STOP ALLE ARMI NUCLEARI
di Luigi Sandri
Il Giappone, che il papa da giovane gesuita sognò invano di raggiungere, è la sua nuova meta. Domani, infatti, egli parte per la Thailandia e poi da Hiroshima e Nagasaki, rivolgerà un solenne monito per un bando totale delle armi nucleari. Entrato nella Compagnia di Gesù, Francesco aveva chiesto di essere inviato in Estremo Oriente; ma i suoi superiori non vollero. Ora, divenuto pontefice della Chiesa romana, egli realizza il suo desiderio. Prima tappa del suo viaggio sarà Bangkok per ricordare i trecentocinquant’anni dalla creazione di una presenza cattolica strutturata nell’antico regno del Siam (oggi Thailandia): un paese di settanta milioni di abitanti quasi totalmente buddhisti. La minoranza cattolica, seppur piccolissima, è rispettata. Sabato, poi, Bergoglio partirà per il Giappone: forse l’aereo papale sorvolerà la Cina, il cui presidente, Xi Jinping, non desidera, almeno per ora, vedere un papa a Pechino.
A Tokyo il pontefice incontrerà la comunità cattolica: modesta per numero (seicentocinquantamila fedeli su centoventisei milioni di abitanti), oggi è assai apprezzata nel mondo della cultura. Era stato proprio un gesuita, lo spagnolo Francisco Xavier, a raggiungere, a metà del Cinquecento, il Giappone. Pochi anni dopo nel paese inizierà una feroce persecuzione contro i cristiani: uccisi per la loro fede, secondo alcuni; perché considerati “agenti” di potenze coloniali europee, secondo altri. Fatto sta che, privati di missionari, i pochi fedeli – i “Cristiani nascosti” che rischiavano assai, se scoperti – cercarono, tra molte difficoltà, di mantenere la fede, che si ravvivò quando in Giappone nel 1868 cessò il lunghissimo periodo del suo isolamento, avviato nel 1603.
Poi, a Hiroshima e Nagasaki, il filo del discorso di Bergoglio sarà legato al loro triste primato: esse, finora, sono state le uniche città al mondo ad essere devastate con bombe atomiche. Infatti, per piegare l’impero nipponico che non voleva arrendersi, l’aviazione statunitense il 6 agosto 1945 colpì la prima città, e tre giorni dopo la seconda, con armi micidiali e allora sconosciute, provocando all’istante migliaia di morti e tremende rovine. Dopo la seconda guerra mondiale, e fino ai nostri giorni, altri Paesi, dopo gli Usa, diventeranno potenze nucleari: Urss (ora Russia), Francia, Gran Bretagna, Cina, India, Pakistan, Corea del Nord, Israele.
Molti sono stati i tentativi, soprattutto sotto l’egida dell’Onu, per diminuire le testate atomiche – oggi, nell’insieme, circa 15.000 – e poi a poco a poco eliminarle; tuttavia, malgrado alcuni risultati, si è ben lontani da tale traguardo. Perciò dalle città-martiri Francesco lancerà un grido profetico perché si riprenda il cammino che porti al desiderato traguardo. Speranza, oggi come oggi, utopica.
(Fonte: “L’Adige” del 18 novembre 2019)
“L’uso e il possesso di armi nucleari è immorale”
di Pax Christi
Dichiarazione di Pax Christi International
“Il movimento internazionale Pax Christi si unisce al Consiglio Cattolico Giapponese per la Giustizia e la Pace nel dare il benvenuto alla visita di Papa Francesco a Hiroshima e Nagasaki. Durante il suo papato, Papa Francesco si è espresso fortemente contro le armi nucleari. È quindi opportuno che durante la sua visita in queste due città chieda passi concreti verso il completo disarmo nucleare. Pax Christi International (PCI) si aspetta che questa visita pastorale metta in evidenza non solo l’immoralità delle armi nucleari, ma anche l’importanza della nonviolenza come etica fondamentale per la costruzione di culture di pace e di sviluppo sostenibile.”
Così inizia la dichiarazione di Pax Christi International, che come Pax Christi Italia facciamo nostra.
Come Pax Christi Italia non possiamo dimenticare l’incontro che il Consiglio Nazionale ha avuto proprio con papa Francesco lo scorso 12 gennaio. In quell’occasione, Vatican News ha intervistato il Presidente di Pax Christi mons. Giovanni Ricchiuti: “… Francesco ha detto e ricordato il discorso che ha tenuto agli Ambasciatori qualche giorno fa. E ci ha detto: ‘Io nel discorso ho usato una parola molto pesante. Ho detto che ‘l’uso e il possesso di armi nucleari è immorale’. E ha confermato: “L’ho messa proprio io questa parola”, ancora sottolineando come la Chiesa oggi, la profezia della Chiesa sulla pace, non può che essere una profezia coraggiosa, audace, che accetta i rischi anche dell’andare controcorrente. E lui stesso ci ha confidato: ‘Io ho parlato ma so che non sono ascoltato da tutti. Però la Chiesa non può tacere”.
Pax Christi Italia chiede di continuare il lavoro – già iniziato da tempo insieme a tante altre donne e uomini che amano la pace – nelle comunità cristiane, nei territori, nelle istituzioni perché si continui a chiedere con fermezza che anche l’Italia aderisca al Trattato che mette al bando le armi nucleari. Hanno già ratificato 33 Stati. Ne mancano 17.
Sarebbe davvero una grande amarezza per tutti se l’Italia non riuscisse a cogliere tale opportunità storica.
“Possa questa visita – conclude il testo di Pax Christi International https://pcintlorg.files.wordpress.com/2019/11/statement-japan-2019-italien.pdf – consentire ai governi, incluso il Giappone, di prendere a cuore le parole di papa Francesco: ‘Le armi di distruzione di massa, in particolare le armi nucleari, non creano altro che un falso senso di sicurezza. Non possono costituire la base per la coesistenza pacifica tra i membri della famiglia umana, che deve piuttosto essere ispirata a un’etica di solidarietà’. Con tutto ciò in mente, PCI chiede seriamente a papa Francesco di rivolgersi al governo del Giappone e a tutti gli stati del Nord- est asiatico affinché aderiscano al Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari. Il Giappone ha una sfida unica ad assumere questo ruolo di leader, dopo aver subito gli attacchi nucleari del 1945.
Il Nord-est asiatico e il mondo affrontano crescenti minacce nucleari. Possa il viaggio di Papa Francesco catalizzare un cambiamento di cuore in molti, e per questa intenzione Pax Christi International prega per la visita del Pontefice.”
19 novembre 2019
Pax Christi Italia