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sabato 15 febbraio 2020

Grazie al piccolo Shjmanto cristiani e musulmani uniti nella preghiera perché il dolore e l'amore non fanno differenze

Grazie al piccolo Shjmanto
cristiani e musulmani uniti nella preghiera
perché il dolore e l'amore non fanno differenze

A Roma cristiani e musulmani pregano insieme per un bambino morto

A Monteverde è morto un bambino e nessuno riesce a darsi pace. Aveva 9 anni, era nato a Roma da una famiglia bengalese, si chiamava Shimanto, un fringuellino intelligente e generoso. Un tumore rarissimo gli ha portato via prima una gamba poi tutto il resto. Per lui la comunità musulmana ha tenuto un rito funebre nei locali dell’associazione culturale islamica di Circonvallazione Gianicolense. Prima che la cerimonia avesse inizio, all’ingresso si è radunata una folla imprevista: erano gli amici di Shimanto e della sua famiglia, i compagni di classe con i genitori, le maestre che nei mesi scorsi si erano fatte in quattro per aiutare il loro alunno. Davanti a tanta gente silenziosa e commossa il presidente dell'associazione islamica ha preso una decisione inattesa: facendo un'eccezione alle regole, ha deciso di far entrare tutti, anche le donne e i bambini. In un seminterrato del Gianicolense musulmani e cristiani hanno pregato insieme, ognuno con le sue preghiere, «sono un servo di Allah e sto ritornando a lui», «l’eterno riposo dona a lui Signore». Piedi scalzi sui tappeti, occhi gonfi di pianto, abbracci dolorosi e sorrisi di gratitudine, con la consapevolezza di partecipare a un avvenimento importante, spazzando via le diffidenze, i sospetti, i mormorii da cui è sempre stato circondato questo luogo che il quartiere semplificando chiama “la moschea”. Un grande regalo che Shimanto ha fatto a Roma, la sua città.

Shjmanto, morto a 9 anni: il bambino che ha unito l'amore di tutti

... Tutti assieme. Due comunità, una islamica l’altra cristiana, unite nella preghiera, ognuno con le sue parole, con i suoi riti. Unite da Shjmanto, perché il dolore non fa differenze, come il pianto, come la preghiera che vive dentro lingue diverse, ma che, quando sincera, spiana la strada tra l’uomo e Dio. L’unico Dio che veglia il mondo intero. I miracoli accadono senza clamore, spesso vengono confusi per altro, rimpiccioliti sino a perdere la loro reale grandezza, non esplodono sui giornali, non chiedono telecamere.

Quello di Shjmanto è un miracolo. Miracolo di Dio attraverso gli uomini quando avverano per intero l’amore di cui sono capaci. La storia di Shjmanto dovrebbe avere la risonanza che merita, dovrebbe essere tradotta in tutte le lingue del mondo, insegnata dentro le scuole di ogni ordine e grado. Il primo capitolo di una nuova scrittura, sacra per tutti, dove ognuno può ritrovare se stesso e ciò che ama. La storia di Shjmanto, bambino, piccolo uomo che un giorno cominciò a scrivere il destino di tutti.