Andrea Grillo
Quanto dista l’oriente dall’occidente?
Pubblicato il 19 febbraio 2023 nel blog: Come se non
Le parole delle letture di questa domenica (VII del tempo ordinario, anno A) sono una via di salvezza. Nella successione proposta dalla liturgia aprono un varco sorprendente nella esperienza e chiamano la Chiesa all’ascolto. Provo a trarre solo due piccoli fili dai testi della messa odierna.
Un versetto del Salmo ha attirato la mia attenzione: “Quanto dista l’oriente dall’occidente?” Credo che questo testo, anche se liberato dal suo contesto letterale, costituisca comunque una profezia disarmante, proprio nel momento in cui, per dire la sovrana libertà di Dio nello spazio e nel tempo, di un Dio che colma le distanze e scavalca le generazioni, quel versetto parla apertamente della nostra classica difficoltà a mediare le differenze. Dice una nostra impotenza per parlare della potenza di Dio. Chiediamoci: che cosa comprendiamo davvero delle cose che accadono in oriente, noi dell’occidente? Come proviamo ad entrare davvero nella pelle e nelle menti di russi e ucraini, per i quali la logica del nemico sembra ora più forte di tutto? Resta la differenza sostanziale della aggressione attuata o subìta, ma appare anche la uguaglianza di odio, rancore, incomunicabilità e disprezzo che questi eventi sempre determinano. Perciò suona con un tono quasi incomprensibile la sequenza impressionante che sta attorno al versetto del salmo. Dal libro del Levitico sentiamo il monito: “Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello”; Paolo, dal canto suo, ricorda che “Tutto è vostro, ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio”, mentre il Vangelo raggiunge la vetta di una espressione di “stoltezza davanti a Dio”: “Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano”.
La parola di Dio delinea discepoli senza paura. Nei quali il coraggio è la presa in carico di tutti, anche dei nemici. Le Chiese, nella storia, hanno avuto le loro difficoltà a stare “sotto” questa parola. Oggi le Chiese di Oriente sono poste sotto questa parola in una forma particolarmente esigente: sia perché chiamate ad uscire dall’odio per il nemico, sia perché umiliate nella identificazione con le forme nazionalistiche e violente della identità. La incapacità di non far tramontare il sole sul proprio odio e di prendere le distanze dal potere violento è una tragedia per una Chiesa.
Ascoltare la Parola proclamata oggi non è cosa facile. La forza profetica di questi testi, che attraversano tutta la tradizione ebraica e cristiana, fissa un compito nuovo a tutte le Chiese. Anzitutto a quelle, tutte cristiane, ma diverse per tradizione, che pur sempre dovrebbero testimoniare il vangelo proprio nelle terre degli aggressori, come anche in quelle degli aggrediti. Ma se tra le Chiese non si è capaci di uscire dalla logica del nemico, quale popolo potrà essere salvo?
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