la nostra vita
Paolo di Paolo
Sull'edizione più aggiornata del dizionario Devoto-Oli, la parola, ovviamente, non c' è. La cerco per scrupolo, ma si tratta di un neologismo troppo nuovo perché sia stato registrato. Un' attestazione recente, a guardare bene, risale al giugno scorso: celebrando due sacerdoti speciali come don Mazzolari e don Milani e la loro militanza sul campo della concretezza, papa Francesco ha tirato fuori la parola - da una base gergale argentina - nel passaggio di un discorso. Domenica, a Cesena, l' ha utilizzata di nuovo, facendola brillare come una piccola rivelazione sull'umano. Ragionando con i fedeli sulla necessità di riscoprire il valore essenziale della convivenza civile, li ha esortati a non limitarsi a osservare e criticare l' operato degli altri: in sostanza - così si è espresso - a non "balconare la vita aspettando un fallimento".
Balconare la vita: stare eternamente sul balcone, guardando dall' alto, spendere le ore in un chiacchiericcio il più delle volte malevolo, che non implica nessuna responsabilità. Si riferiva a certi effetti negativi del correntismo nella Curia romana? È più probabile che si riferisse agli umani in generale, ai "terroristi delle chiacchiere" che ci capita - più o meno consapevolmente - di essere. Parlare male, sostiene papa Francesco, è come buttare bombe: l' esatto contrario, il disinnesco della rivoluzione della tenerezza su cui ha fondato il pontificato. E non comporta nessun impegno gravoso, è un alibi preventivo, è una comoda e durevole autoassoluzione. "Balconare la vita" è un' espressione felice: entra in quella letteratura speciale che si può costruire anche a braccio - quando le parole non si limitano a descrivere le cose, ma le toccano, le fanno esistere in modo diverso, spostando di un millimetro e di un anno luce la prospettiva di chi ascolta.
Mi è sembrato che, con questo conio lessicale, Bergoglio non abbia indicato soltanto l'eterna posizione esistenziale di chi raramente entra in campo e, dal bordo, si prende il lusso di fare l'allenatore senza incarichi. Ha in realtà inchiodato, grazie a un verbo eccentrico, l' aria del tempo. Una "irata sensazione di peggioramento", l' impressione diffusa che il fallimento - il fallimento di tutti, di tutto - sia imminente o in larga parte già accaduto. Tanto vale non ispirarsi - come vorrebbero il Papa e un po' di intelligenza - a un principio di "realismo sano", ma piuttosto contribuire al presunto sfascio: con parole pesanti, nervose, risentite. Pietre, frecce che raramente centrano il bersaglio, ma in ogni caso fanno rumore; ordigni rudimentali che scoppiano quando chi li ha lanciati può ghignare da lontano e al sicuro.
Una piccola peste del linguaggio che non produce nessun cambiamento, se non in peggio: perché inquina, aggiunge rabbia alla rabbia, disagio al disagio, cattiveria alla cattiveria, stupidità alla stupidità. Il balcone di cui parla Bergoglio è quello da cui non si ammira il paesaggio, ma lo si intossica. Dall' alto, e senza impegno.
Un balcone che funziona come uno dei tanti "congegni difensivi" che il ventunesimo secolo sta producendo in gran numero; è un' estensione di quell'egocrazia di cui parla Vincenzo Paglia nelle pagine pubblicate sotto il titolo più che eloquente di "Il crollo del noi" (Laterza). Escludersi dall' interesse comune, dal mettere in comune; sostare nella trincea del sospetto e del risentimento - parola chiave al centro di un altro libro in uscita, "La gente. Viaggio nell' Italia del risentimento" (minimum fax), in cui l' autore, Leonardo Bianchi, attraversa il Paese cercando le radici della rabbia esasperata e ormai quasi senza oggetto. Il balcone dimostra, su un piano che definirei di architettura mentale, come la realtà possa essere ristretta fino a coincidere con casa nostra. Anzi, di meno: con quell' unico affaccio sul mondo da cui ci illudiamo di poterlo capire tenendolo a distanza di sicurezza. Ma una società interamente affacciata al balcone è un incubo, una natura congelata - il sonno dell' inerzia che non genera nemmeno più mostri, non genera niente.
(Fonte: La Repubblica del 05 ottobre 2017)
(Fonte: La Repubblica del 05 ottobre 2017)
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