“Non sono razzista ma”
di Luigi Manconi e Federica Resta
Recensione di Aldo Pintor
Purtroppo come ci hanno confermato le recenti elezioni in Germania, la piaga della xenofobia e del razzismo guadagna paurosamente terreno in tutta Europa. I grandi cambiamenti che stanno caratterizzando quest'epoca storica stanno suscitando negli europei una insicurezza che genera una immotivata paura dello straniero che spesso sfocia in episodi violenti. Ecco perchè Luigi Manconi e Federica Resta nel loro “Non sono razzista ma”, analizzano accuratamente questa inquietudine e auspicano che questa non si trasformi in qualcosa che richiama le più buie e cupe pagine della recente storia europea. Pagine che francamente speravamo di esserci definitivamente lasciati alle spalle.
I due autori così hanno pensato di esaminare tutti quegli aspetti legati al fenomeno migratorio che si collocano in un ambito situato tra la paura del diverso e il disorientamento di chi vede cambiare completamente configurazione alla propria città. A questi due fattori si aggiunge la violenza verbale espressa da certa stampa becera che viene sfruttata dagli imprenditori della paura che purtroppo non di rado sfocia in episodi che si leggono nelle pagine di cronaca nera.
Nel libro alla questione dell'immigrazione è indiscutibilmente legata la questione dei diritti inviolabili delle persone i quali se tali sono devono essere garantiti senza se e senza ma ad ogni essere umano a prescindere da etnie religioni e nazionalità. E questi diritti vanno riconosciuti e non concessi. Infatti esistono ancor prima che vengano create le norme.
Luigi Manconi è il presidente della commissione per i diritti umani del Senato mentre Federica Resta è ricercatrice di Diritto Penale. In questo libro il 3 ottobre 2013 viene indicato come data spartiacque in cui è cambiato l'atteggiamento degli italiani verso i migranti che giungono alle sponde del nostro paese. Ricordiamo che nella data soprariportata papa Francesco da poco salito sul soglio di Pietro andò in pellegrinaggio a Lampedusa per pregare per tutti coloro hanno tragicamente perso la vita tra i flutti del Mediterraneo nel tentativo di raggiungere le più fortunate rive europee. Papa Bergoglio ha così inteso scuotere le coscienze affinché i seguaci di Gesù non sopportassero più la sofferenza di tanti fratelli. Da allora molti cristiani risposero a quell'appello mobilitandosi a favore della solidarietà verso chi è costretto a scappare dalla propria terra distrutta spesso dalle politiche neocolonialistiche dello stesso occidente. Altri però hanno accentuato la loro paura e hanno messo in campo diffidenze e xenofobia.
Nella parte conclusiva di questo importante saggio viene ripresa la parola di Francesco che condanna senza mezzi termini la globalizzazione dell'indifferenza con parole forti pronunciate mentre lanciava una corona di fiori nelle azzurre acque di Lampedusa per onorare questi morti nel tentativo di conquistarsi una vita migliore. Da allora la nostra coscienza è chiamata a pronunciarsi: o ci schieriamo dalla parte di chi semina odio e diffidenza o dalla parte della solidarietà e dell'umanità. Non c'è scampo a questa scelta. Il fenomeno migratorio durerà nei decenni a venire, non è un periodo di emergenza come inopportunamente è stato presentato. Questo cambiamento epocale ci costringe a ripensare a tante dure sfide della convivenza tra cittadini. Pertanto dovranno formare oggetto di discussione argomenti come creazione dello stato sociale che garantisca una vita più umana per tutti, regole certe che riguardano il mondo del lavoro e ripensare l'integrazione sociale del paese. Alla fine l'arrivo di tanti giovani nel nostro Paese può essere trasformato in una risorsa visto lo stato pauroso di invecchiamento dell'Italia e potrebbe dare nuovo slancio per rilanciare il mercato del lavoro. La convivenza civile ne uscirà migliorata. E anche l'età media italiana.
Vedi la scheda del libro Non sono razzista, ma di Luigi Manconi e Federica Resta