S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
15 maggio 2020
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Papa Francesco ha presieduto la Messa a Casa Santa Marta nel venerdì della quinta settimana di Pasqua.
Nell'introduzione prega per le famiglie, ricordando l'odierna giornata internazionale a loro dedicata dall'Onu. Nell'omelia sottolinea che la fede in Gesù porta alla gioia e alla libertà, mentre la rigidità causa turbamento.
Queste le sue parole:
Oggi è la Giornata mondiale della famiglia: preghiamo per le famiglie, perché cresca nelle famiglie lo Spirito del Signore, lo spirito di amore, di rispetto, di libertà.
Nell'introduzione prega per le famiglie, ricordando l'odierna giornata internazionale a loro dedicata dall'Onu. Nell'omelia sottolinea che la fede in Gesù porta alla gioia e alla libertà, mentre la rigidità causa turbamento.
Queste le sue parole:
Oggi è la Giornata mondiale della famiglia: preghiamo per le famiglie, perché cresca nelle famiglie lo Spirito del Signore, lo spirito di amore, di rispetto, di libertà.
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Di seguito il testo dell'omelia: (trascrizione ufficiale)
Nel Libro degli Atti degli Apostoli vediamo che nella Chiesa, all’inizio, c’erano tempi di pace, lo dice tante volte: la Chiesa cresceva, in pace, e lo Spirito del Signore si diffondeva; tempi di pace (cfr At 9,31). C’erano anche tempi di persecuzione, cominciando dalla persecuzione di Stefano (cfr At 7,59), poi Paolo persecutore, convertito, poi anche lui perseguitato (cfr At 13,50)… Tempi di pace, tempi di persecuzioni, e anche c’erano tempi di turbamento. E questo è l’argomento della prima lettura di oggi: un tempo del turbamento. «Abbiamo saputo che alcuni di noi – scrivono gli apostoli ai cristiani che sono venuti dal paganesimo – abbiamo saputo che alcuni di noi, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi – a turbarvi – con discorsi che hanno sconvolto i vostri animi» (At 15,24).
Cosa era successo? Questi cristiani che provenivano dai pagani avevano creduto in Gesù Cristo e ricevuto il battesimo, ed erano felici: avevano ricevuto lo Spirito Santo. Dal paganesimo al cristianesimo, senza alcuna tappa intermedia. Invece questi che si chiamano “i giudaizzanti”, sostenevano che non si potesse fare questo. Se uno era pagano, prima doveva farsi ebreo, un buon giudeo, e poi farsi cristiano, per essere nella linea dell’elezione del popolo di Dio. E questi cristiani non capivano questo: “Ma come, noi siamo cristiani di seconda classe? Non si può passare dal paganesimo direttamente al cristianesimo? Non è che la Risurrezione di Cristo ha sciolto l’antica legge e l’ha portata a una pienezza ancora più grande?”. Erano turbati e c’erano tante discussioni tra loro. E quelli che volevano questo erano persone che con argomenti pastorali, argomenti teologici, anche alcuni morali, sostenevano che no: che si dovesse fare il passo così! E questo metteva in discussione la libertà dello Spirito Santo, anche la gratuità della Risurrezione di Cristo e della grazia. Erano metodici. E anche rigidi. Di questi, Gesù aveva detto, dei loro maestri, dei dottori della Legge: “Guai a voi che percorrete cielo e mare per fare un proselito e quando l’avete trovato lo fate peggio di prima. Lo fate figlio della Geenna”. Più o meno così dice Gesù nel capitolo 23° di Matteo (cfr v. 15). Questa gente che era “ideologica” – più che “dogmatica”, era “ideologica” – avevano ridotto la Legge, il dogma a un’ideologia e “si deve fare questo, e questo, e questo”: una religione di prescrizioni, e con questo toglievano la libertà dello Spirito. E la gente che li seguiva era gente rigida, gente che non si sentiva a suo agio, non conosceva la gioia del Vangelo. La perfezione della strada per seguire Gesù era la rigidità: “Si deve fare questo, questo, questo, questo…”. Questa gente, questi dottori “manipolavano” le coscienze dei fedeli, o li facevano diventare rigidi… o se ne andavano.
Per questo, io mi ripeto tante volte, dico che la rigidità non è del buono Spirito, perché mette in questione la gratuità della Redenzione, la gratuità della Risurrezione di Cristo. E questa è una cosa vecchia: durante la storia della Chiesa, questo si è ripetuto. Pensiamo ai pelagiani, a questi… questi rigidi, famosi. E anche nei nostri tempi abbiamo visto alcune organizzazioni apostoliche che sembravano proprio bene organizzate, che lavoravano bene… ma tutti rigidi, tutti uguali uno all’altro, e poi abbiamo saputo della corruzione che c’era dentro, anche nei fondatori.
