Omelia di p. Aurelio Antista
- Presentazione del Signore (A) -
02.02.2020
Fraternità Carmelitana
di Barcellona Pozzo di Gotto
Oggi 2 febbraio stiamo celebrando la solennità della Presentazione del Signore, la Candelora, che quest'anno acquista maggiore solennità perché questo 2 febbraio cade di domenica.
Sono trascorsi quaranta giorni dal Natale e, come era tradizione presso gli ebrei, quel giorno la donna che ha partorito si presenta al Signore per il rito della purificazione, per l'offerta al Signore del primo figlio maschio che appartiene al Signore, così dice la legge antica di Israele. E Maria e Giuseppe sono obbedienti alla legge e portano il bambino Gesù a Gerusalemme nel tempio di Dio. Lo portano per offrirlo al Signore, ma in realtà è il Signore che sta visitando il suo popolo; visita tutti noi e siamo da Lui salvati, da Lui redenti.
Questa festa in oriente è chiamata la festa dell'incontro, sì perché quel giorno a Gerusalemme nel tempio avviene un incontro significativo: Maria e Giuseppe presentano il bambino e questo bambino è accolto e riconosciuto nella sua identità, nel suo mistero da due anziani Simeone e Anna...
Noi questa sera abbiamo acceso le nostre candele, i nostri ceri al cero pasquale perché Lui veramente è la luce, Lui è la speranza e noi abbiamo accesso questi nostri lumini quasi a dire a noi stessi che noi vogliamo essere illuminati dalla luce della Pasqua, dalla Risurrezione del Signore per imparare a vivere come uomini e come donne risorti insieme a Lui, partecipi della sua luce della sua grazia e partecipi anche del suo stile di vita.
Celebrare la Presentazione del Signore significa per noi accogliere il Signore, accogliere la sua luce, ma accogliere soprattutto ciò che Gesù è, ciò che Gesù ci ha insegnato, accogliere la sua Parola, il suo vangelo, la buona notizia che è Lui e il suo insegnamento.
Questa candela possiamo portarla a casa e accenderla nei momenti più significativi della nostra famiglia, della nostra vita, perché ci ricordi che noi siamo illuminati dal Signore. Nel battesimo siamo stati illuminati ... illuminati dalla sua parola perché possiamo imparare a vivere della sua parola e lasciarci plasmare dalla sua parola, è una parola che ci educa ad amare, ad amare Dio e ad amare i fratelli, una parola che ci educa ad essere solidali con i fratelli, soprattutto quelli bisognosi, una parola che ci educa ad essere compassionevoli, ad essere capaci di pedono nella vita quotidiana, nella vita familiare, nella vita del lavoro, nei rapporti interpersonali ...
Il Signore ci visita, ci incontra e ci porta la sua luce e noi ci lasciamo illuminare da questa luce ... per essere testimoni del Risorto nella vita quotidiana.
Sono trascorsi quaranta giorni dal Natale e, come era tradizione presso gli ebrei, quel giorno la donna che ha partorito si presenta al Signore per il rito della purificazione, per l'offerta al Signore del primo figlio maschio che appartiene al Signore, così dice la legge antica di Israele. E Maria e Giuseppe sono obbedienti alla legge e portano il bambino Gesù a Gerusalemme nel tempio di Dio. Lo portano per offrirlo al Signore, ma in realtà è il Signore che sta visitando il suo popolo; visita tutti noi e siamo da Lui salvati, da Lui redenti.
Questa festa in oriente è chiamata la festa dell'incontro, sì perché quel giorno a Gerusalemme nel tempio avviene un incontro significativo: Maria e Giuseppe presentano il bambino e questo bambino è accolto e riconosciuto nella sua identità, nel suo mistero da due anziani Simeone e Anna...
Noi questa sera abbiamo acceso le nostre candele, i nostri ceri al cero pasquale perché Lui veramente è la luce, Lui è la speranza e noi abbiamo accesso questi nostri lumini quasi a dire a noi stessi che noi vogliamo essere illuminati dalla luce della Pasqua, dalla Risurrezione del Signore per imparare a vivere come uomini e come donne risorti insieme a Lui, partecipi della sua luce della sua grazia e partecipi anche del suo stile di vita.
Celebrare la Presentazione del Signore significa per noi accogliere il Signore, accogliere la sua luce, ma accogliere soprattutto ciò che Gesù è, ciò che Gesù ci ha insegnato, accogliere la sua Parola, il suo vangelo, la buona notizia che è Lui e il suo insegnamento.
Questa candela possiamo portarla a casa e accenderla nei momenti più significativi della nostra famiglia, della nostra vita, perché ci ricordi che noi siamo illuminati dal Signore. Nel battesimo siamo stati illuminati ... illuminati dalla sua parola perché possiamo imparare a vivere della sua parola e lasciarci plasmare dalla sua parola, è una parola che ci educa ad amare, ad amare Dio e ad amare i fratelli, una parola che ci educa ad essere solidali con i fratelli, soprattutto quelli bisognosi, una parola che ci educa ad essere compassionevoli, ad essere capaci di pedono nella vita quotidiana, nella vita familiare, nella vita del lavoro, nei rapporti interpersonali ...
Il Signore ci visita, ci incontra e ci porta la sua luce e noi ci lasciamo illuminare da questa luce ... per essere testimoni del Risorto nella vita quotidiana.
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