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lunedì 7 marzo 2022

LETTERINA AI GIOVANI SOLDATI - Il commovente intervento di Luciana Littizzetto a Che tempo che fa (testo e video)

LETTERINA AI GIOVANI SOLDATI
Il commovente intervento di Luciana Littizzetto

La guerra in Ucraina, che continua a tenere il mondo con il fiato sospeso, è al centro del dibattito pubblico e dei palinsesti televisivi. Anche Luciana Littizzetto, nel suo intervento a Che tempo che fa, in onda domenica 6 marzo, ha deciso di mettere da parte le risate che da sempre contraddistinguono i suoi interventi e si è nuovamente espressa, con un lessico a volte un po' 'colorito', sul conflitto russo-ucraino, dicendo che quello che veramente la devasta "sono le vittime tra i civili e i soldati che vengono mandati a morire giovanissimi". 
Proprio a loro Lucianina ha dedicato la sua letterina.
Una lettera toccante indirizzata appunto a tutti quei giovani soldati che stanno combattendo questa guerra e dice: "sappi che tutto questo non è colpa tua, la colpa è nostra della generazione dei tuoi padri quella che viene dal 900 un secolo breve ma bastardo come pochi. La colpa è nostra che ti abbiamo lasciato un mondo di merda in cui i soldi e il profitto sono gli unici obiettivi che abbiamo..."

Luciana Littizzetto a Che tempo che fa


Leggi il testo della lettera

LETTERINA AI GIOVANI SOLDATI

Caro Dimitri, caro Ivan, caro Oleg, caro Pavel, caro Iuri, e ci metto dentro anche caro Vladimir perché in tutta la Russia ci sarà un Vladimir normale, caro Miscia, ti scrivo dall’Italia il Paese che conoscerai per il calcio, la pizza, e il programma dove ci prendete per il culo ogni Capodanno.

Io non ti conosco, ma mi basta guardare la tua barbetta rada e la divisa troppo grande, che in te rivedo mio figlio e tutti i nostri figli.

Caro Boris, so che hai paura e ti senti perduto, ma sappi che tu non hai colpa, hai vent’anni, ti han messo un fucile in mano e ti hanno mandato in un posto che nemmeno sai dov’è. Sei diventato la pedina di una partita a scacchi a cui nemmeno pensavi di giocare. Ti abbiamo fregato, noi adulti lo facciamo spesso e ora lo stiamo facendo con la guerra che è il modo più infame. Per questo ho compassione di te, perché alla tua età, a vent’anni caro Vania, dovresti essere in giro con l’Erasmus, a stapparti la birra con l’accendino e a limonare sulla Ramblas.

Dovresti sederti con tutte le scarpe sugli schienali delle panchine per farti mandare a stendere da quelle come me. Dovresti essere impegnato con altri cannoni, più piccoli e con la cartina lunga. Dovresti andare a farti scoppiare le orecchie ai concerti, scrivere come uno scemo con la pipì sulla neve, sparare sì, ma alla sagra della scrofa della steppa per vincere il peluche per la tua fidanzata. E invece sei lì col cuore nel fango, condannato ad essere un maschio dell’800’, che va a morire per la Patria. Caro Andrei, io lo so che sei un fifone sai, sei come mio figlio che quando entra una cimice in camera chiede aiuto a sua sorella, che la prende e la ibera perché puoi mica ucciderla.

Caro Dorian, io non ti conosco ma potrei essere tua madre, Filippa tua zia e Fabio tuo nonno, che ha esagerato con la vodka. Ti ho fatto ridere? Sono contenta, perché risata e guerra sono nemici naturali e dove c’è uno non può esserci l’altro.

Caro Victor, sappi che tutto questo non è colpa tua, la colpa è nostra della generazione dei tuoi padri quella che viene dal 900 un secolo breve ma bastardo come pochi. La colpa è nostra che ti abbiamo lasciato un mondo di merda in cui i soldi e il profitto sono gli unici obiettivi che abbiamo.

Caro Vania, il Ministero della Difesa ucraino ha mandato un messaggio a tua madre, le ha detto che sei prigioniero, ma che può venire a Kiev a riprenderti e a portarti a casa. Spero che possa farlo presto, avrai finalmente delle donne intorno a te, quelle che dovranno ricostruire perché caro Ivan voglio credere che tutto questo male finirà e ti renderà un uomo migliore. Migliore di noi ci va anche poco e soprattutto ti auguro di avere un futuro, ma un futuro vero dove nessuno ti chiamerà mai più soldato ma solo Dimitri Aliosha e Victor.

C’è un proverbio russo che esalta l’eroismo e dice “È meglio morire per la zampata di un leone che per il morso di un gatto.” Non farti riempire la testa con questa retorica del cazzo e ricordati che c’è una terza via: Non morire e starsene sul divano col gatto.

Guarda il video

(fonte del testo e del video: CICAPUI di Luciana Littizzetto 07/03/2022)