13 giugno 2022 - Chiara Corbella Petrillo decimo anniversario della sua nascita al Cielo
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Chiara Corbella, figlia di Dio fino all’ultimo respiro
Esattamente dieci anni fa, vicino Roma, moriva la giovane mamma affetta da carcinoma e con un bimbo di un anno appena. La sua storia, segnata anche da due gravidanze concluse con la scomparsa dei figli poco dopo la nascita, è nel segno del “sì”. Una testimonianza di fede profonda che porta nel 2018 all’apertura della causa di beatificazione. Il marito Enrico: “La nostra vita, un campo seminato dal Signore”
Chiara con il marito Enrico e il figlio Francesco in udienza da Benedetto XVI
A Pian della Carlotta, nella casa di campagna dei Corbella tra Cerveteri e Manziana, Chiara muore il 13 giugno a mezzogiorno. Esattamente dieci anni fa. Ha 28 anni, è giovane, ha un bimbo piccolo di un anno che si chiama Francesco, una maternità fatta di diverse perdite eppure nella foto che viene scelta per il suo ricordo sorride in modo spontaneo, ha una benda sull’occhio perché il carcinoma alla lingua l’ha segnata nel fisico. Era stata scattata nell’aprile del 2012, dieci giorni dopo aver scoperto di essere una malata terminale.
Sorride sapendo che non ha molto da vivere, è proiettata all’eternità, sa che con Enrico, mano nella mano, ha fatto la volontà di Dio. Ha detto sì ad ogni vita accolta nel suo grembo, pur nella consapevolezza di dover salutare Maria Grazia Letizia e Davide Giovanni poche ore dopo la nascita. Ha detto sì alla malattia e a Francesco che difende dal tumore scegliendo di curarsi per proteggerlo e non rinunciando alle cure come frettolosamente è stato scritto da tante parti. Chiara non è fuori dal mondo, è nel mondo ma sulle orme di Gesù, accompagnata in questo da padre Vito Amato, il francescano che ha celebrato il suo matrimonio con Enrico. Ieri ad Assisi la Messa in suo ricordo, oggi al cimitero del Verano l’omaggio di tante persone.
“Fidati ne vale la pena”
Il 21 settembre 2018, la diocesi di Roma apre la causa di beatificazione di Chiara, paragonata dal cardinale Agostino Vallini, che celebrò il suo funerale nella chiesa di Santa Francesca Romana all’Ardeatino, a Gianna Beretta Molla, la santa con una storia molto simile a quella della giovane mamma romana. Entrambe avevano scoperto di essere malate mentre erano in attesa, entrambe scelgono di tutelare la vita che hanno in grembo, pur curandosi. “Ciò che Dio ha preparato attraverso di lei, è qualcosa che non possiamo perdere”: aveva detto ancora Vallini e quel qualcosa continua a germogliare. Una figura che può far pensare anche in vista dell’Incontro Mondiale delle Famiglie dove la santità sarà al centro di un’intera giornata.
Enrico Petrillo è lo sposo di Chiara, il papà di Francesco al quale la mamma lascia una lettera per il suo primo compleanno dove scrive:
“Per quel poco che ho capito in questi anni posso solo dirti che l’Amore è il centro della nostra vita, perché nasciamo da un atto d’amore, viviamo per amare e per essere amati, e moriamo per conoscere l’amore vero di Dio. Lo scopo della nostra vita è amare ed essere sempre pronti ad imparare ad amare gli altri come solo Dio può insegnarti…
Sappiamo che sei speciale e che hai una missione grande, il Signore ti ha voluto da sempre e ti mostrerà la strada da seguire se gli aprirai il cuore… Fidati ne vale la pena!”
Dieci anni di assenza ma anche 10 anni di presenza, possiamo definire così questo tempo che ti ha separato fisicamente da Chiara?
Direi proprio di sì, è un tempo dove fisicamente Chiara è da un'altra parte e quindi questa mia relazione con lei è diversa, un po' particolare. Non posso dire che la sua presenza non ci sia nella mia vita, però bisogna capire bene cosa si intende per presenza. Non ho dubbio che lei ci sia e che preghi costantemente per me, per Francesco, però so che lei c’è ed è parte della mia vita.
Una volta in una chiacchierata, pensando a tutta la vita che avete vissuto, anche se in pochi anni ma piena di eventi, mi hai detto che guardando la vostra storia sentivi che era come un campo dove il Signore per forza era passato. In questi 10 anni hai rafforzato di più questo pensiero?
