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mercoledì 13 novembre 2019

NUOVI ATTACCHI A PAPA FRANCESCO - Il Vaticano zittisce i critici che accusano il Papa di idolatria: la Pachamama non è una divinità

NUOVI ATTACCHI A PAPA FRANCESCO 
Il Vaticano zittisce i critici che accusano il Papa di idolatria: 
la Pachamama non è una divinità 

NOI STIAMO CON PAPA FRANCESCO



Ad aprile definirono Francesco "eretico". Ora ci riprovano con una nuova raccolta di firme nella quale condannano Bergoglio per atti che avrebbe commesso durante il recente Sinodo sull'Amazzonia. Insieme mettono in guardia coloro che seguono il Papa dal rischio della "dannazione eterna". Il Vaticano risponde a distanza alle accuse di idolatria che sono state mosse al Papa per avere ospitato al di là del Tevere una statuetta pagana che raffigura una donna incinta, la Pachamama. Sull'Osservatore Romano è uscito un lungo articolo a firma di Felipe Arizmendi Esquivel, vescovo di San Cristobal de las Casas, in Messico al quale è stato affidato il compito di fare chiarezza e spiegare che il Papa non ha infranto nessun Comandamento.

Ecco il testo integrale

È una divinità la Pachamama?

Grande scalpore hanno suscitato le immagini o figure utilizzate nella cerimonia nei giardini vaticani all’inizio del sinodo panamazzonico e nella processione dalla basilica di San Pietro all’Aula sinodale, alle quali ha partecipato Papa Francesco, e poi in altre chiese di Roma. Alcuni condannano questi atti come se fossero un’idolatria, un’adorazione della “madre terra” e di altre “divinità”. Non c’è stato niente di tutto ciò. Non sono dee; non c’è stato alcun culto idolatrico. Sono simboli di realtà ed esperienze amazzoniche, con motivazioni non solo culturali, ma anche religiose, ma non di adorazione, perché questa si deve solo a Dio. È una grande impudenza condannare il Papa come idolatra, perché non lo è stato né lo sarà mai. Al termine della cerimonia nei giardini vaticani, gli hanno chiesto una parola e lui si è limitato a pregare con il Padrenostro. Non c’è altro Dio all’infuori del nostro Padre celeste.

Anni fa, durante un incontro del Celam che ho coordinato a Cochabamba, in Bolivia, sui diversi nomi di Dio nelle culture originarie del Cono Sud, ho chiesto a un indigeno aymara se, per la sua gente, la pachamama (la madre terra) e l’inti (il padre sole) erano dei e lui mi ha risposto: «Chi non ha ricevuto l’evangelizzazione li considera dei; per noi che siamo stati evangelizzati, non sono dei, ma i doni migliori di Dio». Risposta stupenda! Questo sono! Sono manifestazioni dell’amore di Dio, non dei.

Nella mia precedente diocesi, quando sentivo parlare con grande affetto e rispetto della “madre terra”, provavo disagio, perché mi dicevo: «Le mie uniche madri sono la mia mamma, la Vergine Maria e la Chiesa». E quando vedevo che si prostravano per baciare la terra, provavo ancora più disagio. Ma convivendo con gli indigeni ho capito che non l’adorano come una dea, ma la vogliono valorizzare e riconoscere come una vera madre, perché è la terra a darci da mangiare, a darci l’acqua, l’aria e tutto ciò di cui abbiamo bisogno per vivere: non la considerano una dea, non la adorano, le esprimono solo il loro rispetto e pregano rendendo grazie a Dio per essa.

Lo stesso mi accadeva quando vedevo che si volgevano verso le quattro direzioni dell’universo, i punti cardinali, facevano loro un inchino, pregavano e si rivolgevano anche al sole con grande rispetto. Prima di conoscerli e di condividere la vita e la fede con loro, ero tentato di giudicarli e condannarli come idolatri; col tempo ho apprezzato il loro rispetto per questi elementi della natura che ci danno vita, e mi sono convinto che non li adorano come dei, ma come opera di Dio, come suo dono all’umanità, e così facendo educano anche i loro figli a non distruggerli, anzi a prendersene cura e a rispettarli. Non sono idolatri. Chi lo sostiene non li conosce e li giudica a distanza, da lontano e da fuori. La terra e il sole sono creature di Dio, e noi adoriamo solo Dio.

Pensare

Dice la Bibbia: «Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo» (Genesi 2, 7). Il mercoledì delle ceneri ce lo ricorda: «Ricordati che polvere sei e polvere ritornerai». Questa è la realtà di tutti gli esseri umani.

