecipare ai momenti di crescita spirituale come sopra proposti non abbiano i requisiti richiesti o si trovano in situazioni non compatibili con un’effettiva testimonianza cristiana, non possono svolgere l’incarico di padrino e di madrina”, si legge sul sito della diocesi di Genova nella pagina in cui è stato pubblicato il testo del decreto arcivescovile riguardante il servizio di padrino e madrina per i sacramenti del Battesimo e della Cresima.

Il documento reca la data del giorno 11 febbraio 2023 ma entrerà in vigore con l’inizio del prossimo anno pastorale, il giorno 3 dicembre 2023, prima domenica di Avvento. La nuova procedura sarà, almeno in una prima fase, sperimentale ed in vigore per un triennio.

Il decreto specifica, inoltre, che “a quelle persone “indicate dalla famiglia che, pur non avendo i requisiti prescritti, esprimono pur sempre una positiva vicinanza parentale, affettiva ed educativa” si può, eventualmente, offrire l’opportunità di prendere parte alla Celebrazione solo come testimoni del Rito sacramentale” e che “In tal caso, sul Registro dei Battesimi e delle Cresime si indichi come ‘testimone’ la persona scelta”.

Infine, la diocesi ricorda che “la Comunità cristiana è sempre chiamata ad essere partecipe nel trovare vie idonee per far maturare, in particolare nella Parrocchia e nel Vicariato, il servizio di padrino e di madrina; allo stesso modo, la Comunità si renda presente al momento della celebrazione dei Sacramenti dell’iniziazione cristiana.
(fonte: Faro di Roma 22/02/2023)