Enzo Bianchi - Bose - Santa Sede
e la speranza di ritrovare al più presto
una piena comunione
Speranza nella prova
Come da noi annunciato a suo tempo, in seguito a serie preoccupazioni pervenute da più parti alla Santa Sede che segnalavano una situazione tesa e problematica nella nostra Comunità per quanto riguarda l’esercizio dell’autorità del Fondatore, la gestione del governo e il clima fraterno, il Santo Padre Francesco ha disposto una Visita Apostolica. ...
La Visita Apostolica si è svolta dal 6 dicembre 2019 al 6 gennaio 2020 e, al termine di essa, i Visitatori hanno consegnato alla Santa Sede la loro relazione, elaborata sulla base del contributo delle testimonianze liberamente rese da ciascun membro della Comunità. Dopo prolungato e attento discernimento e preghiera, la Santa Sede è giunta a delle conclusioni — sotto forma di un decreto singolare del 13 maggio 2020, a firma del Card. Pietro Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità e approvato in forma specifica dal Papa — che sono state comunicate agli interessati alcuni giorni fa...
Tale comunicazione è avvenuta nel massimo rispetto possibile del diritto alla riservatezza degli interessati. Poiché, tuttavia, a partire dalla notifica del decreto, l’annunciato rifiuto dei provvedimenti da parte di alcuni destinatari ha determinato una situazione di confusione e disagio ulteriori, si ritiene necessario precisare che i provvedimenti di cui sopra riguardano Fr. Enzo Bianchi, Fr. Goffredo Boselli, Fr. Lino Breda e Sr. Antonella Casiraghi, i quali dovranno separarsi dalla Comunità Monastica di Bose e trasferirsi in altro luogo, decadendo da tutti gli incarichi attualmente detenuti.
Con lettera del Segretario di Stato al Priore e alla Comunità, inoltre, la Santa Sede ha tracciato un cammino di avvenire e di speranza, indicando le linee portanti di un processo di rinnovamento, che confidiamo infonderà rinnovato slancio alla nostra vita monastica ed ecumenica.
In questo tempo che ci prepara alla Pentecoste invochiamo una rinnovata effusione dello Spirito su ogni cuore, perché pieghi ciò che è rigido, scaldi ciò che è gelido, raddrizzi ciò che è sviato e aiuti tutti a far prevalere la carità che non viene mai meno.
Leggi il testo integrale dal sito della Comunità di Bose
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Enzo Bianchi rompe il silenzio:
"Santa Sede ci aiuti. Mai ho contestato il legittimo priore"
Con una nota il fondatore di Bose prova a ricucire i rapporti all'interno della comunità monastica
Enzo Bianchi rompe il silenzio. E, come prevedibile, prova a ricucire con la comunità monastica di Bose da lui fondata, nell'estremo tentativo di superare le divisioni interne e rendere così irrilevante il decreto della segreteria di Stato vaticana che ha previsto - "temporaneamente", spiega lui stesso - il suo allontanamento. Le parole di questa sera dicono che una parte della vicenda deve ancora essere scritta, non tutto sembra essere definitivo.
Bianchi dice di non avere mai contestato la "legittima autorità" dell'attuale priore Manicardi. E si appella alla Santa Sede poiché "invano, a chi ci ha consegnato il decreto abbiamo chiesto che ci fosse permesso di conoscere le prove delle nostre mancanze e di poterci difendere da false accuse". E ancora: "Nella tristezza più profonda, sempre obbediente, nella giustizia e nella verità, alla volontà di papa Francesco, per il quale nutro amore e devozione finale".
In una nota Bianchi ricorda che "la visita apostolica condotta da tre visitatori ha avuto nei giorni scorsi il suo esito e le sue conclusioni". "Io, fra Enzo Bianchi, il fondatore, suor Antonella Casiraghi, già sorella responsabile generale, fra Lino Breda, segretario della comunità, e fra Goffredo Boselli, responsabile della liturgia - dice - , siamo stati invitati a lasciare temporaneamente la comunità e ad andare a vivere altrove"."In questi due ultimi anni, durante i quali volutamente sono stato più assente che presente in comunità, soprattutto vivendo nel mio eremo, ho sofferto di non poter più dare il mio legittimo contributo come fondatore. In quanto fondatore, oltre tre anni fa ho dato liberamente le dimissioni da priore, ma comprendo che la mia presenza possa essere stata un problema. Mai però ho contestato con parole e fatti l'autorità del legittimo priore, Luciano Manicardi, un mio collaboratore stretto per più di vent'anni, quale maestro dei novizi e vicepriore della comunità, che ha condiviso con me in piena comunione decisioni e responsabilità".
