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sabato 26 febbraio 2022

Ucraina, il Vaticano: lo scontro è un “incubo”. Spadaro cita l’appello di Pio XII prima del II conflitto mondiale: “Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra”

Ucraina, il Vaticano: lo scontro è un “incubo”.
Spadaro cita l’appello di Pio XII prima del II conflitto mondiale: “Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra”

Guardando alla giornata di digiuno indetta da Bergoglio per il 2 marzo, il Direttore della Civiltà Cattolica rilancia l’appello di Papa Pacelli: si riprenda «a trattare». A Bari un incontro di preghiera con gli ortodossi


Anche Oltretevere stamattina i prelati si sono svegliati con l’«incubo», come è stato definito da L’Osservatore Romano, che si è tramutato in realtà: la guerra in Ucraina. Mentere cattolici e ortodossi organizzano un incontro di preghiera insieme a Bari sulla tomba di san Nicola, tra chi ha manifestato il suo dolore per le bombe e i missili su Kiev c’è padre Antonio Spadaro, direttore della rivista dei Gesuiti La Civiltà Cattolica - le cui bozze vengono viste dalla Segreteria di Stato vaticana - e consigliere di papa Francesco, di cui ha rilanciato l’appello di ieri per fermare la «follia» della guerra. Il Pontefice ha voluto appellarsi «a quanti hanno responsabilità politiche, perché facciano un serio esame di coscienza davanti a Dio, che è Dio della pace e non della guerra; che è Padre di tutti, non solo di qualcuno, che ci vuole fratelli e non nemici». E poi Spadaro in un altro tweet cita il drammatico radiomessaggio di Pio XII «rivolto ai governanti ed ai popoli nell'imminente pericolo» della seconda guerra mondiale, il 24 agosto 1939: «Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra. Ritornino gli uomini a comprendersi. Riprendano a trattare. Trattando con buona volontà e con rispetto dei reciproci diritti si accorgeranno che ai sinceri negoziati non è mai precluso un onorevole successo».

Per Andrea Tornielli, direttore editoriale dei media vaticani, il conflitto è un dramma «per tutti, e in particolare per la generazione che ha conosciuto le speranze innescate dalla caduta del Muro di Berlino nel 1989», rileva sul quotidiano della Santa Sede. Dopo gli anni «della distensione, continuando ad applicare al nuovo mondo i vecchi schemi militari, prima è tornata la Guerra Fredda, poi la guerriglia» e ora la «guerra guerreggiata». Osserva che nei giorni scorsi «anche Romano Prodi ha ricordato che nel 2008 Francia e Germania votarono contro l’adesione dell’Ucraina alla Nato perché avrebbe rappresentato un atto ostile verso la Russia». Poi precisa: «La responsabilità della guerra è sempre di chi la fa invadendo un altro Paese. C’è però da domandarsi: qual è la strada per trovare una soluzione pacifica? Va ricercata dentro gli schemi bellici delle alleanze militari che si espandono e si restringono o piuttosto in qualcosa di nuovo in grado di farsi anche carico degli errori del passato (che non stanno da una parte sola) restituendo una prospettiva realistica alla speranza di una diversa convivenza fra i popoli?».

Vatican News, il sito della Santa Sede, stamattina riporta la testimonianza di padre Radko Vaolodymyr da Lviv «È guerra, sentiamo notizie di bombardamenti di numerosi villaggi e anche di grandi città. Il nostro patriarca ci ha chiamato tutti questa mattina per invitarci alla preghiera. Io mi trovo ancora nella città di Lviv, a circa 60 chilometri dal confine con la Polonia. Posso testimoniare che da alcuni minuti si sentono le sirene. Cerchiamo di non cedere al panico. L’attivazione delle sirene significa che dobbiamo essere prudenti e nasconderci. A mezzanotte, ora ucraina, iniziava lo stato di emergenza, e questa mattina il presidente ha dichiarato lo stato militare, quindi è iniziata una guerra aperta. Abbiamo bisogno di preghiera per aiutarci a non cedere al panico e tenere la calma, nella speranza di riuscire a vincere questo male».

«L'ora più buia». Così oggi L'Osservatore Romano titola in prima pagina l'attacco in Ucraina. «Nella notte le forze russe hanno colpito diverse città e attraversato i confini in più punti», scrive il quotidiano d'Oltretevere che riporta anche la «forte condanna della comunità internazionale» e l'intervento della Santa Sede, con le parole del Segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin: «C'è ancora spazio per il negoziato». Di fronte agli sviluppi «odierni della crisi in Ucraina, risaltano ancora più nette e più accorate le parole che il Santo Padre Francesco ha pronunciato ieri al termine dell’Udienza generale. Il Papa ha evocato “grande dolore”, “angoscia e preoccupazione”. Ed ha invitato tutte le Parti coinvolte ad “astenersi da ogni azione che provochi ancora più sofferenza alle popolazioni”, “destabilizzi la convivenza pacifica” e “screditi il diritto internazionale”. Questo appello acquista una drammatica urgenza dopo l’inizio delle operazioni militari russe in territorio ucraino. I tragici scenari che tutti temevano stanno diventando purtroppo realtà. Ma c’è ancora tempo per la buona volontà, c’è ancora spazio per il negoziato, c’è ancora posto per l’esercizio di una saggezza che impedisca il prevalere degli interessi di parte, tuteli le legittime aspirazioni di ognuno e risparmi il mondo dalla follia e dagli orrori della guerra. Noi credenti non perdiamo la speranza su un barlume di coscienza di coloro che hanno in mano i destini del mondo. E continuiamo a pregare e digiuniamo – lo faremo il prossimo mercoledì delle Ceneri – per la pace in Ucraina e nel mondo intero».

