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venerdì 28 febbraio 2020

Chiesa e Coronavirus - La benedizione di Mons Delpini: "... l’apprensione e il panico, si diffondono e contagiano il nostro vivere con maggior rapidità e con più gravi danni del contagio del virus... Il Signore è alleato degli uomini di scienza..." - I Vescovi lombardi: “Non possiamo vivere senza celebrare il giorno del Signore” - I Vescovi Nosiglia e Moraglia: «SUPERMERCATI APERTI, MESSE SOSPESE, CHE SENSO HA?»

Chiesa e Coronavirus
La benedizione di Mons Delpini: 
"... l’apprensione e  il panico, si diffondono e contagiano il nostro vivere con maggior rapidità e con più gravi danni del contagio del virus... Il Signore è alleato degli uomini di scienza..."
I Vescovi lombardi: 
“Non possiamo vivere senza celebrare il giorno del Signore”
I Vescovi Nosiglia e Moraglia: 
«SUPERMERCATI APERTI, MESSE SOSPESE, CHE SENSO HA?»


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Un pensiero di benedizione

di Mario Delpini
Arcivescovo di Milano


Invoco la benedizione di Dio su questa nostra terra e su tutte le terre del pianeta.
In questo momento l’apprensione per sé e per i propri cari, forse persino il panico, si diffondono e contagiano il nostro vivere con maggior rapidità e con più gravi danni del contagio del virus.

Invoco la benedizione di Dio per tutti:
la benedizione di Dio non è una assicurazione sulla vita, non è una parola magica che mette al riparo dai problemi e dai pericoli.
La benedizione di Dio è una dichiarazione di alleanza: Dio è alleato del bene, è alleato di chi fa il bene.
Invoco la benedizione di Dio sugli uomini di scienza e sui ricercatori.
La gente comune non sa molto di quello che succede, dei pericoli e dei rimedi di fronte al contagio.
Il Signore è alleato degli uomini di scienza che cercano il rimedio per sconfiggere il virus e il contagio.
In momenti come questi si deve confermare un giusto apprezzamento per i ricercatori e per gli uomini e le donne che si dedicano alla ricerca dei rimedi e alla cura dei malati.
Si può essere indotti a decretare il fallimento della scienza e a suggerire il ricorso ad arti magiche e a fantasiosi talismani. La scienza non ha fallito: è limitata.
Siano benedetti coloro che continuano a cercare con il desiderio di trovare rimedi, piuttosto che di ricavarne profitti. Certo si può anche imparare la lezione che sarebbe più saggio dedicarsi alla cura dei poveri e delle condizioni di vita dei poveri, piuttosto che a curare solo le malattie dei ricchi e di coloro che possono pagare.
Che siano benedetti gli scienziati, i ricercatori e coloro che si dedicano alla cura dei malati e alla prevenzione delle malattie.

Invoco la benedizione di Dio per tutti coloro che hanno responsabilità nelle istituzioni.
La benedizione di Dio ispiri la prudenza senza allarmismi, il senso del limite senza rassegnazione. Il consiglio dei sanitari e delle persone di buon senso suggerirà provvedimenti saggi.
Ogni indicazione che sarà data per la prevenzione e per comportamenti prudenti sarà accolta con rigore dalle istituzioni ecclesiastiche.

Invoco la benedizione di Dio su coloro che sono malati o isolati.
Vi benedico in nome di Dio perché Dio è alleato del desiderio del bene, della salute, della vita buona di tutti. Chi è costretto a sospendere le attività ordinarie troverà occasione per giorni meno frenetici: potrà vivere il tempo a disposizione anche per pregare, pensare, cercare forme di prossimità con i fratelli e le sorelle.

Mi permetto di invocare la benedizione del Signore
e di invitare tutti i credenti a pregare con me:

Benedici, Signore, la nostra terra, le nostre famiglie, le nostre attività.
Infondi nei nostri animi e nei nostri ambienti
la fiducia e l’impegno per il bene di tutti,
l’attenzione a chi è solo, povero, malato.
Benedici, Signore,
e infondi fortezza e saggezza
in tutti coloro che si dedicano al servizio del bene comune
e a tutti noi:
le sconfitte non siamo motivo di umiliazione o di rassegnazione,
le emozioni e le paure non siano motivo di confusione,
per reazioni istintive e spaventate.
La vocazione alla santità ci aiuti anche in questo momento
a vincere la mediocrità, a reagire alla banalità, a vivere la carità
a dimorare nella pace. Amen

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"Chiederò per te il bene"

Riportiamo il testo che i vescovi della Lombardia hanno deciso di mandare a tutte le Chiese da essi presiedute.

