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giovedì 23 giugno 2022

Enzo Bianchi - Se la fede rischia di implodere

Enzo Bianchi
Se la fede rischia di implodere


Oggi, più che nei decenni passati, la Chiesa cattolica si mostra divisa, schierata in diverse fazioni, polarizzata tra tradizionalisti e innovatori


La Repubblica - 13 giugno 2022

È molto significativo il titolo di un libro appena edito in Francia, Vers l’implosion?, nel quale la nota sociologa delle religioni Danièle Hervieu-Léger si domanda se il cattolicesimo sta andando verso l’implosione. Ma questa domanda inquietante sono ormai in molti a porla nell’agorà ecclesiale. Accade infatti che oggi, più che nei decenni passati, la chiesa cattolica si mostra divisa, schierata in diverse fazioni, polarizzata tra tradizionalisti e innovatori, malata della patologia scismatica spesso nascosta e a volte conclamata.

Anche se papa Francesco riscuote una forte ed diffusa simpatia, soprattutto tra i non cattolici, all’interno della chiesa è “segno di contraddizione”. D’altronde fin dall’inizio del suo pontificato l’avevo detto e scritto: se davvero il papa tenta di dare inizio a una riforma evangelica dell’istituzione ecclesiale si scateneranno le potenze che faranno apparire la croce come l’unico luogo su cui confessare e vivere la verità cristiana.

Ed è in questa luce che vanno lette le fratture sempre più evidenti che si stanno manifestando a diversi livelli e su diversi temi: innanzitutto la frattura tra chiese europee e chiese del sud del mondo, che su tematiche etiche riguardanti la sessualità, la fedeltà matrimoniale, e altri temi che sono sentiti come diritti civili, si contrappongono fino a delegittimarsi accusandosi di non essere obbedienti alla tradizione cattolica. Ci sono interi episcopati e gruppi di vescovi che delegittimano, sconfessano e dichiarano eretiche le posizioni non solo di cardinali e vescovi ma anche dell’intera conferenza episcopale tedesca.

Ma c’è anche il conflitto con i tradizionalisti, soprattutto in campo liturgico, con la diatriba sulla messa tridentina che aspira a un riconoscimento alla pari con la messa della riforma liturgica del concilio Vaticano II. Qui il conflitto è una vera e propria “guerra”, soprattutto in paesi come la Francia, la Germania e gli Stati Uniti. I tradizionalisti non conoscono la sterilità di vocazioni presbiterali e religiose che conosce oggi la chiesa: basti pensare che in Francia su una media di poco più di 100 preti ordinati all’anno la metà provengono da movimenti e comunità tradizionaliste. Anche i monasteri tradizionalisti sono fiorenti, con una vita rigorosa e seria. Li conosco personalmente io stesso sono andato e ho mandato alcuni miei fratelli a sostare presso il monastero di Barroux, dove io stesso sono rimasto edificato dalla qualità evangelica e fraterna della vita che vi si conduce. Ora, come non riconoscere un posto anche per loro nella chiesa, con un atteggiamento inclusivo e non esclusivo, con una volontà di vivere una comunione plurale? La sfida è grande, ma l’attuale reciproca contestazione sfibra la chiesa e la stanca, in un’ora segnata dalla scristianizzazione della nostra società, nella quale risuona la domanda: siamo gli ultimi cristiani?

Certo, occorre un discernimento, occorre l’accettazione della tradizione cattolica, e dunque anche del concilio Vaticano II, ma si deve fare spazio a una comunione plurale, non monolitica, nella quale i cristiani possono vantarsi di avere in dono l’unità della fede vissuta nella libertà dei figli di Dio.

In una chiesa percorsa da diffidenze, censure e divisioni non si vive bene e non si può annunciare con autorevolezza e credibilità il Vangelo.
(fonte: blog dell'autore)