I MERCOLEDÌ DELLA BIBBIA 2022
Giuseppe e i suoi fratelli:
la fraternità ritrovata
Alberto Neglia
9 marzo 2022
Quinto dei
I MERCOLEDÌ DELLA BIBBIA 2022
"Volti di fraternità e sororità
nella fede biblica"
promossi dalla
Fraternità Carmelitana
di Barcellona Pozzo di Gotto (ME)
1. La storia di Giuseppe è un bell’esempio di narrazione biblica
Il percorso offerto dalla storia di Giuseppe parte da una situazione iniziale di forte conflitto tra fratelli, conflitto fatto di ostilità, gelosia, invidia e odio e che conduce, attraverso diverse tappe ben specifiche, a una situazione finale di riconciliazione e fraternità ritrovata fra Giuseppe e i suoi fratelli. Il conflitto è causato dalla spiccata preferenza di un padre per uno dei suoi figli, Giuseppe.
...
Nel capitolo 50, dopo il funerale del padre, i fratelli di Giuseppe ritornano ad avere paura e temono la vendetta di Giuseppe (cf. Gen 50,15-21).
Si dicono che, forse, Giuseppe non ha voluto fare nulla prima della scomparsa del padre, ma ora che è morto... I fratelli vanno a trovare Giuseppe, si prostrano un’altra volta davanti a lui (proprio come nei sogni di Gen 37) e si dichiarano suoi “schiavi”. Giuseppe piange, quindi risponde che non sta al posto di Dio e che non ha alcun potere sulla loro libertà (Gen 50,19). Poi ripete quello che aveva già detto al momento della riconciliazione: tutto ciò che è accaduto è stato previsto, preparato e voluto da Dio. Voi avete voluto farmi del male, ma Dio l’ha trasformato in un bene per tutti: «Se voi avevate tramato del male contro di me, Dio ha pensato di farlo servire a un bene, per compiere quello che oggi si avvera: far vivere un popolo numeroso» (Gen 50,20; cf. 45,5-8).
Giuseppe, in quest’occasione, rilegge la storia per scoprirvi un piano divino di salvezza. Se i fratelli non l’avessero venduto, non sarebbe arrivato in Egitto e non sarebbe stato in grado di salvare prima l’Egitto, poi la sua famiglia dalla carestia. Tutto è stato “provvidenziale”, diremmo oggi. Giuseppe, quindi, promette di aiutare la sua famiglia a sopravvivere in Egitto. Che cosa rispondono i fratelli? La risposta alla domanda è importante, certo, perché dalla risposta dipende il futuro d’Israele. Il popolo potrà sopravvivere se vive nella concordia e nella solidarietà. Se rifiuta l’aiuto di Giuseppe, si condanna a morte.
Il testo, però, non dice qual è stata la risposta dei fratelli. Possiamo solo indovinare che sono stati d’accordo, ma non ne abbiamo alcuna prova concreta. Possiamo allora domandarci perché il narratore non ha considerato utile raccontarci la conclusione della conversazione. Forse non era necessario, perché la risposta dei fratelli era evidente. Oppure la conclusione del racconto rimane aperta. E siamo noi, i lettori, a dover scrivere la conclusione della storia di Giuseppe, dopo aver percorso tutto il cammino che ci conduce dalla vendita di Giuseppe fino alla seconda “riconciliazione” nel cap. 50. Il narratore ci lascia la parola o ci dà la penna per scrivere le ultime righe di un antico racconto. L’epilogo del racconto, in realtà, lo scriviamo ogni giorno con la nostra vita perché, ormai, siamo noi i fratelli (e le sorelle) di Giuseppe, e dalla nostra risposta quotidiana dipende ...
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