“Non possiamo vivere senza celebrare il giorno del Signore”. Questo grido dei 49 cristiani che sono stati martirizzati ad Abitinia nel 304 ritorna in questa nostra domenica in cui noi Vescovi, sacerdoti e fedeli delle chiese lombarde non possiamo celebrare comunitariamente l’eucarestia domenicale.

Vivere il giorno del Signore in assenza della celebrazione eucaristica è un vuoto e una privazione che noi tutti sentiamo con sofferenza. Oggi, però, non è la persecuzione che proibisce l’eucarestia, ma la sollecitudine per la salute di tutti gli abitanti della Regione quella che invita tutti noi ad astenerci dalle assemblee eucaristiche.

Il digiuno eucaristico in questa prima domenica di Quaresima è invito a rivolgerci con fiducia al Signore e dirgli: “Nella mia angoscia ho gridato al Signore ed egli mi ha risposto” (Salmo 119). E’ apertura confidente al suo amore che, sempre, vigila su chi cerca la sua volontà e vive il tempo della prova dicendo: “Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l'aiuto?” e con fede proclama: “Il mio aiuto viene dal Signore, che ha fatto cielo e terra” (Salmo 120).

Ecco, quindi, che alla preghiera personale che ogni singolo fedele in questa prima domenica di Quaresima rivolge al Signore - magari anche recandosi nelle nostre chiese fra il sabato pomeriggio e la domenica – si aggiunge l’invito a seguire la messa celebrata dal Vescovo diocesano e trasmessa dalla televisione o dalla radio o dal sito web della Diocesi. E’ un modo vero e intenso nel quale tutti i credenti che abitano questa terra di Lombardia supplicano: “Per i miei fratelli e i miei amici io dirò: «Su di te sia pace!». Per la casa del Signore nostro Dio, chiederò per te il bene” (Salmo 121).

+ Mario E. Delpini – Arcivescovo di Milano
+ Francesco Beschi – Vescovo di Bergamo
+ Marco Busca – Vescovo di Mantova
+ Oscar Cantoni – Vescovo di Como
+ Maurizio Gervasoni – Vescovo di Vigevano
+ Daniele Gianotti – Vescovo di Crema
+ Maurizio Malvestiti – Vescovo di Lodi
+ Antonio Napolioni – Vescovo di Cremona
+ Corrado Sanguineti – Vescovo di Pavia
+ Pierantonio Tremolada – Vescovo di Brescia

Con il messaggio «Chiederò per te il bene», i Vescovi lombardi invitano i fedeli a seguire la Santa Messa di domenica 1 marzo, prima di Quaresima, dalle proprie case, attraverso le dirette televisive e in streaming, che sono state predisposte nelle singole diocesi a seguito dell’ordinanza della Regione Lombardia per l’emergenza epidemiologica da Coronavirus.


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NOSIGLIA E MORAGLIA: 
«SUPERMERCATI APERTI, MESSE SOSPESE, 
CHE SENSO HA?»

27/02/2020 L'arcivescovo di Torino e il patriarca di Venezia sollevano una questione sentita da molti in questi giorni. Non si rischia forse di svalutare la dimensione religiosa?

Torino Monsignor Cesare Nosiglia e Chiara Appendino 
nella chiesa di Nostra Signora della Salute deserta
26 febbraio 2020, Mercoledì delle Ceneri. 
Venezia, 26 febbraio 2020. Un fermo immagine
della Messa celebrata dal patriarca Francesco Moraglia
in una Basilica di San Marco deserta.












Le immagini hanno un impatto cento volte maggiore del più emozionante degli editoriali. Spazio alle foto, allora. Il primo prelato è ritratto in preghiera accanto al sindaco Chiara Appendino, in un Borgo chiamato Vittoria per celebrare la sconfitta dei francesci nel 1706 (sì, propria quella per cui si immolò Pietro Micca), soli, la guida spirituale e la guida civile, nella chiesa nata per ringraziare la Vergine Maria d'aver interceduto presso Dio e fatto terminare la devastante epidemia di colera del 1835. Il secondo uomo di Chiesa, invece, è immortalato prima mentre celebra un solitario rito delle Ceneri in una deserta Basilica di San Marco, e poi fuori mentre benedice Venezia e i veneziani con l'Ostensorio in una delle più rinomate piazza del mondo.

