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giovedì 10 ottobre 2013

La tragedia di Lampedusa: la parola alle donne (prima parte)

Quarantasette. Tutti vivi, tutti soccorsi. Da tre persone con una barca, in quel mare di morte. Lei l'abbiamo vista, in una delle prime immagini trasmesse in tv. Piangeva. E' da quell'immagine che ho capito cos'era successo. Lei era in barca, racconta, per una notturna di pesca col mare bello. Una donna trapiantata a Lampedusa, catanese. Erano in mare in tre, per pescare. E invece sentono urla. E vedono: il mare era pieno, dice. Le teste uscivano come pesci nel mare. Loro ne hanno salvati 47: 46 uomini e una donna. In tutto, con un altro peschereccio, ne hanno salvati cento quella notte. Una strage immane. Erano 500. Quanti, quanti, bambini sono morti?... 
La soccorritrice. La sindaca. La presidente. E le sconosciute, morte o sopravvissute, di quel barcone. 
Giusy Nicolini, una donna da Nobel, lei sì. Come le tante donne comuni che si meriterebbero il Nobel, e che ci danno orgoglio. Donne che fanno la loro parte, che ci mettono dignità e coraggio, che non si tirano indietro, che non smettono di impegnarsi, in condizioni estreme. 
Laura Boldrini, la sua faccia ce l'ha messa da sempre. Va a Lampedusa da lampedusana, prima ancora che da presidente. E dice, come la soccorritrice , e la sindaca, la sua rabbia e le cose che vanno fatte. Ma subito. Parlano tutte alle istituzioni, prima ancora che alla politica. E se le istituzioni esistono, è questo il momento per battere un colpo. Definitivo. Cogli l'attimo, ha detto Letta. E allora fatelo.
Di quelle altre donne, invece, non ho i visi, né le parole. Invisibili. Il cuore piange. Vecchie? Giovani? Con i figli aggrappati? Incinte. Con in grembo i figli dello stupro. Subito nel lungo cammino, ma più facilmente, nei campi, nelle prigioni libiche. E' difficile fermarsi sul baratro dell'orrore. Ma occorre farlo. Anche se non riusciamo a pensare ai bambini, annegati per primi. Fa troppo male. 
Donne tutte legate allo stesso filo, nell'immane tragedia. Fatto di umanità, di solidarietà. Non le conosciamo. Non le abbiamo salvate tutte. Ma le sentiamo sorelle. E quando mi chiedo cosa posso fare, di più, da giornalista, penso che ci si debba impegnare affinchè l'informazione, non solo racconti le tragedie come ci dimostriamo capaci di fare, con professionalità, ma che debba riuscire a parlare delle tragedie prima che i morti urlino alle nostre coscienze...
Una lunga lettera, accorata, dolorosa. Gravida di passione civile. L'avvocato Linda Barocci, di Pesaro, è stata tra le prime persone che hanno soccorso gli immigrati naufragati a Lampedusa...

Ascolta anche la sua testimonianza al telefono

Sulla solidarietà dei lampedusani e sulla situazione di emergenza ancora persistente la testimonianza del sindaco Giusi Nicolini
R. – Vorremmo poter fare di più. Ci sono famiglie che vorrebbero ospitare i bambini che, in questo momento, non hanno condizioni dignitose di accoglienza nel Centro. Questo però ci viene impedito, perché le nostre leggi in materia di accoglienza in realtà sono leggi che hanno un’impronta securitaria. Si perde di vista l’uomo: questo è sbagliato, questo va cambiato!...

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«Nulla dovrà essere più come prima perché altrimenti tutta questa solidarietà e attenzione» nei confronti dei migranti «non avrà senso». Si richiama al senso di responsabilità del Parlamento la presidente della Camera, Laura Boldrini arrivata in serata a Lampedusa. «Bisogna cambiare la legge italiana sull’immigrazione, siamo di fronte a un fenomeno che cambia continuamente», ha detto sottolineando la necessità «di riconsiderare e superare» il reato di clandestinità . «Sono richiedenti asilo e vanno protetti. Se vengono protetti i collaboratori di giustizia, tanto più vanno protette le persone che sfuggono dalle guerre». Parla di cambiare tutta la legislazione sull’immigrazione. «Ci sono proposte di legge dei gruppi e spetta a loro avanzare proposte. Ma la responsabilità deve essere di tutto il Parlamento». Non si accontenta delle rabbie e dei buoni propositi del momento, la presidente della Camera ed entra nel merito della questione: «È necessario fare chiarezza sulla nostra legislazione perché se molti pescatori preferiscono non vedere, è perché c’è confusione. Si può o non si può soccorrere un clandestino? L’unico reato è l’omissione di soccorso». L’approccio di Boldrini parte dal racconto della sindaca dell’isola, Giusy Nicolini, che già da ieri denunciava che diversi pescherecci hanno visto i naufraghi ma non hanno nemmeno lanciato l’allarme. «Laddove la nostra legislazione non è adeguata bisogna adeguarla», ha detto Laura Boldrini, «la migrazione è il frutto della globalizzazione e anche le leggi devono adeguarsi». (fonte: Corriere della sera)

Laura Boldrini, Presidente della Camera: "Con la repressione non si spaventa chi vive in guerra e povertà".

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"Su quella barca, al posto di quei disperati, ci potevo essere io. È una tragedia immane, un dolore terribile che mi paralizza". Cécile Kyenge perde il suo abituale tono fermo. 
Il ministro dell'Integrazione parla con voce commossa, perché "quei morti ce li abbiamo tutti sulla coscienza". Le cose ora devono cambiare: "Per un ministro il dolore deve trasformarsi in azione. Basta vittime. Questa è la goccia che fa traboccare il vaso: bisogna rivedere tutte le nostre norme sull'immigrazione e serve una legge sui richiedenti asilo"...