Benvenuto a chiunque è alla "ricerca di senso nel quotidiano"



giovedì 17 febbraio 2022

«BONUS PSICOLOGO: NON VERGOGNIAMOCI DI CHIEDERE AIUTO»

«BONUS PSICOLOGO:
NON VERGOGNIAMOCI DI CHIEDERE AIUTO»

Arriva uno stanziamento di 20 milioni: 10 per rafforzare le strutture sanitarie e altrettanti per i voucher. Parla Davide Baventore, vicepresidente Ordine degli psicologi della Lombardia: «Il bonus è un segnale importante ma non basta. Serve una riforma strutturale della sanità pubblica»



È stato approvato nella notte il bonus psicologo, un contributo finalizzato a sostenere le spese che le persone schiacciate da questi due anni di pandemia devono affrontare per recuperare serenità. L’importo massimo del bonus sarà di 600 euro annui a persona in base all’Isee. Uno stanziamento di 20 milioni di euro, metà per potenziare le strutture del Servizio sanitario nazionale già esistenti e gli altri 10 milioni di euro per i cittadini che chiederanno un aiuto per sostenere le spese di psicoterapia necessarie a causa della pandemia.

Che tipo di segnale sia lo chiediamo a Davide Baventore, vicepresidente Ordine degli psicologi della Lombardia. «Sicuramente rispetto al nulla che c’è stato fino a oggi, alla mancanza di investimento su tutto il tema del benessere e della cura psicologica il fatto che ci sia un seppur piccolo investimento è un segnale positivo ed è il recepimento dell'attenzione pubblica che in questi due anni c’è stata, ne è la dimostrazione il fatto che la petizione Bonus mentale salute (https://change.org/p/bonus-salute-mentale-palazzo-chigi-bonuspsicologo) ha raggiunto più di 300mila firme. Mi sembra che in generale in questi due anni ci sia stata una maggiore attenzione sul tema del benessere psicologico sia sui media media che nella cittadinanza, dall’altro canto non si è vista un’attivazione proporzionale da parte del legislatore. In termini di impegno finanziario il "bonus" mi sembra un po’ ridotto, visto che si colloca nella carenza strutturale e grave di offerta pubblica di servizi psicologici. Resta comunque una misura apprezzabile per quanto temporanea e non strutturale: in sintesi, meglio che ci sia piuttosto che no, ma non è la soluzione. Serve un investimento strutturale sul sistema nazionale sanitario».

Cosa c’è alla base del provvedimento?

Davide Baventore, 44 anni
«La necessità di affrontare gli effetti della pandemia, un cambiamento improvviso di una situazione che prima vivevamo come stabile. Il cambiamento richiede sempre capacità di adattamento e l'adattamento dipende da molteplici fattori. In primis la capacità psicologica di far fronte al cambiamento, per affrontare lutti, lontananza, solitudine o isolamento e chiama in causa anche risorse di altro tipo per esempio quelle economiche. La pandemia ci ha tutti messo in difficoltà e l’ha fatto in maniera diversificata in base alla situazione e alla fase di vita di ciascuno. Un bimbo piccolo può essere stato ipostimolato: è diminuita la socialità, la possibilità di esplorare il mondo e di fare esperienze. Gli adolescenti si sono visti bloccati nella loro funzione primaria di esplorazione dell’ambiente esterno e delle relazioni dei proprio pari, i giovani adulti hanno visto sfumare le prospettive loro (da chi studia a chi si affaccia al monto del lavoro). Chi lavorava può aver perso l'impiego o aver vissuto una situazione di discontinuità. Situazioni che inserite nel sistema famiglia hanno creato grossissimi problemi».

I numeri nei giovani sono schiaccianti.
«I ricoveri e le richieste di aiuto, i tentativi di suicidio e autolesionismo sono aumentati tantissimo. C’è stato un dilagare di aspetti di insicurezza, malessere e difficoltà estremamente vario. I dati recentemente pubblicati dalla Fondazione The Bridge dicono che sono raddoppiati i fenomeni depressivi e ansiosi. In generale c’è stato un peggioramento trasversale».

Da dove si riparte?
«A livello sociale dalla nuova consapevolezza di quanto il tema del benessere psicologico non è un lusso per poche persone, ma un aspetto fondamentale della vita di ciascuno. Una persona per essere un cittadino che contribuisce alla vita sociale ed economica del paese ha il diritto di stare bene e ricevere un supporto adeguato. Per i singoli, ricominciamo nella consapevolezza del fatto che questa situazione - senza timore di essere stigmatizzati - ha creato fatica e disagio nelle nostre vite e non bisogna vergognarsi di chiedere aiuto. Siamo tutti umani e le cose che ci mettono in difficoltà hanno bisogno di uno spazio di elaborazione».
(fonte: Famiglia Cristiana, articolo di Chiara Pelizzoni 17/02/2022)