Sì. Ogni volta che in questi 10 anni ho fatto memoria di Chiara, non una memoria sterile perché mi piace ricordarla in maniera libera quando sento che lo posso fare, lo faccio perché significa fare memoria di quante volte Dio ti è passato vicino, ti è stato vicino. Credo che Dio ami lasciarsi intravedere, Dio si lascia intravedere nelle cose, quando hai la grazia, ad esempio, di intuire che quegli occhi che hai incrociato erano i suoi, magari ci vuole del tempo per capire, non è subito immediata la cosa però Dio si lascia intravedere. Allora far memoria di Chiara in questi anni mi continua a commuovere perché io penso di essere profondamente un salvato.
In che senso?
Mi ha salvato tante volte. In questi anni un pensiero mi ha attraversato: la relazione tra giustizia e misericordia, la legge è giusta però la legge non sa perdonare. Dio mi ha salvato perché non mi ha disprezzato quando non ero amabile, mi ha tratto via da tutte le menzogne che vivevo e che vivo anche adesso quando cado. Il punto non è non cadere ed essere coerenti. Tante volte sento parlare tante persone di Chiara perché Chiara è un personaggio pubblico, sento parlare della sua coerenza e questa cosa a me dà tremendamente fastidio perché Chiara non è stata coerente.
Perché dici che non è stata coerente?
La coerenza di Chiara è secondaria al fatto di seguire semplicemente la voce del pastore. Chiara riconosce il Signore, la strada, i passi che deve compiere e segue quella voce quindi esteriormente ci sembra di vedere una vita coerente, ma in realtà non è la coerenza il centro della vita. La coerenza è la conseguenza del seguire Cristo, di un sì, di tanti sì che sono stati detti in questi anni.
Chiara, lo hai sottolineato, è un personaggio pubblico, però ci sono cose che ti hanno disturbato anche nella strumentalizzazione della storia di Chiara. Se pensiamo, ad esempio, al mondo social è molto facile trovare delle frasi che possono rappresentare la sua spiritualità o la vita sintetizzata in poche righe. Forse a volte si è mancato in delicatezza nei confronti di Chiara…
Credo di sì, Chiara non è ancora santa, ma per tutti noi forse già lo è, ma si può definirla una santa dei nostri tempi perché la sua storia si dipana su facebook, su whatsapp, i social che con estrema facilità permettono la diffusione di informazioni, ma spesso le informazioni non provengono da fonti affidabili. E’ come il gioco del telefono e quindi quello che arriva è tutt'altro, ed è molto doloroso vedere la mia storia interpretata male o trovare anche in giro per il web fotografie personali che in realtà non era mia intenzione condividere in questo modo. Ho un dolore e forse a questo mi ci devo abituare.
C’è una cosa che ha colpito riguardo a quanto ha trovato Francesco in un libro di catechismo…
Un paragrafo dedicato a mamma Chiara nel libro di religione di scuola di Francesco e con una frase che mamma Chiara avrebbe detto a lui. “Io vado in cielo ad occuparmi di Maria e Davide tu resta qui con tuo papà…” una frase molto molto romantica ma che non è stata assolutamente mai detta. Il problema è che crediamo più facilmente alle cose romantiche che alla realtà perché probabilmente abbiamo paura di un Dio così vicino e probabilmente far diventare Chiara una santa da mettere su un altarino è più facile che capire che anche noi possiamo essere santi, proprio come lei. Ma questo non lo vogliamo accogliere perché fa paura. La vita di Chiara ci fa vedere la montagna più alta del mondo che questa donna, questa ragazza, questa madre ha scalato e ci rimanda il pensiero di non essere in grado. Ma nemmeno lei lo era, ed è sano domandarci come si fa ad affrontare queste cose, però quando Dio te lo chiede ti domanderai come si fa. Nella mia esperienza con Chiara il Signore ci ha donato la grazia vera per fare quei passi.
Come hai raccontato a Francesco la storia di Chiara? Ora ha 11 anni e credo faccia domande anche più complesse…
Vorrei restare sul libro di religione, solo per cogliere l’occasione e dire di fare attenzione, Francesco è venuto da me piangendo perché c'era anche scritto che mamma Chiara è morta per lui, per salvarlo. Non è così, non sono sfumature, Chiara ha dato la vita a Francesco, Chiara non è morta per Francesco. Io in questi anni sono stato tanto attento a queste sfumature. Ma poi ovvio che crescendo lui si ponga delle domande nuove e allora in questi anni ho cercato di rispondergli come ho potuto.
Come si risponde?
