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giovedì 24 marzo 2022

Enzo Bianchi: La guerra delle Chiese

Enzo Bianchi
La guerra delle Chiese 

La Repubblica - 21 marzo 2022


Ormai i morti raggiungono il migliaio tra civili e giovani soldati ucraini e russi. Le popolazioni colpite dalle bombe sono disperate, in fuga ed errabonde, e le macerie lasciate dalla guerra sfigurano quelle terre. Anche se si arrivasse a un armistizio, dobbiamo dirlo, giungerebbe troppo tardi: l’inutile strage è avvenuta e nessuno è riuscito non dico a impedirla, ma nemmeno a fermarla. Anzi, in molti modi si è alimentato il conflitto inviando armi, versando benzina sul fuoco, risvegliando e riprendendo l’inimicizia verso il popolo russo che ora torna ad essere per molti il grande Nemico dell’occidente, finalmente inventato e come tale acclamato.

Nel libro Vita e destino di Vasilij Grossman, un monaco folle in Cristo rivela: “La storia degli uomini non è la lotta del bene che cerca di vincere il male, ma è la lotta del male che cerca di distruggere quel poco di umanità che continua a vivere. Ma per ora ciò che è umano non è distrutto, allora il male non vincerà!”. Anche noi non sappiamo dire altro in questa terribile situazione di guerra, che vede la follia di chi ha scatenato un conflitto che non avrà né vincitori, né qualcuno che ne tragga un guadagno, se non i mercanti delle armi.

Ma anche se oggi rischia di interessare ormai pochi, va denunciato in questo caso la presenza e il coinvolgimento di cristiani che per vocazione dovrebbero essere “operatori di pace” nella compagnia degli uomini. Ebbene cosa fanno? Si ha vergogna ad accettarlo ma è la realtà: le chiese sono diverse, ma se quella russa tramite il Patriarca Kirill ha dato l’appoggio all’aggressione operata da Putin motivandola anche come guerra escatologica tra bene e male e dichiarando che è “un’azione per mantenere unito il mondo russo (Russkij Mir)”, il primate della chiesa ortodossa ucraina, Epiphany ha detto che “nostro comune compito è difendere la patria, respingere il nemico tiranno”, e il capo della chiesa greco-cattolica Shevchuk ha proclamato che “è sacro dovere difendere la patria perché le vittorie dell’Ucraina sono le vittorie di Dio sulla bassezza del nemico!”. Quello che non pensavamo più possibile per i cristiani è avvenuto: si è sacralizzata una guerra e la religione è stata anche invocata come giustificazione del conflitto.

Sui fronti opposti le chiese hanno ceduto alla tentazione del nazionalismo e quando religione e nazionalismo si intersecano allora la miscela è esplosiva. Solo il metropolita di Kiev Onuphrij (chiesa ortodossa russa) ha chiesto a Putin “di fermare immediatamente la guerra fratricida che non ha giustificazioni né per Dio, né per l’uomo!”. E ricordava: “Non c’è un nemico da distruggere, ma un fratello che non abbiamo il diritto di uccidere”. Parole luminose, chiare, cristiane.

E noi cattolici… siamo invitati a pregare, a pregare per la pace, a consacrare, a consacrare i paesi in guerra al cuore immacolato di Maria. Pregare è assolutamente necessario, tuttavia non per far cambiare atteggiamento a Dio, ma per cambiare noi. Dio non manda la guerra e non la toglie. Siamo noi le braccia di Dio che possiamo decidere di fare la guerra o fare la pace. Pregare moltiplicando le parole lo fanno i pagani, gli idolatri, ha detto Gesù!

Inoltre, quando si prega da cristiani non si prega per la vittoria degli uni sugli altri, non si prega contro un nemico. La preghiera poi non deve essere mai una preghiera che ferisce i non cattolici per la forma che gli altri cristiani, ortodossi e protestanti, non condividono. Con questa guerra e perfino con i modi assunti nel pregare, l’ecumenismo tra le chiese, che già attraversa un inverno, è ulteriormente ferito e sconfessato.

(fonte: blog dell'autore)