di Piero Coda
«Sinodo è nome della Chiesa» – ha sottolineato Francesco, citando il Crisostomo, nel discorso in occasione del 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo dei vescovi –, e poi ha precisato: «il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio». E ciò significa: che nella Chiesa, «come in una piramide capovolta, il vertice si trova al di sotto della base»; che l’«unica autorità» è quella di Gesù ed è «l’autorità del servizio»; che una Chiesa sinodale è una Chiesa dell’ascolto: «ascolto di Dio, fino a sentire con Lui il grido del Popolo; ascolto del Popolo, fino a respirarvi la volontà a cui Dio chiama»
È uno dei temi, delicato e impegnativo, su cui sta attualmente lavorando la Commissione teologica internazionale. Si tratta d’immaginare e percorrere le vie per dare incarnazione anche istituzionale, in fedeltà alla Tradizione, all’ecclesiologia di comunione e del Popolo di Dio del Vaticano II. Non bisogna andare con la mente troppo lontano o unicamente alla questione canonica e alla pratica procedurale dei sinodi diocesani o provinciali o dei vescovi. Ma piuttosto bisogna guardare alla sinodalità come a uno spirito e a uno stile pervasivo e permanente di essere Chiesa, in cui i discepoli di Gesù “camminano insieme” (syn: insieme – odos: cammino) con tutti, per testimoniare la novità, la bellezza e la forza dell’avvento del Regno di Dio.
Qui si gioca una priorità nella presa di coscienza e nell’impegno di tutta la Chiesa: a partire dai vescovi, che debbono mettere in moto e guidare il processo. Altrimenti il soggetto della nuova tappa dell’evangelizzazione che siamo chiamati a vivere (cf. Evangelii gaudium, 14) non decolla. Tale soggetto, infatti, è l’intero Popolo di Dio nella sua varietà e unità, in cui e attraverso cui Gesù risorto manifesta ed esercita oggi la sua exousía, la sua potenza e sapienza di salvezza in rapporto all’umanità. La specifica e irrinunciabile autorità apostolica esercitata dai pastori è posta e va esercitata a servizio della manifestazione di questa exousía del Risorto che si rende presente, nella Chiesa, in molteplici forme: nel sensus fidei dei fedeli, nei doni carismatici che la vivificano, nella competenza nelle cose temporali dei laici… L’autorità dei pastori è quella di promuovere, vagliare, guidare e orientare l’exousía del Risorto nel suo manifestarsi variegato e convergente attraverso gli apporti irrinunciabili di tutti i membri e di tutti gli stati di vita nel Popolo di Dio.
La Congregazione per la dottrina della fede, emblematicamente, ha recentemente indirizzato la lettera Iuvenescit ecclesia ai vescovi della Chiesa cattolica sulla co-essenzialità di “doni gerarchici” e “doni carismatici”. L’espressione usata nel 1998 da Giovanni Paolo II, che a taluni era sembrata esagerata e impropria, vi viene presentata nella sua fondata pertinenza teologica. È un frutto maturo del Vaticano II.
La sinodalità è un principio che deve vivificare l’intera vita e l’intera prassi della Chiesa: mettere in circolo tutti i doni, piccoli e grandi, che tutti abbiano la possibilità di dire con parresia e umiltà, nella carità, la loro parola e che, sotto la guida dei pastori in comunione tra loro e con il successore di Pietro, si sappia discernere insieme che cosa lo Spirito dice oggi alla Chiesa. A ogni Chiesa locale, alle Chiese che vivono in una stessa regione, alla Chiesa universale.
Ecco la sinodalità. È un processo di riforma – e, prima, di conversione spirituale – che chiede tempo, pazienza, impegno di tutti, formazione. Basti pensare alla figura di vescovo e di presbitero che la messa in moto di questo processo e il suo perseverante orientamento esigono. Ma un analogo discorso vale per la vita consacrata, per i movimenti e le nuove comunità, per il laicato, per le donne.
C’è davvero tanto da fare, come ha rimarcato – con una punta di voluta provocazione – Papa Francesco nella sua lettera al card. Marc Ouellet, presidente della Pontificia commissione per l’America Latina: «Ricordo la famosa frase: “è l’ora dei laici”, ma sembra che l’orologio si sia fermato»! È senz’altro difficile e persino rischioso camminare in questa direzione. Ma occorre avere fiducia in Dio e nei doni che egli dissemina con larghezza nel Popolo di Dio. Se è venuto il momento della sinodalità, come ci dice il Papa, significa che il terreno è pronto. Bisogna aver coraggio e prudenza, serenità e decisione, lungimiranza e vigilanza