Con la verità, io a Francesco ho sempre detto che questa è la sua storia e dovrà farci i conti. L'amore cambia il nostro nome. Io sono qui non perché sono Enrico Petrillo ma perché sono il marito di Chiara. Per me è una gioia perché io non faccio a cazzotti con la mia storia passata, ma anzi è un dono che ho ricevuto così anche Francesco dovrà dire i suoi sì, dovrà accogliere ciò che lui è, ovvero il figlio di Chiara.
A che punto è la causa di beatificazione di Chiara?
Credo manchi la mia testimonianza. Ci sono tante segnalazioni, tante cose che arrivano, ovviamente sono bellissime testimonianze, ma non sono la testimonianza che serve a noi.
C’è una fama di santità che è cresciuta intorno a Chiara…
Si è incredibile, per me va al di là delle guarigioni fisiche, mi toccano molto il cuore le testimonianze di conversioni che avvengono attraverso Chiara. Credo che una delle caratteristiche più importanti di Chiara è che lei sia proprio stata figlia, fino all'ultimo respiro in un cammino ovviamente, non è che è nata con questa consapevolezza, però è morta felice perché neanche il dolore, neanche la morte l’ha separata dall'amore di Dio. Io credo che essere figlio è veramente il cuore di tutta la storia perché si deve fare esperienza dell'amore, dell’incontro e se lo fai veramente la tua vita non può non cambiare, perché finalmente non ti senti solo in questa esistenza, in questa Croce.
Beata Chiara Corbella Petrillo, che effetto ti fa?
Mi rende tanto felice. Mi fa felice perché significa che non ho vissuto un inganno, l’ho saputo da sempre che non era un inganno e che tutto quello che ho vissuto è stato ed è qualcosa di meraviglioso. E’ po' come se si chiudesse un cerchio nel quale qualcuno mi ha aiutato a vedere qualcosa.
E come si chiama questo qualcosa?
Il Signore, non potrebbe essere diversamente.
(fonte: Vatican News, articolo di Benedetta Capelli 13/06/2022)
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«CHIARA È IL DONO DI DIO CHE CI HA FATTO
PER RIVALUTARE LA VITA DEI SANTI»
A dieci anni dalla morte della giovane mamma per cui è stato aperto il processo di beatificazione e canonizzazione il marito e il suo confessore spirituale ne celebrano la figura. Un modello semplice e grandioso per tutti
«L’amore resta». Domani (13 giugno 2022) saranno 10 anni da quando Chiara Corbella Petrillo è salita in Cielo, a 28 anni, per un tumore. Eppure, sintetizza il vedovo Enrico Petrillo nella testimonianza di questa mattina alla Domus Pacis di S. Maria degli Angeli (Assisi), di lei resta l’amore disseminato non solo nella sua famiglia, negli amici, in chi l’ha conosciuta, ma in migliaia di persone che l’hanno incontrata solo dopo la sua morte attraverso il libro che ne riassume l’esperienza, “Siamo nati e non moriremo mai più”, edito da Porziuncola e tradotto ormai in 16 lingue. Oppure attraverso il sito www.chiaracorbellapetrillo.org, dove in tanti lasciano messaggi e richieste di intercessione, così come sull’omonima pagina Facebook.
Dopo un decennio l’interesse per la serva di Dio – nel settembre 2018 è stata aperta a Roma la causa di beatificazione e canonizzazione – «continua a essere vivo», ha sottolineato fra Vito D’Amato, frate minore e padre spirituale della coppia fin dal loro fidanzamento, presente con Enrico stamattina alla testimonianza. «Chiara è un dono che Dio ci ha fatto anche per rivalutare la vita dei santi, che sono vivi. San Francesco d’Assisi non sapeva che nel suo sì alla Porziuncola ci sarebbe stata Chiara. È stato un modello e un’ispirazione per lei. Chiara è contenuta dentro san Francesco, lui all’interno di Cristo, Cristo nel seno del Padre. Quando l’altro ti vive dentro lo vedi ovunque, nell’amore, e non si muore più», ha aggiunto fra Vito, spiegando il senso dell’immagine-ricordo realizzata per l’anniversario da un amico di Enrico.