Nel Documento di Aparecida diamo l’appellativo “madre” alla sorella terra, seguendo l’esempio di san Francesco d’Assisi, che non era idolatra: «Con i popoli originari dell’America, diamo lode al Signore che ha creato l’universo come uno spazio per la vita e la convivenza di tutti i suoi figli e figlie, lasciandoceli come segno della sua bontà e della sua bellezza. Anche la creazione è manifestazione dell’amore provvidente di Dio; ci è stata data affinché ce ne prendiamo cura e la trasformiamo in fonte di vita degna, per tutti. Sebbene oggi si sia diffusa una cultura di maggior rispetto per la natura, percepiamo chiaramente in quanti modi l’uomo, ancora, minaccia e distrugge il suo habitat. “Sora nostra madre terra” (Cantico di frate Sole, v. 9) è la nostra casa comune e il luogo dell’alleanza di Dio con gli esseri umani e con tutta la creazione. Non prendere in considerazione le mutue relazioni e l’equilibrio che Dio stesso ha stabilito tra le cose create, costituisce un’offesa al Creatore, un attentato contro la biodiversità, e, in definitiva, contro la vita. Il discepolo missionario, al quale Dio ha donato la creazione, deve contemplarla, custodirla e utilizzarla, rispettando sempre l’ordine datole dal Creatore» (n. 125).

E per dissipare ogni dubbio sull’atteggiamento del Papa, basta ricordare ciò che ha scritto nella Laudato si’: «Quando ci si rende conto del riflesso di Dio in tutto ciò che esiste, il cuore sperimenta il desiderio di adorare il Signore per tutte le sue creature e insieme ad esse, come appare nel bellissimo cantico di san Francesco d’Assisi: “Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature”» (n. 87). «Le creature di questo mondo non possono essere considerate un bene senza proprietario: “Sono tue, Signore, amante della vita” (Sapienza, 11, 26). Questo induce alla convinzione che, essendo stati creati dallo stesso Padre, noi tutti esseri dell’universo siamo uniti da legami invisibili e formiamo una sorta di famiglia universale, una comunione sublime che ci spinge ad un rispetto sacro, amorevole e umile» (n. 89). «Questo non significa equiparare tutti gli esseri viventi e togliere all’essere umano quel valore peculiare che implica allo stesso tempo una tremenda responsabilità. E nemmeno comporta una divinizzazione della terra, che ci priverebbe della chiamata a collaborare con essa e a proteggere la sua fragilità» (n. 90).

Agire

Come dice Gesù, non dobbiamo giudicare né condannare come idolatria ciò che non lo è. Dobbiamo conoscere più a fondo le culture originarie. Ed è nostro compito condividere il Vangelo di Gesù, che ci libera da idolatrie, laddove ci fossero.

di Felipe Arizmendi Esquivel
Vescovo emerito di San Cristóbal de las Casas
(Fonte: "L'Osservatore Romano" - 12.11.2019)


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...di tutti quelli che interagirono con Gesù 
non solo gli apostoli hanno avuto i loro successori...
La vignetta di GIOBA



Le accuse di sacrilegio rivolte a Papa Francesco
Sono ancora una volta i siti conservatori, da anni ostili al pontificato in corso, a rilanciare un documento redatto in sette lingue e firmato il 9 novembre da un centinaio di sacerdoti e persone definite "studiose" e "intellettuali cattolici laici". Si tratta degli stessi nomi che già avevano firmato altri testi analoghi, su tutti una "Correctio filialis" dedicata proprio a Francesco.
I cento si rifanno a tesi precedentemente esposte dal cardinale Raymond Leo Burke, fra i cardinali più conservatori del collegio, il vescovo ausiliare di Astana Athanasius Schneider e monsignor Carlo Maria Viganò, l'ex nunzio negli Usa che nell'agosto del 2018 chiedeva le dimissioni del Pontefice per la sua cattiva gestione dei casi di abusi. In sostanza, riportano i malumori nei confronti del Papa di una minoranza conservatrice molto attiva sui social e sui media.
I firmatari contestano a Francesco di aver partecipato "ad un atto di adorazione idolatrica della dea pagana Pachamama". Scrivono: "Ha permesso che questo culto avesse luogo nei Giardini Vaticani, profanando così la vicinanza delle tombe dei martiri e della chiesa dell'Apostolo Pietro. Ha partecipato a questo atto di adorazione idolatrica benedicendo un'immagine lignea della Pachamama".

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