Dov’è rigidità non c’è lo Spirito di Dio, perché lo Spirito di Dio è libertà. E questa gente voleva fare dei passi togliendo la libertà dello Spirito di Dio e la gratuità della Redenzione: “Per essere giustificato, tu devi fare questo, questo, questo, questo…”. La giustificazione è gratuita. La morte e la Risurrezione di Cristo è gratuita. Non si paga, non si compra: è un dono! E questi non volevano fare questo.
È bella la strada: gli apostoli si riuniscono in questo concilio e alla fine scrivono una lettera che incomincia così: «È parso bene, infatti, allo Spirito Santo e a noi, di non imporvi altro obbligo» (At 15,28), e mettono questi obblighi più morali, di buon senso: di non confondere il cristianesimo con il paganesimo, con l’astenersi dalle carni offerte agli idoli, eccetera. E alla fine, questi cristiani che erano turbati, riuniti in assemblea hanno ricevuto la lettera e «Quando l'ebbero letta, si rallegrarono per l'incoraggiamento che infondeva» (v. 31) . Dal turbamento alla gioia. Lo spirito della rigidità sempre ti porta al turbamento: “Ma questo l’ho fatto bene? Non l’ho fatto bene?”. Lo scrupolo, questo… Lo spirito della libertà evangelica ti porta alla gioia, perché è proprio questo che Gesù ha fatto con la sua Risurrezione: ha portato la gioia! Il rapporto con Dio, il rapporto con Gesù non è un rapporto così, di “fare le cose”: “Io faccio questo e Tu mi dai questo”. Un rapporto così, dico – mi perdoni il Signore – commerciale: no! È gratuito, come è gratuito il rapporto di Gesù con i discepoli. «Voi siete miei amici» (Gv 15,14). “Non vi chiamo servi, vi chiamo amici” (cfr Gv 15). «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi» (v. 16): questa è la gratuità.
Chiediamo al Signore che ci aiuti a discernere i frutti della gratuità evangelica dai frutti della rigidità non-evangelica, e che ci liberi da ogni turbamento di coloro che mettono la fede, la vita della fede sotto le prescrizioni casistiche, le prescrizioni che non hanno senso. Mi riferisco a queste prescrizioni che non hanno senso, non ai Comandamenti. Che ci liberi da questo spirito di rigidità che ti toglie la libertà.
Cosa era successo? Questi cristiani che provenivano dai pagani avevano creduto in Gesù Cristo e ricevuto il battesimo, ed erano felici: avevano ricevuto lo Spirito Santo. Dal paganesimo al cristianesimo, senza alcuna tappa intermedia. Invece questi che si chiamano “i giudaizzanti”, sostenevano che non si potesse fare questo. Se uno era pagano, prima doveva farsi ebreo, un buon giudeo, e poi farsi cristiano, per essere nella linea dell’elezione del popolo di Dio. E questi cristiani non capivano questo: “Ma come, noi siamo cristiani di seconda classe? Non si può passare dal paganesimo direttamente al cristianesimo? Non è che la Risurrezione di Cristo ha sciolto l’antica legge e l’ha portata a una pienezza ancora più grande?”. Erano turbati e c’erano tante discussioni tra loro. E quelli che volevano questo erano persone che con argomenti pastorali, argomenti teologici, anche alcuni morali, sostenevano che no: che si dovesse fare il passo così! E questo metteva in discussione la libertà dello Spirito Santo, anche la gratuità della Risurrezione di Cristo e della grazia. Erano metodici. E anche rigidi. Di questi, Gesù aveva detto, dei loro maestri, dei dottori della Legge: “Guai a voi che percorrete cielo e mare per fare un proselito e quando l’avete trovato lo fate peggio di prima. Lo fate figlio della Geenna”. Più o meno così dice Gesù nel capitolo 23° di Matteo (cfr v. 15). Questa gente che era “ideologica” – più che “dogmatica”, era “ideologica” – avevano ridotto la Legge, il dogma a un’ideologia e “si deve fare questo, e questo, e questo”: una religione di prescrizioni, e con questo toglievano la libertà dello Spirito. E la gente che li seguiva era gente rigida, gente che non si sentiva a suo agio, non conosceva la gioia del Vangelo. La perfezione della strada per seguire Gesù era la rigidità: “Si deve fare questo, questo, questo, questo…”. Questa gente, questi dottori “manipolavano” le coscienze dei fedeli, o li facevano diventare rigidi… o se ne andavano.
