Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione
sul Vangelo della domenica
di Santino Coppolino
Vangelo: Mt 21,28-32
"I pubblicani e le prostitute vi precedono nel Regno!". Parole durissime quelle che Gesù rivolge ai sommi sacerdoti e agli anziani del popolo che credono di essere giusti. Questa parabola rivela la situazione di quanti crediamo di non essere bisognosi di conversione, solo perché diciamo di sì a Dio a parole, ma poi con la vita manifestiamo ben altro: "Dicono e non fanno!" (23,3). Siamo come il fico che è pieno di foglie ma totalmente privo di frutti; o come il tempio che invece di essere "casa di preghiera per tutti i popoli" (Is 56,7), è stato trasformato in una spelonca di ladri, sempre pronti a puntare il dito contro il fratello che sbaglia. In verità i due fratelli sono una persona sola: siamo noi che ascoltiamo, anche se riteniamo di essere una terza persona: "Leggiamo sempre questa parabola pensando di identificarci con un terzo fratello, che fa come il primo e parla come il secondo. Ma questo fantomatico fratello non esiste" (cit.). Pubblicani e prostitute sono peccatori pubblici, ufficialmente riconosciuti tali, ma finché non abbiamo l'umiltà di riconoscerci in loro, di sentire il disagio per la nostra ipocrisia, non potremo mai convertirci. Come Chiesa siamo chiamati a riconoscerci in coloro che gridano: "Signore, Signore!" (7,21), ma poi non facciamo.
"Siamo casta meretrix che diventa casta sposa in quanto si riconosce prostituta; diventa "sì" ogni qualvolta riconosce il proprio "no" e si converte".