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martedì 21 giugno 2022

José María Castillo - La genialità di papa Francesco: la sua fedeltà al Vangelo

José María Castillo
La genialità di papa Francesco:
la sua fedeltà al Vangelo


L'articolo che riproduciamo qui di seguito - scritto dal teologo spagnolo José María Castillo - è stato pubblicato il 16 giugno 2022 sul sito di informazione religiosa Religión Digital (www.religiondigital.com).
Titolo originale "La genialidad del Papa Francisco: su fidelidad al Evangelio". L'articolo originale è consultabile a questo link. Traduzione di Lorenzo Tommaselli

La genialità, secondo il dizionario della RAE (Real Academia Española, ndt), è “l’unicità propria del carattere di una persona”. Detto ciò, la genialità di papa Francesco si distingue soprattutto per la sua fedeltà al Vangelo. E per questo è stato – e continua ad essere – un papa così sconcertante. Così lodato da alcuni e così mal visto da altri. È così, anche se suona come una bugia. Oppure può sembrare una spiegazione senza né capo né coda. Il che è ovviamente un problema che molte persone non immaginano. Come mai?

Mi sembra che il problema non consista nel fatto che i conservatori considerino questo problema in un modo, mentre i progressisti pensino il contrario. Questo può certamente influire. Ma mi sembra che il problema di fondo, posto a tutti noi da padre Jorge Mario Bergoglio, sia molto più profondo. In che cosa consiste questo problema?

Lo dirò, per come la vedo io, nel modo più semplice e breve possibile. La Chiesa, a partire dai secoli III-IV, ha fatto una svolta - tanto comprensibile quanto sconsiderata - che ha portato (questa nostra Chiesa tanto amata) a fondere e confondere la Religione con il Vangelo. Anzi, ciò è stato fatto (e continua ad essere fatto) in modo tale che il Vangelo è diventato più o meno un atto o una componente della Religione. Di più, è successo (e continua ad accadere) che nella Chiesa la Religione è più presente del Vangelo. Ecco perché (per fare un esempio) le persone che vanno a messa pensano e dicono che stanno andando ad un “atto religioso”. Cioè, un atto della Religione che dedica alcuni minuti alla lettura (o all’ascolto) del Vangelo ed alla successiva spiegazione, se il prete fa l’omelia.

E cosa ha di problematico tutto questo? Beh, qualcosa di così ovvio e sconvolgente. Tutto consiste nel fatto che, se leggiamo attentamente i quattro vangeli canonici (Mc, Mt, Lc, Gv), emerge con chiarezza che la Religione ed i suoi capi si sono scontrati con Gesù e il suo Vangelo. Quindi, se c’è qualcosa di indiscutibile, è il fatto che la Religione ha ucciso Gesù.

In realtà, il Vangelo è costituito da una raccolta di racconti, tra i quali spicca lo scontro di Gesù e del suo Vangelo con la Religione ed i suoi capi. Uno scontro sempre in crescendo. Fino al momento in cui i capi della Religione (sacerdoti, dottori della legge...), quando si sono resi conto che il Vangelo di Gesù attirava le persone più della Religione dei sacerdoti, hanno chiaramente compreso che Religione e Vangelo sono incompatibili. Il racconto più chiaro è il capitolo 11 del vangelo di Giovanni: quando Gesù ha riportato in vita Lazzaro, questo fatto ha prodotto una tale e tanta impressione che il Sinedrio si è riunito urgentemente e i capi della Religione hanno capito che dovevano uccidere Gesù (Gv 11,53).

Perché si è verificato (e continua a verificarsi) questo scontro tra la Religione ed il Vangelo? Perché la Religione mette al centro il soggetto, ciò di cui lo stesso soggetto religioso ha bisogno o che desidera (il benessere, la sicurezza, il potere, la propria salvezza...). Al contrario, il Vangelo mette al centro gli altri, ciò di cui gli altri hanno bisogno (salute, cibo, dignità, rispetto, affetto...). Sono due dinamismi opposti: ciò che è primordiale è “sé stesso” (Religione); ciò che è primordiale è “l’altro” o gli altri, e tanto più quanto più bisognosi sono gli altri (Vangelo).

Ebbene, il grande errore commesso dalla Chiesa è stato quello di fondere e confondere due realtà contrapposte. Ma ha unito queste due realtà dando più importanza e più presenza alla Religione che al Vangelo. Per questo – di fatto – nella Chiesa si vede e si avverte in modo più palpabile la presenza della Religione che la presenza del Vangelo. Per fare un esempio: perché la Chiesa ha un dicastero per la dottrina della fede (Sant’Uffizio) e non un altro dicastero per la sequela di Gesù?

Capisco che tutto questo necessiti di una spiegazione più ampia, molto più ampia. Ma, con quanto ho appena delineato, si può cominciare a capire cosa sia e in cosa consista “la genialità di papa Francesco”. Non so se padre Bergoglio “ci abbia pensato”. Ma nella vita ciò che conta non è “ciò che si pensa”, ma “ciò che si fa”. E mi sembra (e credo si avverta in maniera palpabile) che per papa Francesco quello che è decisivo non è la Religione, ma il Vangelo. Ecco perché papa Francesco non entusiasma i teologi “di mestiere”. Ma entusiasma chi ha bisogno di “rispetto e affetto”.
(fonte: Adista 18/06/2022)