La Chiesa che combatte il narcisismo contemporaneo
di Eugenio Scalfari

Scriveva Paglia: «L' Io è rimasto solo, anzi l' Unico. L' individualismo, l' egoismo, l' autorealizzazione e l' aspirazione ad una felicità privata richiamano l' antico mito di Narciso. L' individuo narcisista ha ormai preso la scena». Questo è un problema che richiama direttamente quello dei poveri. Il narcisismo di fatto preclude la considerazione del prossimo, salvo che il prossimo resti incantato da quel Narciso e si metta al suo servizio. Molto spesso questa che è la "servitù volontaria" descritta dall' amico di Montaigne, Etienne de La Boétie, produce regimi autoritari o addirittura dittature tiranniche. La storia antica e moderna è purtroppo costellata da casi del genere: libertà, narcisismo, uso del popolo sovrano come prezioso strumento che trasforma quella sovranità in servitù volontaria conquistata dalla demagogia con la conseguenza della dittatura. Questi sono meccanismi che hanno funzionato assai di frequente causando non solo egoismo ma addirittura odio e guerre. La voglia del potere diventa il tratto caratteristico della storia.
Il rimedio sarebbe quello di tenere insieme i due grandi valori di Libertà e Giustizia, Libertà ed Eguaglianza. Ricordate i valori iniziali della Rivoluzione francese del 1789? Ricordate la bandiera tricolore e il significato di quel simbolo dell' Europa liberale: "Liberté, Egalité, Fraternité". E ricordate lo slogan dei fratelli Rosselli e del Partito d' Azione? Diceva "Giustizia e Libertà". Non a caso furono uccisi dai fascisti. A questo proposito Paglia cita un brano di Aristotele che è altamente significativo: «Chi non può entrare a far parte di una Comunità o chi non ha bisogno di nulla, bastando a sé stesso, non è parte di una città ma è una belva o un Dio». Nel libro di cui stiamo parlando l' autore dedica molte pagine alla Bibbia dell' Antico Testamento e in particolare alla parte chiamata "Genesi" che racconta la creazione e poi la cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso terrestre per aver mangiato il frutto dell' albero proibito, avendo dato ascolto al serpente che altro non è che il Demonio. Ma qui si apre un problema non facile da risolvere: a chi si deve l' esistenza del Demonio? È una potenza contraria a Dio, oppure è Dio stesso in una veste volutamente opposta a quella naturale? La religione cattolico- cristiana distingue ovviamente tra il bene e il male, ma non affronta l' origine del male: è Dio stesso ad averlo creato nel momento in cui riconosceva alle sue creature umane il diritto al libero arbitrio? Papa Francesco, preceduto in questo da Giovanni XXIII e da Paolo VI ma con una forza più rivoluzionaria rispetto alla teologia ecclesiale, ha abolito i luoghi dove dopo la morte le anime dovrebbero andare: Inferno, Purgatorio, Paradiso. Duemila anni di teologia si sono basati su questo tipo di Aldilà che anche i Vangeli confermano. Con un' attenzione però - che in parte si deve alle lettere di San Paolo (quella ai Corinzi e quella ai Romani) e in parte anche maggiore ad Agostino di Ippona - al tema della Grazia. Tutte le anime sono dotate della Grazia e quindi nascono perfettamente innocenti e tali restano a meno che non imbocchino la via del male. Se ne sono consapevoli e non si pentono neppure al momento della morte, sono condannate. Papa Francesco - lo ripeto - ha abolito i luoghi di eterna residenza nell' Aldilà delle anime. La tesi da lui sostenuta è che le anime dominate dal male e non pentite cessino di esistere mentre quelle che si sono riscattate dal male saranno assunte nella beatitudine contemplando Dio. Questa è la tesi di Francesco ed anche di Paglia. Faccio qui una mia osservazione: il Giudizio universale che è nella tradizione della Chiesa, diventa privo di senso. Le anime che hanno scelto e praticato il male scompaiono e il Giudizio universale resta un semplice pretesto che ha dato luogo a splendidi quadri nella storia dell' arte. Nient' altro che questo. Naturalmente la teologia sostiene che una scintilla divina è presente in tutte le specie, cioè il Creatore è nelle anime di tutti gli esseri viventi e più che mai nella specie umana creata «a sua immagine e somiglianza ». Questa tesi che finora non è stata messa in discussione è quella che Spinoza utilizzò sostenendo appunto che Dio era presente in tutte le creature e non esisteva che in questo modo. La tesi di Spinoza trasformò insomma la trascendenza in immanenza e fu per questo che fu scomunicato dalla comunità ebraica e le sue opere furono messe all' indice dalla Chiesa. Recentemente ho parlato di questo argomento con papa Francesco chiedendogli se la condanna alle sue tesi potesse essere revocata. Ma la sua risposta è stata negativa: la trascendenza di Dio non può essere messa in discussione. Senza la trascendenza l' Essere divino cesserebbe di esistere se e quando la nostra specie scomparirà dalla Terra. Se il Dio fosse immanente anche egli scomparirebbe. Perciò quella scomunica non può essere abolita. Per un non credente questa tesi non è accettabile anche se le ragioni che affermano la trascendenza sono comprensibili. Chiuderò questa recensione con una frase che l' autore scrive illustrando con essa il nucleo del suo pensiero: «I credenti in Dio (religiosi) e i credenti nell' uomo (umanisti) nell' incontro con i poveri ritrovano una preziosa alleanza. Direi che è di qui che bisogna ripartire per ritessere le lacerazioni presenti nella nostra società. Il coinvolgimento per il riscatto dei poveri traccia una linea di cambiamento edificante. Per i cristiani questo umanesimo è fondamentale: chi incontra i poveri incontra Dio stesso». Aggiungo da parte mia: per i non credenti è un incontro con i valori laici della libertà, dell' eguaglianza e della fraternità. Grazie, caro Vincenzo, per il libro che hai scritto.
(Fonte: La Repubblica - 8 ottobre 2017)