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sabato 23 maggio 2020

ACQUA COME CULLA - Commento al Vangelo - Ascensione del Signore (A) a cura di P. Ermes Ronchi

ACQUA COME CULLA
 Dio non è solitudine, 
l’oceano della sua essenza vibra di un eterno amore in movimento,
 dove alla sorgente di tutto è la relazione, in principio a tutto il legame.


I commenti di p. Ermes al Vangelo della domenica sono due:
  • il primo per gli amici dei social
  • il secondo pubblicato su Avvenire
In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». Matteo 28,16-20


per i social


Dio non è solitudine, l’oceano della sua essenza vibra di un eterno amore in movimento, dove alla sorgente di tutto è la relazione, in principio a tutto il legame.

Ascensione festa difficile: come si può far festa per uno che se ne va?
È finito il tempo del pane e del pesce condivisi attorno al fuoco sulla riva del lago, finito il tempo degli incontri e dei nomi uno per uno, che sulle sue labbra parevano bruciare.

L’ascensione è la festa della sua presenza altrimenti: in tutte le cose e in tutti i giorni. Gesù non è andato lontano. E’ avanti e nel profondo, non oltre le nubi ma oltre le forme. Se prima era con i discepoli, ora sarà dentro di loro.

L’ultimo suo appuntamento è su un monte in Galilea, dove tutto ha avuto inizio. I monti sono come indici puntati verso l’infinito, la terra che si addentra nel cielo, sgabello per i piedi di Dio. Sui monti si posa timido il primo sole, e vi indugia, saggio, l’ultimo.

Andate! Dio si è appena fatto trovare e già t’invita ad andare oltre, per “battezzare”, immergere il mondo nel mare suo.

Gesù lascia quasi niente, qui: un gruppetto di uomini confusi che dubitano ancora. E proprio a noi perplessi affida il mondo: crede che noi, che io, riuscirò ad essere lievito e addirittura fuoco, per contagiare di Vangelo chi mi è affidato. Mi spinge a pensare in grande, guardando lontano: il mondo è mio.

Andate! Per arruolare devoti, far crescere nuovi adepti? No, per un contagio, un’epidemia divina da spargere sulla terra. Andate, profumate di cielo le vite che incontrate, insegnate il mestiere del vivere buono, così come l’avete visto da me.

E poi il suo testamento: io sono con voi tutti i giorni, sempre, fino alla fine di ogni tempo.

Cosa sia l’ascensione lo capiamo da queste parole. E’ dentro, nell’intimo del creato e delle creature, e da lì preme come forza verso più luminosa vita.

“Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo?” È inutile inseguire quel volto, impossibile toccare quel corpo, che ancora non si stanca di avvicinarsi. Gesù si impegna, come danzando, in questo reciproco cercarsi di Dio e dell’uomo: battezzate! Immergete ogni vita nell’oceano di Dio, che sia sommersa e sollevata dalla sua onda mite e possente.

Padre, Figlio, Respiro santo: Dio non è solitudine, l’oceano della sua essenza vibra di un eterno amore in movimento, dove alla sorgente di tutto è la relazione, in principio a tutto, il legame. Io sono più uomo quanto più sono simile all’amore unito, perchè la vera missione è trasmettere vita, valori, energia, strade di pienezza.

Tutto ciò che vi comando è: amatevi. Tutto ciò che ho detto del Padre è l’amore, nel dono di vita agli uccelli, ai gigli del campo, ai figli dell’uomo; e voi lo insegnerete.

Insegnate ad essere felici, direbbe Mosè. Insegnate a donare, cioè ad essere vivi, direbbe Paolo.

Che cosa ci ha domandato Cristo, se non l’amore? Impariamo prima a lasciarci amare, e poi a donarlo, affinchè possa correre.

Qui è tutto il Vangelo, qui tutto l’uomo.


per Avvenire

I discepoli sono tornati in Galilea, su quel monte che conoscevano bene. Quando lo videro, si prostrarono. (…)