Chiesa e coronavirus. 
Cesare Nosiglia, 75 anni, è arcivescovo di Torino. Francesco Moraglia, 66 anni, è patriarca di Venezia. In tempi diversi, ma con le stesse modalità (due interviste) e con gli stessi accenti (accorati, ma costruttivi), hanno entrambi sollevato una questione sentita da molti in questi giorni (basta sintonizzarsi sulle frequenze di Radio Maria o di Radio Mater, ovvero leggere mail e messaggi inviati al nostro giornale): ferma restando la difesa della salute pubblica, la cancellazione delle celebrazioni eucaristiche non sottende forse la svalutazione della dimensione religiosa, della natura spirituale delle persone da considerarsi anch'essa in qualche modo bene di prima necessità?

Nosiglia ha risposto alle domande rivoltegli dai giornalisti del settimnanale diocesano di Torino La voce e il tempo. «Abbiamo accolto come diocesi del Piemonte le disposizioni richieste dalla Regione, perché rispettiamo le delibere dell’autorità civile e per garantire al massimo la salute dei cittadini, così come hanno fatto le Conferenze episcopali della Liguria, della Lombardia e del Triveneto», ha esordio monsignor Cesare Nosiglia. «La Messa feriale, come sappiamo, è generalmente frequentata da un numero modesto di fedeli. Va pertanto detto onestamente che tale proibizione è una scelta che penalizza solo una componente della città, lasciando aperti altri spazi pubblici frequentati da numeri ben maggiori di cittadini. Mi riferisco ai mercati e supermercati, o al metrò e agli autobus e tram e così via… Sembra che i servizi alla popolazione possono essere garantiti perché essenziali, mentre quelli di ordine religioso vengano considerati superflui e dunque non esenti da provvedimenti restrittivi come si è fatto».

Quando gli è stato domandato se un fedele può chiedere di fare la Comunione anche senza la Messa, ma solo preparandosi con la preghiera, l'arcivescovo di Torino ha risposto: «Certamente, perché non si tratta di una funzione che coinvolge grandi numeri, ma esprime un desiderio personale di cibarsi dell’ostia consacrata; è permesso dalla Chiesa, in passato questa pratica era abbastanza usuale». E ha aggiunto: «La preghiera sostiene il credente che trova in essa conforto e speranza. E il fatto di pregare Dio perché ci aiuti ad affrontare questa situazione e dia forza a coloro che ne portano le conseguenze produce certamente un frutto di bene grandissimo di cui può usufruire tutta la società».

«Che cosa dice dunque ai fedeli e alle istituzioni?», hanno chiesto infine i giornalisti del settimanale diocesano di Torino. «Ai fedeli» ha replicato monsingor Nosiglia, «dico di accettare la scelta fatta come un modo certo imprevisto, ma significativo di quella penitenza quaresimale propria del tempo liturgico che iniziamo in questa settimana. Per chi è abituato a frequentare ogni giorno la sua parrocchia e fare la comunione è certamente un sacrificio non piccolo: ma può portare buon frutto se viene offerto al Signore. Alle istituzioni dico di non sottovalutare la realtà religiosa confinandola nelle scelte personali e private e così dimenticando che essa invece ha una valenza pubblica, etica e sociale che aiuta molto non solo chi ne accoglie il valore, ma l’intera comunità cittadina. Questo senza togliere nulla ad altri servizi pure importanti»

IL PATRIARCA MORAGLIA: «CHIEDERÒ CHE DA LUNEDÌ PROSSIMO CI SIANO DELLE POSSIBILITÀ DI PREGHIERA COMUNE»

Monsignor Francesco Moraglia, patriarca di Venezia, invece, è stato intervistato dal Corriere della Sera. «Qualcuno ha fatto emergere la contraddizione tra le Messe sospese e palestre e mercati aperti. Pensa si possa superare questo divieto?», gli è stato chiesto.

«È un tema che ho già affrontato con il governatore Zaia, sempre collaborativo e capace di comprendere il nostro disagio. Dipenderà molto dai numeri dei contagiati ma è necessario che si trovino dei momenti in cui la comunità ecclesiale a livello di parrocchie e di unità pastorale possa pregare assieme. Non penso che le Messe feriali ad esempio, visto la frequentazione non eccessiva, possano rappresentare un problema. Troviamo delle regole di partecipazione comune: il numero di persone, delle messe, i presidi igienici alle porte delle chiese. È di difficile comprensione vedere mercati, palestre, piscine, anch’essi luogo di incontro e di aggregazione, aperte e le Messe sospese. Per questo a nome della Conferenza episcopale del Triveneto chiederò che da lunedì prossimo ci siano delle possibilità di preghiera comune»


Vedi anche il post precedente: