"Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica
di Santino Coppolino
Vangelo: Gv 1,1-18
Il prologo di San Giovanni è una meravigliosa sintesi di tutto il suo Vangelo e di tutta la nostra fede, un mirabile inno alla Parola, luce e vita di tutti gli uomini e di tutto il creato.
Il cuore del prologo è, perciò, la << Parola >>, scaturigine di ogni realtà, che si fa carne - cioè umanità nella sua fragilità e debolezza - in Gesù Messia, perché anche noi possiamo diventare figli di Dio ad immagine del Figlio. Questa Parola sarà l'argomento di tutto il Vangelo nel corso del quale Giovanni presenterà lo svolgersi dei temi che nel prologo ha accennato.
L'evangelista ci parla di quel Dio che nessuno ha mai visto ma che nel suo Figlio diletto è divenuto carne visibile e tangibile (1Gv 1,1) per dimorare tra noi e in noi. La Gloria, prima inaccessibile agli uomini, ha piantato la sua tenda in mezzo al suo popolo ed ha il volto del Figlio dell'uomo, ed ha un Nome: Gesù, salvezza e vita per tutti coloro che lo accolgono.
Questo è il progetto del Padre, elevare l'uomo al suo stesso livello e dargli la condizione divina, che non sarà un privilegio esclusivo del Figlio ma di ogni uomo che accoglierà Gesù come modello della propria esistenza (Fil 2,6).
Questo è il progetto del Padre, elevare l'uomo al suo stesso livello e dargli la condizione divina, che non sarà un privilegio esclusivo del Figlio ma di ogni uomo che accoglierà Gesù come modello della propria esistenza (Fil 2,6).
Quando l'apostolo Filippo chiederà a Gesù di mostrargli il Padre, Gesù risponderà "Chi ha visto me ha visto il Padre" (Gv 14,9).
Per l'evangelista non è Gesù che è uguale a Dio, ma è Dio che è uguale a Gesù. Egli invita perciò il lettore ad abbandonare ogni immagine o concezione di Dio che non trovi riscontri nella figura di Gesù, nella sua vita e nel suo insegnamento.
Per l'evangelista non è Gesù che è uguale a Dio, ma è Dio che è uguale a Gesù. Egli invita perciò il lettore ad abbandonare ogni immagine o concezione di Dio che non trovi riscontri nella figura di Gesù, nella sua vita e nel suo insegnamento.
Fissiamo allora il nostro sguardo solo sul Nazareno, perché egli è l'immagine fedele del Dio invisibile (Col 1,15), "l'unico Figlio, che è Dio ed è in seno al Padre, è lui che lo ha rivelato".