Per chi non conoscesse la storia di Chiara, era una sposa e una mamma che ha accolto l’amore del Padre e ha compreso con la vita che «il contrario dell’amore è il possesso», scrivendolo sulla lettera per il suo terzogenito Francesco, nato 12 mesi e mezzo prima che la mamma morisse a causa di un carcinoma scoperto proprio durante la gravidanza, operandosi ma rinunciando a cure invasive che avrebbero potuto danneggiarlo. Prima di lui aveva dato alla luce Maria Grazia Letizia e Davide Giovanni, vissuti per pochi minuti a causa di diverse patologie congenite. «Il sinonimo della povertà è l’amore: tutto è un dono. Se Dio ti chiede qualcosa, è per darti molto di più. Ti senti amato quando Dio ti dà un figlio e te lo toglie, perché ti dà la vita eterna e ti toglie la paura di morire», ha commentato fra Vito. Così Chiara ed Enrico sperimentano «una misteriosa letizia, una grazia – ha aggiunto Enrico –. Come accogliere un figlio disabile, che sta con te 9 mesi nella pancia, e poi quando nasce lo devi salutare? Ci siamo sentiti amati perché ci sono stati questi due bambini speciali.
Accoglierli significava accogliere Dio, credere che la storia non fosse un caso. Maria e Davide sono un dono eterno, sapevamo che il loro bene era stare finalmente davanti a Dio a cui portavano un po’ di noi. Un figlio in Cielo ti costringe a guardare il Cielo, perché sta lì. Non so perché Dio sceglie queste strade, ma alzare lo sguardo al Cielo è un dono perché tu non possa perdere la tua vita». E ha concluso: «Chiara è morta felice perché ha capito che anche nella morte c’era un dono; il dolore e la morte non hanno avuto l’ultima parola, non ci hanno separato dal Signore: me l’ha insegnato lei. Per grazia di Dio non è un’eroina da mettere su un altarino: era una di noi».
«San Francesco ha scoperto in questa Porziuncola il volto nuovo di Dio proprio nell’incontro con l’altro: i lebbrosi gli hanno spalancato questa realtà», ha ricordato fra Massimo Fusarelli, ministro generale dei frati minori, presiedendo nel pomeriggio la Messa solenne nella basilica di Santa Maria degli Angeli, concelebrata da tanti sacerdoti fra cui fra Francesco Piloni, ministro provinciale dei frati minori dell’Umbria e Sardegna, alla presenza di centinaia di fedeli: laici e religiosi, famiglie e fidanzati, giovani e anziani. «Qui 16 anni fa Chiara Corbella ha avuto la percezione di avere davanti il suo sposo, ha cominciato ad accogliere Enrico come un dono. Se l’incontro è vero, non ti stancherai mai di trovare nell’altro una nuova luce. Non c’è un francescanesimo scelto come livrea, medaglia, vernice: c’è stato nell’incontro con l’altro una consonanza che ha permesso di sentire loro stessi in maniera nuova. Perché? Francesco con il Vangelo ha interpretato la sua realtà umana facendo saltare gli schemi e chi si confronta con lui rilegge la sua umanità in modo nuovo, fino a benedirla. Francesco li ha accompagnati al dono di una pace più profonda, anche nel loro fidanzamento tribolato. Se scopriamo di essere figli amati, come Chiara ha vissuto, possiamo morire adesso felici. Chiara non è una donna coraggiosa, ma una donna che si è lasciata amare». E ha concluso: «Il sorriso di Chiara ci indica il Cielo, un sorriso di luce di cui il nostro tempo ha tanto bisogno. Mi sto avvicinando ora al mistero della sua vita: non mi sembra un’icona, ma una vita piena nell’incontro con il Signore, con il suo sposo, i suoi figli, tanti. Francesco d’Assisi ha lasciato in lei una traccia profonda». E ha quindi annunciato che la causa per la beatificazione della serva di Dio passi alla postulazione dei frati minori: «Abbiamo riconosciuto che la serva di Dio ha tratti caratteristici del carisma francescano: sarà anche per noi frati una via per capire che il carisma di Francesco assume colori inediti e inattesi». Una notizia accolta dall’assemblea con un caloroso applauso.
(fonte: Famiglia Cristiana, articolo di Laura Badaracchi 12/06/2022)
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X anniversario della nascita al cielo della serva di Dio Chiara Corbella Petrillo
“San Francesco ci ha cambiato la vita”
“San Francesco ci ha cambiato la vita”: questa frase di Chiara Corbella Petrillo, scelta per la commemorazione del X anniversario della nascita al cielo della Serva di Dio, ha risuonato ieri prima nella testimonianza di Enrico, il marito di Chiara, e di fr. Vito D’Amato, suo padre spirituale, e poi nella santa Messa celebrata in Porziuncola nel pomeriggio e presieduta da fr. Massimo Fusarelli, Ministro Generale dell’Ordine dei Frati Minori.
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