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sabato 5 marzo 2022

“A peste, a fame, a bello libera nos Domine!”

“A peste, a fame, a bello libera nos Domine!”

La preghiera a cui siamo chiamati all’inizio di questa Quaresima vuole essere un esorcismo, che almeno per un istante liberi i nostri politici dall’influsso di colui che “seduce tutta la terra” (Ap 12, 9) e li rimetta in contatto con la propria umanità, con quello che li rende fratelli l’uno dell’altro, e di tutti gli altri uomini. Preghiamo per questo risveglio, affinché un altro dei tre flagelli non si abbatta su un’umanità già stremata

(Foto ANSA/SIR)

Nelle precedenti epoche cristiane, tra le varie rogazioni che si rivolgevano in modo litanico al Signore, ce n’era una che impetrava presso la Sua misericordia la liberazione “a peste, a fame, a bello”, e cioè “dalla peste, dalla fame, dalla guerra”. Pestilenza (oggi diremmo pandemia), carestia e guerra: i tre flagelli universalmente temuti, essendo gli unici a poter colpire trasversalmente tutta l’umanità, senza distinzioni. Gli unici a potersi virtualmente espandere al mondo intero, come il primo dei tre ci ha dimostrato nel 2020.

Ed ecco che questi tre sinistri compagni tornano, a braccetto, a farsi vedere sulla scena del mondo: Pandemia si prende una pausa, e lascia il posto a Guerra, mentre, sullo sfondo, si scalda a bordo campo Carestia, che oggi prende il nome più moderno di Crisi (ecologica ed economica).

Il copione è talmente evidente e consequenziale, che sorprende il fatto che nessuno se ne sorprenda: siamo le comparse di un ricorrente sceneggiato apocalittico, in cui i cattivi di sempre stanno facendo la loro comparsa, uno a uno, trovando nella superba cecità dei potenti il solito varco con cui manifestarsi e devastare questo mondo.
Tutto questo fa sentire come se, dopo avere visto un film dell’orrore in cui, mangiando pop-corn, hai deriso e contestato le tipiche pessime scelte dei protagonisti, che ovviamente li fanno cadere negli agguati del mostro, ti ritrovassi in una situazione identica a quella descritta precedentemente nel film, e ti rendessi conto che stai facendo gli stessi identici errori dei protagonisti, e dunque sai che stai per cadere nell’agguato del mostro… eppure sentissi di non poter fare altro che agire quella parte, quelle strategie sbagliate, così da finire inesorabilmente dove non pensavi che saresti mai finito.

I potenti di tutti gli schieramenti tuonano tronfi, come non si rendessero conto di cosa significhi oggi, dopo una pandemia e con certi armamenti, scatenare una guerra… burattini in un triste scenario, manovrati dal dio e signore di questo mondo perché svolgano la solita, banale parte pericolosa e prevedibile, in modo da portare avanti la tragica rappresentazione di questo scorcio di storia.

Il male d’altronde è così: è piatto e per nulla creativo, e segue dinamiche di necessità rigide come binari. Solo l’amore sorprende, perché trascende l’evidenza materiale e carnale ed è creativo: come sarebbe indicibilmente sorprendente un politico che dicesse “Non esageriamo, pensiamo alle tante vite che metteremmo a rischio, su, qua la mano!”.
E invece no: gli uomini di potere non sorprendono, perché sono i meno liberi di tutti; come sempre gli obiettivi della carne si rivelano dare il contrario di quanto promettevano, e quelli che con il potere pensavano di avere il controllo si ritrovano controllati, schiavi di interessi e di cordate dalle sordide finalità mercantili.

Solo Uno ci può salvare da noi stessi: ecco il senso della richiesta da parte del Papa di offrire la preghiera e il digiuno del Mercoledì delle Ceneri per la pace.

Nell’udienza di mercoledì 23 febbraio, il Papa ha invitato i potenti a fare “un serio esame di coscienza davanti a Dio, che è Dio della pace e non della guerra; che è Padre di tutti, non solo di qualcuno, che ci vuole fratelli e non nemici.” Raccoglieranno l’appello individui messi su e animati da ben altro dio, che di nome fa Mammona?
Forse è proprio questo il senso della preghiera che siamo chiamati a offrire insieme al digiuno: che costoro trovino in sé, nei meandri del proprio cuore, uno spiraglio, un residuo di umanità e di coscienza, e si rendano davvero conto di cosa significherebbe scatenare una guerra, in un gioco che non vale mai la candela, come la storia avrebbe dovuto mille volte già insegnare all’uomo. In effetti la preghiera a cui siamo chiamati all’inizio di questa Quaresima vuole essere un esorcismo, che almeno per un istante liberi i nostri politici dall’influsso di colui che “seduce tutta la terra” (Ap 12, 9) e li rimetta in contatto con la propria umanità, con quello che li rende fratelli l’uno dell’altro, e di tutti gli altri uomini. Preghiamo per questo risveglio, affinché un altro dei tre flagelli non si abbatta su un’umanità già stremata.