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venerdì 11 marzo 2022

Duemila chilometri d'amore - Il viaggio di don Gino Samarelli per portare a Molfetta 46 profughi fuggiti dalla guerra in Ucraina

Duemila chilometri d'amore
Il viaggio di don Gino Samarelli per portare a Molfetta
46 profughi fuggiti dalla guerra in Ucraina


E' arrivato in Italia all'alba il bus di ritorno dall'Ucraina con a bordo don Gino Samarelli, parroco del duomo di Molfetta, nel Barese, e 46 profughi fuggiti dalla guerra, tra i quali disabili e mamme con bambini, la più piccola di 9 mesi, e anche tre cagnolini.
Era partito da Molfetta martedì sera don Gino (seguendo la testimonianza di don Tonino Bello, quando nel 1992 entrò con altri 500 pacifisti in una Sarajevo assediata) e aveva scelto di salire lui stesso su quel pullman per andare a prendere famiglie con bambini nella Ucraina sotto assedio e portarle in salvo in Italia.


 


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"... Ho sempre pensato, fin dal primo momento, che se avessi avuto un nome rappresentativo, un'identità rappresentativa avrei fatto una carovana di pullman della pace e avrei invaso da tutti i confini, come stanno facendo chilometri di carrarmati, e avrei fatto un appello a tutta l'Europa e creare centinaia di pullman pieni di persone e invadere pacificamente l'Ucraina"


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Nel sito della diocesi è stato pubblicato il diario della missione affidato al settimanale diocesano "Luce e Vita"

9 marzo 2022

In un paio di giorni, l’intenzione di dare soccorso alla popolazione ucraina, ha fatto attivare una rapida macchina organizzativa, anzi un pullman, con a bordo don Gino Samarelli, parroco del Duomo di Molfetta, 3 autisti, un riparatore meccanico, un medico e un’infermiera bielorussa residente in Italia da anni, che in passato aveva ricevuto accoglienza tramite il Gruppo Accoglienza Bambini Bielorussia e sente perciò vicinanza e desiderio di contribuire in questa situazione.

Ieri sera, sono stati caricati sul pullman medicine, alimenti, indumenti e altri beni primari – donazioni rapide di cittadini molfettesi e non solo – e dopo il saluto del Vescovo Mons. Cornacchia – che ha ricordato il dovere sacrosanto di lanciare segnali – e del Sindaco Tommaso Minervini, si è partiti verso Udine. Destinazione: Leopoli ...



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10 marzo 2022

... “Attualmente siamo a Santa Maria La Longa nel centro di don Orione (Udine) – ci scrive tramite Whatsapp don Gino, alle 5,14 di oggi giovedì 10 marzo -. Più di cento ospiti, laboratori di ogni tipo, pure fattoria didattica. Struttura fantastica per disabili mentali. Appena sentito Leopoli e ricevuto primo elenco e istruzioni”. ...


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11 marzo 2022


Altra notte in pullman, per la delegazione molfettese guidata da don Gino Samarelli. Questa volta il viaggio è quello di ritorno, con la soddisfazione di aver raggiunto l’obiettivo: lasciare derrate alimentari agli Orionini e portare in Italia un gruppo di profughi, con un neonato e un cagnolino: “Saliranno in 47 (un cieco ha rinunciato) 4 persone scendono dopo la frontiera. Viaggiano con noi fino all’Italia in 43” precisa don Gino nel suo aggiornamento Whatsapp delle 14,33. ...

Non è stato facile l’ingresso al centro di accoglienza alla frontiera ungherese di Beregsuràmy: “L’accoglienza è fatta da ragazzi militari armati fino ai denti – ci dice don Gino nel Whatsapp audio delle 21,30″ – che controllano con molta severità chi arriva. Il nostro problema è stato quello di riuscire a intenerire questi ragazzi perché ci permettessero di entrare dentro la frontiera”. ...


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12 marzo 2022


È notte e sono di ritorno.
Provo a dormire imitando l’immane stanchezza dei miei compagni di viaggio; non ci riesco.
Allora provo ad ascoltare il rumore di questo silenzio e immagino i pensieri che attraversano i loro cuori; non ci riesco.
Allora m’immagino cosa ha visto nei miei occhi il cane che ho coccolato nella stazione di servizio, ospite anche lui nel nostro viaggio; non ci riesco.
Che faccio allora, mi addormento?
Ma non ci riesco.
Vediamo se riesco a fare qualcosa; a pensare per esempio come sarà il ricordo di questo viaggio; cosa mi resterà nel cuore o, di tutti, quale sarà il volto che mi resterà impresso. Ecco, mi è venuto in mente il sorriso della soldatessa ragazza, armata di tutto punto, che con tenerezza d’innamorata, guardava la mia interprete e me che cercavamo di spiegare la necessità di entrare nell’atrio proibito a raccogliere il nostro gruppo; mi è venuto in mente lo sguardo imbarazzato del soldato ragazzo che mi ha accompagnato e sorvegliato mentre col cartello “FOGGIA” suggeriva una destinazione di fuga a chi da lontano agitava la mano.
E si son fatte le due di notte e mentre tutti dormono continuo a farmi tante domande.
Ma il gemito dell’unico neonato del gruppo interrompe i miei pensieri e m’infonde un pizzico di tristezza perché è con la mamma senza il papà: perché? È rimasto a combattere? È orfano? Lo sarà?
Non c’è via d’uscita. Non si può dormire. ...


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