Nel frattempo l'arcivescovo di Bari-Bitonto, monsignor Giuseppe Satriano, e il rettore della Chiesa ortodossa russa di Bari, Viacheslav Bachin, si uniranno in preghiera per la regione del Donbass in Ucraina e lo faranno sulla tomba di san Nicola, nella cripta della basilica a Bari, il 26 febbraio alle 19,45. Lo comunica Satriano: «La Chiesa di Dio che è in Bari-Bitonto, che custodisce le reliquie del Santo Vescovo Taumaturgo Nicola, avverte particolarmente l'interiore appello e responsabilità ad essere testimone di comunione tra Oriente e Occidente», dice l’Arcivescovo nella nota diffusa questa mattina. Da quel luogo «nel quale ogni giorno cattolici e ortodossi pregano uno affianco all'altro, educandosi alla pacifica convivenza e alla mutua stima, possa risuonare forte l'appello per la pace nel mondo, soprattutto in quei luoghi dove altri cristiani delle diverse confessioni si trovano a convivere assieme». Il desiderio «condiviso ecumenicamente del popolo santo di Dio, che già soffre per le conseguenze della crisi pandemica, provochi ulteriormente le coscienze affinché si trovino soluzioni diplomatiche alla crisi ucraina».

I Vescovi del Mediterraneo, riuniti a Firenze per l’incontro «Mediterraneo frontiera di pace», esprimono «preoccupazione e dolore per lo scenario drammatico in Ucraina, e rinnovano la loro vicinanza alle comunità cristiane del Paese. Accogliendo l’invito di Papa Francesco a vivere il 2 marzo una giornata di digiuno e preghiera per la pace, i Vescovi fanno appello alla coscienza di quanti hanno responsabilità politiche perché tacciano le armi. Ogni conflitto porta con sé morte e distruzione, provoca sofferenza alle popolazioni, minaccia la convivenza tra le nazioni. Si fermi la follia della guerra! I Vescovi del Mediterraneo conoscono bene questo flagello, per questo chiedono a una sola voce la pace». Il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei) e arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, nel suo intervento di apertura dell’«Incontro dei Vescovi e Sindaci del Mediterraneo» a Firenze, in corso fino a domenica, dopo avere evidenziato la «fragilità» delle «nuove democrazie» nate dalla caduta dell'impero sovietico, ha richiamato al «realismo di Giorgio La Pira» per affermare che «la guerra è impossibile nell'era atomica, occorre trovare altre soluzioni per dirimere le questioni che dividono i popoli: non c'è alternativa al negoziato globale. È realistico pensare che la “pietra e la fionda” possano essere ancora il metodo utilizzato per regolare la vita sul nostro pianeta, dopo che da circa 70 anni l'umanità intera è posta sotto la spada di Damocle di una potenziale ecatombe nucleare?», ha domandato. Inoltre, gli Stati «non sembrano avere la forza, a fronte dell'eventuale buona volontà dei loro leader, di superare il meccanismo strutturato dai rapporti di forza. I nostri popoli, le nostre città e le nostre comunità religiose, invece, possono svolgere un ruolo straordinario: possono spingerli verso un orizzonte di pace e di fraternità»

Manifestano la loro ansia – e le loro specifiche idee sulla guerra in Ucraina - le Acli (Associazioni cristiane Lavoratori italiani) in una nota: «Condanniamo fortemente l'aggressione militare Russa ai danni della sovranità della Repubblica Ucraina e ci uniamo a tutte le preghiere, le manifestazioni, i cortei che chiederanno la pace e che ritengono che la pace esista solo nella giustizia, e che non siano ammesse ambiguità nel distinguere torti e ragioni, oppressi ed oppressori, aggrediti ed aggressori». Le Acli sono vicine «alle persone e alle famiglie in Ucraina sotto attacco, e ci stringiamo forte ai nostri amici del Patronato Acli lì presenti». La scelta per la pace «non può far dimenticare che in questo momento la Federazione Russa svolge il ruolo dell'aggressore, attentando all'integrità territoriale e alla libertà di un Paese confinante». Le Acli esortano «tutti gli interlocutori, per primo il Governo russo, ad abbandonare immediatamente il piano del confronto armato e a tornare a quello delle trattative diplomatiche, avendo come unico bene da tutelare la libertà e il benessere dei popoli. Invitiamo per questo motivo tutte le cittadine e i cittadini ad esporre le bandiere della pace - concludono - e ci uniamo, con le donne e gli uomini di buona volontà, alla giornata di digiuno per la pace promossa da Papa Francesco per il 2 marzo prossimo».
(fonte: Vatican Insider, articolo di Domenico Agasso 24/02/2022)