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sabato 7 dicembre 2019

“Benvenuto futuro!” Discorso alla Città dell'Arcivescovo di Milano mons. Mario Delpini

“Benvenuto futuro!” 
mons. Mario Delpini,
Arcivescovo di Milano
DISCORSO ALLA CITTA'
6  dicembre 2019


"Io non sono ottimista, io sono fiducioso. Sono uomo di speranza, perché mi affido alla promessa di Dio e ho buone ragioni per aver stima degli uomini e delle donne che abitano questa terra .. Non è il futuro il principio della speranza; credo piuttosto che sia la speranza il principio del futuroLo . cristiano sul futuro non è una forma di ingenuità per essere incoraggianti per partito presto, piuttosto è l’interpretazione più profonda e realistica di quell’inguaribile desiderio di vivere che, incontrando la promessa di Gesù, diventa speranza. 





Benvenuto futuro! - Benvenuti, bambini! - Benvenuti, ragazzi e ragazze! - Benvenuta, famiglia! - Benvenuto, lavoro! - Benvenuta, società plurale! - Benvenuta, cura per la casa comune!

... Il futuro sono i ragazzi e i giovani che oggi vivono, crescono, studiano, sognano. Gli adolescenti attraversano una stagione burrascosa, entusiasmante ed esasperante della vita. L’adolescenza è tempo di scelte, di responsabilità iniziali, di definizione della personalità di ciascuno. Gli adulti hanno il compito di accompagnare questa età con sapienza e pazienza, promuovendo lo sviluppo della libertà che si decida di fronte a proposte promettenti. Gli adulti si sentono talora inadeguati e smarriti quando hanno responsabilità educative in famiglia, a scuola, nell’ambito sportivo, ecclesiale, sociale.

Gli adolescenti vivono in un mondo che sembra desiderare un distacco da tutto quello che è adulto, che propone valori del passato, che non parla la loro stessa lingua. 

...
È necessario che si costruiscano alleanze tra tutte le istituzioni educative, scolastiche, sportive, le forze dell’ordine, le amministrazioni locali perché la sola repressione non è mai efficace. Sempre è necessario offrire motivazioni, accompagnamenti attenti e pazienti, sostegno nelle fragilità e nelle frustrazioni che la vita non risparmia a nessuno, interventi tempestivi, affettuosi e forti. Siamo tutti chiamati a essere protagonisti nell’impresa di edificare una comunità che sappia anticipare e suggerire il senso promettente e sorprendente della vita e proporre una narrativa generazionale che custodisca i verbi del desiderare, del mettere al mondo, del prendersi cura e del lasciar partire. La comunità cristiana si dichiara pronta a offrire il suo contributo ed entra volentieri in questa alleanza con tutte le istituzioni e la società civile, per ribadire sempre: benvenuto, futuro! 


Benvenuta, società plurale!
Il fenomeno migratorio è estremamente complesso e ha una risonanza emotiva profonda, anche se talora deformata da un’enfasi sproporzionata per alcuni aspetti. Una certa comunicazione sbrigativa e partigiana tende a ridurre il fenomeno delle migrazioni alla situazione drammatica dei rifugiati, gente che sfugge a situazioni di povertà estrema, di ingiustizia insopportabile, di persecuzione violenta e attraversa pericoli, sfruttamenti, violenze, schiavitù per inseguire una speranza di vita migliore che non raramente si rivela illusoria.
... La concentrazione sul tema dei rifugiati sovraccarica la considerazione del fenomeno migratorio di risonanze emotive, rivela l’inadeguatezza delle normative, la carenza di organizzazione, la scarsa lungimiranza della comunità europea e del nostro Paese e divide le nostre comunità in fazioni contrapposte, tra chi vuole accogliere e chi vuole respingere
.. Credo che sarebbe più sapiente affrontare il fenomeno migratorio nel suo complesso, creare occasioni di confronto con tutti i Paesi che necessitano di elaborare una visione di quello che sta succedendo e di capire quale speranza si possa condividere per vivere il nostro tempo con coraggio e serenità.
... Dobbiamo liberarci dalla logica del puro pronto soccorso, dispendioso e inconcludente. Dobbiamo andare oltre le pratiche assistenzialistiche mortificanti per chi le offre e per chi le riceve, anche oltre un’interpretazione che intenda “integrazione” come “omologazione”. Si tratta di dare volto, voce e parola alla convivialità delle differenze, passando dalla logica del misconoscimento alla profezia del riconoscimento. Siamo chiamati a guardare con fiducia alla possibilità di dare volto a una società plurale in cui i tratti identitari delle culture contribuiscano a un umanesimo inedito e promettente, capace di diventare un cantico».

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