Per questo, io mi ripeto tante volte, dico che la rigidità non è del buono Spirito, perché mette in questione la gratuità della Redenzione, la gratuità della Risurrezione di Cristo. E questa è una cosa vecchia: durante la storia della Chiesa, questo si è ripetuto. Pensiamo ai pelagiani, a questi… questi rigidi, famosi. E anche nei nostri tempi abbiamo visto alcune organizzazioni apostoliche che sembravano proprio bene organizzate, che lavoravano bene… ma tutti rigidi, tutti uguali uno all’altro, e poi abbiamo saputo della corruzione che c’era dentro, anche nei fondatori.
Dov’è rigidità non c’è lo Spirito di Dio, perché lo Spirito di Dio è libertà. E questa gente voleva fare dei passi togliendo la libertà dello Spirito di Dio e la gratuità della Redenzione: “Per essere giustificato, tu devi fare questo, questo, questo, questo…”. La giustificazione è gratuita. La morte e la Risurrezione di Cristo è gratuita. Non si paga, non si compra: è un dono! E questi non volevano fare questo.
È bella la strada: gli apostoli si riuniscono in questo concilio e alla fine scrivono una lettera che incomincia così: «È parso bene, infatti, allo Spirito Santo e a noi, di non imporvi altro obbligo» (At 15,28), e mettono questi obblighi più morali, di buon senso: di non confondere il cristianesimo con il paganesimo, con l’astenersi dalle carni offerte agli idoli, eccetera. E alla fine, questi cristiani che erano turbati, riuniti in assemblea hanno ricevuto la lettera e «Quando l'ebbero letta, si rallegrarono per l'incoraggiamento che infondeva» (v. 31) . Dal turbamento alla gioia. Lo spirito della rigidità sempre ti porta al turbamento: “Ma questo l’ho fatto bene? Non l’ho fatto bene?”. Lo scrupolo, questo… Lo spirito della libertà evangelica ti porta alla gioia, perché è proprio questo che Gesù ha fatto con la sua Risurrezione: ha portato la gioia! Il rapporto con Dio, il rapporto con Gesù non è un rapporto così, di “fare le cose”: “Io faccio questo e Tu mi dai questo”. Un rapporto così, dico – mi perdoni il Signore – commerciale: no! È gratuito, come è gratuito il rapporto di Gesù con i discepoli. «Voi siete miei amici» (Gv 15,14). “Non vi chiamo servi, vi chiamo amici” (cfr Gv 15). «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi» (v. 16): questa è la gratuità.
Chiediamo al Signore che ci aiuti a discernere i frutti della gratuità evangelica dai frutti della rigidità non-evangelica, e che ci liberi da ogni turbamento di coloro che mettono la fede, la vita della fede sotto le prescrizioni casistiche, le prescrizioni che non hanno senso. Mi riferisco a queste prescrizioni che non hanno senso, non ai Comandamenti. Che ci liberi da questo spirito di rigidità che ti toglie la libertà.
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Preghiera per la comunione spirituale
Ai tuoi piedi, o mio Gesù, mi prostro e ti offro il pentimento del mio cuore contrito, che si abissa nel suo nulla e nella tua santa presenza. Ti adoro nel Sacramento del tuo amore, l’ineffabile eucaristia. Desidero riceverti nella povera dimora che ti offre il mio cuore. In attesa della felicità della comunione sacramentale, voglio possederti in spirito. Vieni a me, o mio Gesù, che io vengo da te. Possa il tuo amore infiammare tutto il mio essere per la vita e per la morte. Credo in te, spero in te, ti amo. Così sia.
La celebrazione si è conclusa con l'adorazione e la benedizione eucaristica.
Ai tuoi piedi, o mio Gesù, mi prostro e ti offro il pentimento del mio cuore contrito, che si abissa nel suo nulla e nella tua santa presenza. Ti adoro nel Sacramento del tuo amore, l’ineffabile eucaristia. Desidero riceverti nella povera dimora che ti offre il mio cuore. In attesa della felicità della comunione sacramentale, voglio possederti in spirito. Vieni a me, o mio Gesù, che io vengo da te. Possa il tuo amore infiammare tutto il mio essere per la vita e per la morte. Credo in te, spero in te, ti amo. Così sia.
La celebrazione si è conclusa con l'adorazione e la benedizione eucaristica.
Prima di lasciare la Cappella dedicata allo Spirito Santo, è stata intonata l’antifona mariana “Regina caeli”, cantata nel tempo pasquale:
Regína caeli laetáre, allelúia.
Quia quem merúisti portáre, allelúia.
Resurréxit, sicut dixit, allelúia.
Ora pro nobis Deum, allelúia.
(Regina dei cieli, rallegrati, alleluia.
Cristo, che hai portato nel grembo, alleluia,
è risorto, come aveva promesso, alleluia.
Prega il Signore per noi, alleluia).
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