Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione
sul Vangelo della domenica
di Santino Coppolino
Vangelo: Mt 21,33-43
Senza soluzione di continuità con la pagina del Vangelo di Domenica scorsa, questa parabola, destinata ancora ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo (21,23), rappresenta un richiamo alla storia di Israele e al suo rapporto con Dio. La pericope richiama in maniera evidente il famoso Cantico di Isaia sulla vigna (Is 5,1-7) che narra l'intreccio fra le infedeltà di Israele e la fedeltà di Dio, tra i continui richiami del Signore al patto di alleanza e il rifiuto ostinato dei suoi figli. Contrariamente però a quanto accade nel Cantico, nella parabola nessuna responsabilità viene attribuita alla vigna, che è simbolo del popolo di Dio (Israele/Chiesa), ma agli agricoltori malvagi, i capi politici e religiosi di Israele. Agli infiniti gesti di bontà del Signore risponde sempre un terribile crescendo di malvagità che viene riversato su quanti richiamano alla fedeltà, a produrre il frutto desiderato. Le parole di Gesù sferzano e inchiodano quanti hanno la responsabilità di coltivare la vigna, di farla crescere "nella giustizia e nel diritto" (Os 2,21). "Egli attendeva diritto ed ecco: spargimento di sangue. Attendeva giustizia ed ecco: grida di oppressi" (Is 5,7). La nuova comunità dei credenti invece sarà formata da coloro che, riconoscendosi sempre bisognosi di misericordia, accoglieranno in Gesù - Agnello immolato e vittorioso - il Figlio amato, il "primogenito fra molti fratelli" (Rm 8,29), l'eterno sì del Padre, "che vince il male con l'amore, annullando in se stesso il nostro delirio di morte".