LETTERA DEL CARD. MAURO PIACENZA, PENITENZIERE MAGGIORE, IN OCCASIONE DELLA SOLENNITA' DI TUTTI I SANTI
E DELLA COMMEMORAZIONE DEI FEDELI DEFUNTI, NOVEMBRE 2019
Quando ascoltiamo la parola “Chiesa”, o quando la pronunciamo nella professione di fede domenicale, a quale realtà davvero pensiamo?
Dove vanno la nostra mente ed il nostro cuore?
Cos’è - o meglio chi è - la Chiesa? Che idea abbiamo di essa?
La risposta autentica a queste semplici, ma fondamentali, domande non può che portare alla realtà agostiniana del Cristo totale, alla Chiesa intesa non solo come umana realtà, ma nella sua identità divino-umana. La Chiesa è sempre Ecclesia de Trinitate; pertanto, dobbiamo costantemente avere presente la sua dimensione celeste, sia nella relazione al Mistero trinitario, ed in particolare al Capo che è Cristo, sia nell’abbraccio sincronico e diacronico con tutti i fratelli salvati, che già hanno lasciato questo mondo.
Tale realtà teandrica della Chiesa è mirabilmente espressa dalla Liturgia che, nella sua sapienza, accosta la solennità di Tutti i Santi alla Commemorazione dei fedeli defunti, facendoci quasi percepire, attraverso il calore della Liturgia e la chiarezza della catechesi che ne deriva, l’abbraccio presente di Dio e dei fratelli.
In questi giorni santi, sia nella riflessione personale, cui siamo universalmente spinti dalla affettuosa commemorazione dei nostri cari defunti, sia nella custodia della meditazione e della preghiera, siamo chiamati ad attingere copiosamente all’inesauribile tesoro della Comunione, che ha una sua particolare declinazione nella realtà dell’Indulgenza.
Cooperare con la partecipazione all’Eucarestia, con la propria preghiera, con la propria penitenza e la pratica dell’elemosina, con le opere di misericordia, alla grande grande opera della Redenzione compiuta da Cristo, significa lasciarsi inserire dalla grazia, con il concorso della propria libertà, nell’opera stessa della Trinità, che, dalla creazione all’Escathon, passando attraverso la prima alleanza e la redenzione operata dal Figlio, chiama tutti gli uomini alla piena comunione con sé.
L’Indulgenza è, analogicamente parlando, il “tutto nel frammento”, poiché in essa sono riassunte la dimensione creaturale, quella redentiva e quella escatologica.
Attingere in questi giorni santi al tesoro della misericordia della Chiesa, attraverso il pio esercizio dell’Indulgenza, applicabile a se stessi o ad un fedele defunto, significa anche rinnovare la propria fede attraverso il sacramento della Riconciliazione, la Comunione sacramentale ricevuta con le debite disposizioni e la professione del Credo della Chiesa, unitamente alla preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice. Con questi gesti, semplici e concreti, ciascun fedele riafferma la propria piena comunione con la Chiesa, rinnovando l’accoglienza di tutti i beni spirituali e soprannaturali, che da tale partecipazione derivano.
Nello stesso tempo, come per ogni atto umano – e a maggior ragione per gli atti che incidono sulla sfera religiosa –, compiendolo viene irrobustita la propria fede: piegando umilmente le ginocchia nel confessionale, confessando con cuore contrito tutti i propri peccati ed implorando la Divina Misericordia, non solo il fedele accoglie la grazia soprannaturale della Riconciliazione, ma con tale gesto riafferma anche per se stesso la propria fede, vedendola così rafforzata e irrobustita, oggettivamente per via della grazia e personalmente in forza del concorso della propria libertà.
Pertanto, andiamo, anzi corriamo al confessionale in questi giorni santi! Accogliamo umilmente e devotamente, lietamente e generosamente, il dono dell’Indulgenza plenaria ed offriamolo, con larga generosità, ai nostri fratelli, che, varcata la soglia del tempo, nulla possono più per se stessi, ma molto ancora possono ricevere dalla nostra carità. Così il nostro rapporto d’amore con loro continua e si rafforza.
L’Indulgenza è una declinazione efficace ed accessibile della fede nella communio sanctorum, nella comunione dei santi, che dona un respiro largo alla nostra esistenza terrena, e ci ricorda, con straordinaria efficacia, che le nostre azioni hanno un valore infinito, sia perché sono azioni umane – e solo l’uomo è capace di compiere gesti autenticamente liberi –, sia perché, in questo caso specifico, sono azioni umane che hanno un valore soprannaturale.
Sia generosa sempre, ma in particolar modo in questi giorni santi, la disponibilità dei confessori; l’ascolto generoso e buono e la partecipazione orante a questo lavacro di rigenerazione, che fa scendere sulla Chiesa una pioggia di grazia, avrà meriti infiniti davanti al trono dell’Altissimo. Si possono acquistare più meriti in ore e ore di confessionale, che in tante riunioni “organizzative” delle quali tutti conosciamo l’utilità e l’esito…! In questi giorni, in confessionale, quante occasioni di consolazione, di incoraggiamento, quante lacrime si possono asciugare, quali provvide occasioni per poter illustrare la realtà della vita eterna, per stimolare al perdono, alla tenerezza nelle opere di misericordia, per far comprendere il senso del quotidiano pellegrinare! Mettiamoci tutto il cuore nel ministero dell’ascolto, della consolazione, dell’orientamento, del perdono!
I giorni che ci attendono siano un’autentica esperienza di rinnovamento spirituale, nella quale, riscoprendo la verità della nostra fede, declinata anche nella semplicità degli atti che la tradizione spirituale suggerisce, possiamo vedere aperto il nostro cuore ad accogliere, ancora e sempre, quei doni di grazia che lo Spirito sempre elargisce alla Chiesa, certi che anche l’impegno che le opere di misericordia possono comportare porterà frutto abbondante nelle nostre esistenze personali, nella vita della Chiesa e per il bene del mondo.
La Beata Vergine Maria, Madre di Misericordia, Regina di tutti i santi, Porta del Cielo, sostenga l’indefessa opera dei tanti benemeriti sacerdoti; sia mediatrice di grazia per il cuore dei fedeli dei quali è Avvocata ed implori dalla divina Clemenza il dono inestimabile dell’ingresso in Paradiso di tanti nostri fratelli. La loro felicità è la nostra felicità!
(fonte: Penitenzieria Apostolica)