Per questo Bianchi invoca l'aiuto della Santa Sede: "In questa situazione, per me come per tutti, molto dolorosa, chiedo che la Santa Sede ci aiuti e, se abbiamo fatto qualcosa che contrasta la comunione, ci venga detto. Da parte nostra, nel pentimento siamo disposti a chiedere e a dare misericordia. Nella sofferenza e nella prova abbiamo altresì chiesto e chiediamo che la comunità sia aiutata in un cammino di riconciliazione. Ringrazio dal profondo del cuore i tanti fratelli e sorelle di Bose che in queste ore di grande dolore mi sostengono e le tante persone che mi e ci hanno attestato la loro umana vicinanza e il loro affetto sincero".
(fonte: La Repubblica, articolo di Paolo Rodari 27/05/2020)
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Monsignor Bettazzi:
«Enzo Bianchi? Meglio allontanarsi, è normale»
«Si capisce, dopo cinquant’anni noi vecchi facciamo fatica a capire i giovani, è normale…». Monsignor Luigi Bettazzi ha 96 anni ed è l’unico vescovo italiano vivente ad aver partecipato alle assise del Concilio Vaticano II come ausiliare del cardinale di Bologna Giacomo Lercaro, che lo portò con sé a Roma. Vescovo emerito di Ivrea, punto di riferimento storico dei cattolici progressisti, conosce da decenni ed è vicino alla comunità di Bose e al suo fondatore. La voce al telefono suona squillante e serena: «Cosa vuole, siamo esseri umani…».
Eccellenza, il Papa ha deciso di allontanare il fondatore Enzo Bianchi dal monastero di Bose, ci sono tensioni con il nuovo priore, «una situazione tesa e problematica per quanto riguarda l’esercizio dell’autorità del fondatore e il clima fraterno».
Che cosa direbbe ai tanti fedeli che in queste ore sono sconcertati?
«Vede, queste sono cose che capitano spesso… Sono emerito anche io, da tanto tempo. E ricordo che quando andai in pensione mi dissero: è bene che si allontani, monsignore, che vada a vivere altrove, meglio se distante».
E perché?
«Perché la presenza di un emerito crea imbarazzo, è inevitabile, e tanto più la presenza di un fondatore. Non è necessario che sia qualcosa di deliberato, di consapevole. A volte la presenza di un emerito può essere imbarazzante anche involontariamente. Del resto, può darsi che ci sia stata una difficoltà di rapporto con il nuovo priore, ma sono cose che capitano purtroppo».
Allora che si fa? Enzo Bianchi non sembra convinto di dover andare…
«E' umano sentirsi contrariati. Credo che l’unica sia incassare questa contrarietà e credere che le cose andranno per il meglio, a beneficio di tutti».
Che cosa rappresenta la comunità di Bose per la Chiesa italiana?
«Bose rappresenta molto, per la diffusione di una maggiore conoscenza e familiarità con la Parola di Dio e per l’ecumenismo, soprattutto nel rapporto con la Chiesa ortodossa. Ricordo le occasioni di dialogo che la comunità ha propiziato, i tanti vescocovi ortodossi che sono arrivati per partecipare agli incontri, i messaggi del patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo, e del Patriarca di Mosca Kirill…».
Che consiglio darebbe, oggi, a fratel Bianchi?
«Gli consiglierei la stessa cosa che gli ha detto il Vaticano. Che lui, i due confratelli e la consorella si allontanino come hanno indicato loro e continuino a pregare per la comunità, perché Bose possa andare avanti in modo sinodale, con il contributo di tutti i suoi membri, uomini e donne, sotto la guida del nuovo priore».
Non è facile.
«No, non lo è. E mi sento dispiaciuto per questa situazione. Ma è normale che ci sia un cambiamento, e lo sa e lo ha capito anche Enzo Bianchi, quando ha presentato le sue dimissioni da priore. È normale e giusto che le cose cambino. Solo che, rimanendo lì, si può creare un imbarazzo reciproco, come dicevo. Nelle cose umane c’è sempre qualche contrarietà, spero si possa superare questa crisi e arrivare presto ad una riappacificazione. Dobbiamo pregare e chiedere allo Spirito Santo che tutto questo si risolva per il bene di tutti».