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venerdì 25 ottobre 2013

"Educare alla vita buona in Cristo: i volti nella giustizia” - Convegno nazionale dei Cappellani delle Carceri Italiane - Papa Francesco: non è un'utopia una giustizia dalle porte aperte

«Il tempo del carcere può e deve essere impostato come un tempo educativo e rieducativo, nel quale la detenzione e la pena subita si integrino in un percorso complessivo di crescita della persona, dal punto di vista umano e cristiano». E’ questo il filo conduttore dell’intervento tenuto da mons . Mariano Crociata, Segretario Generale della CEI, al convegno nazionale dei Cappellani delle Carceri Italiane, in corso a Sacrofano (RM),
Chi sono i carcerati? Per Crociata «non si tratta di persone “di serie B”, ma sovente di uomini e donne che, pur essendosi macchiati di crimini più o meno gravi, hanno vissuto sofferenze e difficoltà, e ora hanno bisogno di comprensione e dell’appoggio della società per potersi rialzare e reinserire nelle normali relazioni sociali. Non è ammissibile che migliaia di persone vivano quasi dimenticate per lunghi periodi, abbandonate a una sofferenza che potrebbe in parte essere alleviata e che non è certo il fine della detenzione»...

Titolo dell'intervento del Segretario Generale della CEI: “Educare alla vita buona in Cristo: i volti nella giustizia”.
Tra i punti salienti della relazione di Mons. Crociata, la delicata situazione delle carceri e dei carcerati, il dovere della carità verso più deboli, la pastorale carceraria secondo le dimensioni della vita ecclesiale, educare alla vita buona nella libertà e nella giustizia, le tappe del cammino rieducativo, generare alla speranza e proporre percorsi di santità

Dio non resta fuori dalle celle dei carcerati, ma è dentro anche Lui con loro: è quanto ha detto il Papa stamani ricevendo nell’Aula Paolo VI in Vaticano, prima dell’udienza generale, i circa 200 partecipanti al Convegno nazionale dei cappellani delle carceri Italiane promosso a Sacrofano, nei pressi di Roma, sul tema “Giustizia: pena o riconciliazione. Liberi per liberare”



Papa Francesco, in questi primi mesi di Pontificato, ha ricevuto oltre 500 lettere dai detenuti italiani. I cappellani delle carceri del Paese sono 233, al servizio di circa 64.mila carcerati, senza contare le persone agli arresti domiciliari. Durante l’udienza è stata donata al Papa una borsa da viaggio fabbricata per lui dalle detenute del carcere femminile di Rebibbia.

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